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04
settembre 2009
resoconti Qui è altrove Castelbasso (te), sedi varie
marcheabruzzi
Un borgo storico abitato dall’arte contemporanea, che si fa prossima e sorprendente. Le suggestioni di un altrove interiore, vicino e lontano. Un progetto di possibilità percettive divenuto concreto...
Esistono luoghi in cui pare “naturale vivere da straniero”. Sembrano inafferrabili, diventano interrogativo, durata, spazio mentale di rovesciamento, segnali di una ossimorica dialettica di spaesamento, alterità e permanenza.
Attraverso percorsi diagonali, sovversivi, immaginabili, deformanti, con punti di vista inconsueti, i multiformi linguaggi dell’arte contemporanea paiono marcare il borgo storico di Castelbasso con un farsi spazio possibile, eretico, imprevisto, grazie a video, installazioni, fotografie.
Divengono tracce per geografie e geometrie plurali, identità mobili, visioni in cui la ricerca diviene presenza, luoghi indefiniti in cui è concepibile lo sviluppo di “radici mobili e temporanee”, come scrive la curatrice Francesca Referza nel testo in catalogo.
I lavori dei ventuno artisti invitati dalla stessa Referza e da Francesco Poli sembrano escogitare un genius loci molteplice che si svela poco a poco, percorrendo i luoghi e inventandone le misure. Come una costellazione, tracciando e poi cancellando percorsi. Intorno, dentro, ovunque: per le vie, in spazi abbandonati, nei palazzi storici.
L’installazione sonora di Silvia Giambrone è una chirurgia sulla parola, sul linguaggio, sulla memoria, sul senso e il significato, sulla presenza evocata dal suono. La parola pronunciata da voci femminili di età diverse è sintesi emblematica di una relazione complessa, di ruoli, sangue, esistenza: quella primaria con la madre che si declina nella complessità e nell’indeterminatezza delle sfumature, dei toni, delle deformazioni della parola. Diventa magica, ossessivamente: presente e assente, memoria e perdita.
Daniel Glaser & Magdalena Kunz escogitano una relazione perturbante attraverso una scultura cinematografica, come la definisce Poli. Un bambino è a terra fra casse con la scritta “Kind fragile”. L’espressione del suo volto cambia: è una proiezione. Intorno voci, nell’ombra. Sussurranno, come oltre la porta, in diverse lingue. Sembra una natività contemporanea, inquietante e mutevole.
Loredana Longo preleva brandelli di ambienti in decomposizione, adorni delle piccole cose di pessimo gusto che dicono la memoria, il conflitto, i minuscoli e terribili segreti di un microcosmo borghese claustrofobico di pareti, dettagli, frammenti della percezione e della vita. Li seziona in installazione. Il delitto è premeditato: le pareti vengono perforate, quasi rese permeabili da fori di pallottole, dal suono dell’esplosione. Si sta inquieti, come a presagire. Dietro un muro a spiare un delitto.
Marzia Migliora lavora sulla perdita dell’equilibrio, dell’integrità, eppure ne cerca un nuovo centro nella fissità mobile della sua fotografia. È come stare perennemente in tralice, di traverso, fuori fuoco e fuori centro, in caduta come lucifero, il corpo trascorrente, senza luogo.
Presenze ectoplasmatiche, oggetti che divengono segnali nei lavori di Gianni Caravaggio e Loris Cecchini. L’altrove è il luogo mobile in cui abita il nomade, chi è sempre in transito per genetica necessità.
Attraverso percorsi diagonali, sovversivi, immaginabili, deformanti, con punti di vista inconsueti, i multiformi linguaggi dell’arte contemporanea paiono marcare il borgo storico di Castelbasso con un farsi spazio possibile, eretico, imprevisto, grazie a video, installazioni, fotografie.
Divengono tracce per geografie e geometrie plurali, identità mobili, visioni in cui la ricerca diviene presenza, luoghi indefiniti in cui è concepibile lo sviluppo di “radici mobili e temporanee”, come scrive la curatrice Francesca Referza nel testo in catalogo.
I lavori dei ventuno artisti invitati dalla stessa Referza e da Francesco Poli sembrano escogitare un genius loci molteplice che si svela poco a poco, percorrendo i luoghi e inventandone le misure. Come una costellazione, tracciando e poi cancellando percorsi. Intorno, dentro, ovunque: per le vie, in spazi abbandonati, nei palazzi storici.
L’installazione sonora di Silvia Giambrone è una chirurgia sulla parola, sul linguaggio, sulla memoria, sul senso e il significato, sulla presenza evocata dal suono. La parola pronunciata da voci femminili di età diverse è sintesi emblematica di una relazione complessa, di ruoli, sangue, esistenza: quella primaria con la madre che si declina nella complessità e nell’indeterminatezza delle sfumature, dei toni, delle deformazioni della parola. Diventa magica, ossessivamente: presente e assente, memoria e perdita.
Daniel Glaser & Magdalena Kunz escogitano una relazione perturbante attraverso una scultura cinematografica, come la definisce Poli. Un bambino è a terra fra casse con la scritta “Kind fragile”. L’espressione del suo volto cambia: è una proiezione. Intorno voci, nell’ombra. Sussurranno, come oltre la porta, in diverse lingue. Sembra una natività contemporanea, inquietante e mutevole.
Loredana Longo preleva brandelli di ambienti in decomposizione, adorni delle piccole cose di pessimo gusto che dicono la memoria, il conflitto, i minuscoli e terribili segreti di un microcosmo borghese claustrofobico di pareti, dettagli, frammenti della percezione e della vita. Li seziona in installazione. Il delitto è premeditato: le pareti vengono perforate, quasi rese permeabili da fori di pallottole, dal suono dell’esplosione. Si sta inquieti, come a presagire. Dietro un muro a spiare un delitto.
Marzia Migliora lavora sulla perdita dell’equilibrio, dell’integrità, eppure ne cerca un nuovo centro nella fissità mobile della sua fotografia. È come stare perennemente in tralice, di traverso, fuori fuoco e fuori centro, in caduta come lucifero, il corpo trascorrente, senza luogo.
Presenze ectoplasmatiche, oggetti che divengono segnali nei lavori di Gianni Caravaggio e Loris Cecchini. L’altrove è il luogo mobile in cui abita il nomade, chi è sempre in transito per genetica necessità.
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simonetta angelini
mostra visitata il 18 luglio 2009
dal 18 luglio al 30 agosto 2009
Qui è altrove
Sedi varie – 64020 Castelbasso (TE)
a cura di Francesco Poli e Francesca Referza
Orario: tutti i giorni ore 19-24
Ingresso: € 5
Catalogo in mostra
Info: info@castelbasso.it; www.castelbasso.it
[exibart]