La superficie lucida conserva ed esalta l’immagine. La rende attraente e preziosa. Come in un gioco poetico ed emotivo,
Luca Coser sceglie con attenzione parole e immagini che applica su un blocchetto di legno, rivestito infine con una pellicola di resina. Apparentemente, per il formato e l’impianto compositivo, ciò che ne risulta ha la sembianza di un libro. L’impossibilità di sfogliare, possedere, conoscere, qualità proprie della lettura e del libro stesso, emerge in quest’opera ma diventa una caratteristica comune a tutte quelle esposte.
In
1:1, le opere di Coser sono messe in relazione con un testo di
Filippo Santarossa. I lavori dell’artista trentino sono esposti in tre serie. In
First & Second, venti elementi citano i titoli dei brani dei primi due album del gruppo rock Tindersticks. In
I titoli Elsie, sette libri vengono intitolati ad altrettanti maestri dell’arte moderna e contemporanea. In
Altreversioni, infine, il riferimento è ai libri, in questo caso dodici, presenti nella biblioteca dell’artista. Scritto direttamente sul muro è il brano
Resine che Santarossa ha intitolato riferendosi apertamente ai lavori di Coser.
Lanciato nel 2006,
Ottobre, piovono libri è una manifestazione in favore del libro e della lettura motivata dal sostegno, dal potenziamento e dalla valorizzazione di tutte quelle azioni e strutture finalizzate quotidianamente alla promozione del libro stesso.
Parole scritte, frasi che è impossibile dimenticare, come i
Cocci aguzzi di bottiglia di Montale. Citazione presa in prestito quale titolo per la seconda mostra allestita nella sala Gambacorta. L’ambiente spazioso, completamente bianco, accoglie le opere di
Marco Cordero, che tratta il libro come fosse un materiale da scavare e lavorare. Disposti di taglio, appoggiati a terra e accostati uno a uno, Cordero utilizza oltre trecento volumi per l’installazione
Aria. Al centro di questo blocco, scavando le pagine, l’artista ricava la sagoma di un uomo seduto, intento a leggere. In
Non raccontate mai niente a nessuno, utilizzando un rotolo alto 130 centimetri e del peso di cinquanta chili, l’artista fascia i pilastri al centro della stanza. Un muro di carta dalla cima frastagliata, che ha ospitato nella parte mancante, rimossa con uno scalpello, una frase tratta da un libro. In
Batterepiano, Cordero traccia una linea blu sulla parete quale ideale linea d’orizzonte. Con la costa parallela a questa, espone sette libri che consuma nella copertina e nelle pagine, lasciando leggibile una sola frase per ogni testo. L’operazione manuale, che priva l’oggetto del suo uso, consente ancor più di apprezzarne il valore in quello che è il gioco semantico che s’instaura tra le diverse frasi.
Ester Viapiano espone
La scatola nera, dal titolo del romanzo epistolare di Amos Oz. Utilizzando le pagine del libro, l’artista gioca tra pieni e vuoti, conservando le parole stampate e tagliando le righe bianche. I fogli vengono infine uniti a formare dei parallelepipedi e sospesi su fili di nylon trasparente. Il contrasto tra la forma aerea e delicata dell’opera e il contenuto intenso e drammatico del libro comunica così la capacità della parola di farsi veicolo di sentimenti forti.