Visitare la mostra allestita
nell’incantevole Parco Seghetti Panichi di Castel di Lama, disegnato nel 1875
dal celebre architetto e botanico
Ludwig Winter, e godersi il bel catalogo redatto in due lingue, in cui sono presenti
– oltre a tutte le opere esposte – anche un esaustivo apparato
bio-bibliografico e illuminanti interventi critici, costituisce di fatto la
degna celebrazione di un uomo che ha attraversato la seconda parte del secolo
scorso, segnandolo non solo con le sue straordinarie fotografie, ma anche con
il sigillo della sua profonda sensibilità artistica.
Sull’importanza di
Nino
Migliori (Bologna, 1926) come fotografo, sul
suo ruolo determinante nel promuovere la fotografia e l’arte delle avanguardie
europee, nell’influenzarne il corso mediante un’ostinata e straordinaria
vocazione nella ricerca sul mezzo e sul linguaggio, non mancano certo riscontri
di studi, di notizie e di riconoscimenti in campo internazionale. Di questo
maestro bolognese si conoscono benissimo, attraverso i precedenti lavori, gli
eccezionali studi compiuti sulla natura e la sua straordinaria capacità da un
lato di indagarla e repertarla, dall’altro di marcarne l’immaginario visivo ed
estetico.
E tuttavia non è certo senza
godimento che, percorrendo i luoghi espositivi – oltre alle splendide e più
recenti inquadrature di
Intorno a una giungla progettata,
che costituiscono la pregnante lettura dell’habitat
naturale che ospita la mostra -,
si tornano a osservare le già note produzioni visive
di
Herbarium,
Natura
Morta,
Naturalmente,
Viaggio dentro una foglia,
Carte
ossidate,
Frutta e
verdura.
Poiché esse consentono di
cogliere il tratto unificante delle varie fasi di una carriera costantemente
pervasa della necessità sentimentale dei suoi scatti d’interferire con gli
elementi del paesaggio naturale in vari modi, permettendo di catturare tutto un
mondo d’immagini assolutamente stupefacenti e che si materializzano in una
continua, ipnotizzante sequenza.
Un incantevole gioco di
riproduzioni accompagna il visitatore lungo un percorso che richiama paesaggi,
nature morte, ortaggi, frutta e fiori. Un felice ritorno, fra accensioni
cromatiche e ossidazioni, filologico e fisico a momenti importanti per la
storia della fotografia, tale da suscitare una piena e convinta immersione
nell’incanto del più coinvolgente godimento estetico.
Occorre osservarle attentamente
queste riproduzioni vegetali analizzate in pose ravvicinate, lasciare che gli
occhi ne assorbano le alchimie dei colori; occorre sfiorarne i contorni come
una carezza, avvertire le sensazioni che si rinnovano nei contrasti dei valori
cromatici prodotti dal tocco soffuso della luce. Perché questi studi – in cui
la variegata bellezza della natura impressa nelle pellicole polaroid ed
elaborata da vent’anni con la tecnica polapressures – fanno di Nino Migliori un
fotografo singolare e versatile, ma anche un poeta della visione.
Al visitatore resta il gradimento
e la piacevolezza di un incontro suggestivo e imperdibile, per la rilevanza
artistica delle opere, per il messaggio di continuità della bellezza naturale e
per l’unicità del sito in cui la mostra è ospitata. E dov’è esposto il libro
Il
magico giardino, che l’artista ha inteso
realizzare in edizione unica, rendendo omaggio a Ludwig Winter.