Pittore e incisore, dopo esser stato per tre anni titolare della cattedra di Anatomia artistica presso l’Accademia di Brera a Milano,
Sandro Ciriscioli (San Giorgio, Pesaro, 1956) attualmente insegna presso quella di Urbino.
Dinanzi alle opere esposte alla Galleria Artemisia, lo sguardo si calibra sulle estensioni tonali e timbriche della sua pittura, per comprenderne le evanescenze e penetrarne il segreto profondo della composizione. Benché le didascalie rimandino a un assunto paesaggistico, la visione è condizionata da un incanto straniante e da una sofisticata rarefazione concettuale, che apre uno spazio allo scandaglio dell’immaginazione. Lontano da una riproduzione morfologica della natura, l’artista traduce sulla tela, mediante una potente suggestione evocativa, un paesaggio che è specchio del proprio sentire, eco di una condizione auto-interrogativa.
Tra aspirazione alla classicità e urgenza di una ricerca espressiva, l’astrazione e lo sfogo dei sensi si dilatano lungo vaste campiture, in un’alternanza di gamme cromatiche che riproducono ora addensamenti atmosferici, ora sinuosità carnali femminili.
Nel perimetro della superficie piana del quadro, la materia della sua pittura non persegue la retorica della pennellata fluida ed esplicita, ma polverizza la forma nell’intento di attivare un sentire estraneo a un approccio concettuale di tipo abitudinario, che offrirebbe una chiave di lettura superficiale e incompleta. Il suo è un linguaggio artistico che non ambisce dunque a una fruizione meramente retinica, ma dissuggella gli occhi sull’invisibile, invocando una profonda lettura introspettiva.
Giocando sulle variazioni timbriche e sull’intensità dei registri cromatici, Ciriscioli dipinge inquietanti scenari senza tempo, in cui il tono corrusco lascia talvolta affiorare squarci d’improvviso bagliore, trasfigurando sulla tela uno scenario interiore in cui si dibattono il fondo brunito dell’animo e le vibranti illuminazioni del cuore.
Pur nell’angusto spazio di una limitata esposizione, il visitatore ha modo di confrontarsi con un’opera densa di riferimenti dissimulati, abitata da lontane ascendenze romantiche e attraversata da un riverbero tanto fascinoso quanto sotterraneo, che ne accende l’immaginazione e ne rinnova lo spirito.