Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
07
settembre 2009
resoconti Visionaria Sant’Omero (te), sedi varie
marcheabruzzi
Alla scoperta di un borgo dove, tra fondaci, macellerie dismesse, cantine e giardini, appaiono installazioni, foto, dipinti e video. Opere pervasive, da spiare. E l'arte s’innesta nelle trame dei luoghi...
Collocate in spazi quotidiani, le opere di quattordici giovani artisti sono state installate nel borgo di Sant’Omero, dando vita a Visionaria. Seducenti giochi guardiani del tempo. Alla base dell’allestimento si trova l’idea di arte diffusa, che intende creare un’osmosi quasi mimetica tra luoghi e opere.
Ne sono un esempio i lavori di Francesca Pierelli, dipinti che rielaborano layout di noti marchi industriali in chiave ironica e sarcastica, esposti all’interno delle teche per le affissioni comunali. Un giardino privato, da scorgere esclusivamente dietro un cancello chiuso, ospita l’intervento ironico e provocatorio di Fidia Falaschetti, dove l’atto vandalico inferto a una statua si trasforma in scena del crimine.
Quelle in mostra sono visioni da cogliere in ogni luogo, ambiente, scorcio, anche nel bancone delle carni e nella cella frigorifera di un’ex-macelleria, come avviene per i lavori di Giovanni Gaggia, sviluppati partendo da un fioretto di San Francesco relativo alla miracolosa guarigione di un lebbroso. Acquerelli al sangue, calchi in gesso di cuori e un video nel quale l’artista, con gesti rituali legati all’acqua, sana e purifica un cuore animale precedentemente sezionato e ricucito. Opere che rivelano un legame forte con una spiritualità fisica e allo stesso tempo carnale, mai astratta.
Il corpo torna nelle opere di Giorgio Pignotti, imponendosi voluttuoso. Nudi prosperosi di ragazze sedute su un’altalena, intente a ridere maliziosamente, e visibili solo da due fori praticati sul portone della cantina dov’è esposta l’opera. Una visione erotica e sensuale, che trasforma lo spettatore in voyeur. Le identità celate, il volto mascherato con inquietanti bautte, sono i soggetti delle fotografie di Simone Ridi: scatti dalle tonalità cianotiche e contrastate, che raggelano ambienti sospesi e azioni enigmatiche.
All’ingresso di un grande scantinato, in cui le apparizioni si addensano con un ritmo claustrofobico, sono appese una davanti all’altra due grandi tele dalla trama diradata. Sulla loro superficie, le immagini dei volti post-umani e impassibili delle presenze aliene dipinte da Francesca Gentili, visi che in trasparenza si sovrappongono come entità immateriali e ieratiche, al di là del tempo.
Insistono su una fisicità ai limiti del percepibile anche gli oli su carta di Luca De Angelis: corpi monocromi in blu e rosso, raffigurati in nervose tensioni muscolari, come infiammati per autocombustione e sul punto di dissolversi nel bianco del foglio.
L’ultima stanza, allestita come un altare, accoglie gli esseri mutati e zoomorfi di Hernan Chavar, dotati di masse obese o muscolose, dalle tonalità livide, che si innestano con teste di topo, toro e asino. Esseri alterati, che troneggiano come divinità di un’umanità bestiale.
Ne sono un esempio i lavori di Francesca Pierelli, dipinti che rielaborano layout di noti marchi industriali in chiave ironica e sarcastica, esposti all’interno delle teche per le affissioni comunali. Un giardino privato, da scorgere esclusivamente dietro un cancello chiuso, ospita l’intervento ironico e provocatorio di Fidia Falaschetti, dove l’atto vandalico inferto a una statua si trasforma in scena del crimine.
Quelle in mostra sono visioni da cogliere in ogni luogo, ambiente, scorcio, anche nel bancone delle carni e nella cella frigorifera di un’ex-macelleria, come avviene per i lavori di Giovanni Gaggia, sviluppati partendo da un fioretto di San Francesco relativo alla miracolosa guarigione di un lebbroso. Acquerelli al sangue, calchi in gesso di cuori e un video nel quale l’artista, con gesti rituali legati all’acqua, sana e purifica un cuore animale precedentemente sezionato e ricucito. Opere che rivelano un legame forte con una spiritualità fisica e allo stesso tempo carnale, mai astratta.
Il corpo torna nelle opere di Giorgio Pignotti, imponendosi voluttuoso. Nudi prosperosi di ragazze sedute su un’altalena, intente a ridere maliziosamente, e visibili solo da due fori praticati sul portone della cantina dov’è esposta l’opera. Una visione erotica e sensuale, che trasforma lo spettatore in voyeur. Le identità celate, il volto mascherato con inquietanti bautte, sono i soggetti delle fotografie di Simone Ridi: scatti dalle tonalità cianotiche e contrastate, che raggelano ambienti sospesi e azioni enigmatiche.
All’ingresso di un grande scantinato, in cui le apparizioni si addensano con un ritmo claustrofobico, sono appese una davanti all’altra due grandi tele dalla trama diradata. Sulla loro superficie, le immagini dei volti post-umani e impassibili delle presenze aliene dipinte da Francesca Gentili, visi che in trasparenza si sovrappongono come entità immateriali e ieratiche, al di là del tempo.
Insistono su una fisicità ai limiti del percepibile anche gli oli su carta di Luca De Angelis: corpi monocromi in blu e rosso, raffigurati in nervose tensioni muscolari, come infiammati per autocombustione e sul punto di dissolversi nel bianco del foglio.
L’ultima stanza, allestita come un altare, accoglie gli esseri mutati e zoomorfi di Hernan Chavar, dotati di masse obese o muscolose, dalle tonalità livide, che si innestano con teste di topo, toro e asino. Esseri alterati, che troneggiano come divinità di un’umanità bestiale.
articoli correlati
Giovanni Gaggia al Cerp di PerugiaFrancesca Gentili a Marche Centro d’Arte
daniele de angelis
mostra visitata il 12 luglio 2009
dal 12 luglio al 12 agosto 2009
Visionaria. Seducenti giochi guardiani del tempo
a cura di Simonetta Angelini
Sedi varie – 64027 Sant’Omero (TE)
Orario: tutti i giorni ore 19-23
Ingresso libero
Info: mob. +39 3402470231 / +39 3287180203; simonetta.angel@gmail.com
[exibart]