A 25 opere dell’archivio Boetti il compito di
rappresentare, in maniera esemplificativa, il percorso e lo spirito che animava
le creazioni o, per meglio dire, le invenzioni dell’artista torinese, che a
partire dagli anni ‘60, in concomitanza con i suoi viaggi in Afghanistan,
cominciò la serie degli Arazzi e delle Mappe, planisferi che registrano i cambiamenti politici allora
in atto nelle zone orientali, il cui ricamo fu affidato alle donne delle
popolazioni locali, restituendo così ai reali esecutori dell’opera la dignità
di artefici e stabilendo la dualità fra artista e artefice alla base dell’arte
concettuale.
Presenti alcuni degli Orologi annuali che Alighiero Boetti (Torino, 1940 – Roma, 1994) fece
fabbricare e che, al posto dei normali numeri indicanti le ore, segnalano
l’anno della loro invenzione e realizzazione. Rappresentativi dell’importanza
assegnata da Boetti alle regole matematiche sono, oltre ai fogli quadrettati, i
suoi lavori postali, in cui i francobolli disposti di volta in volta secondo alcune
combinazioni possibili danno vita a messaggi criptati.
E proprio in una frase di Boetti si trova, anche se da un
altro punto di vista, il tema fondante la mostra Au pair: “Ci troviamo di fronte a una
realtà naturale: è incontrovertibile che una cellula si divida in due, poi in
quattro e così via; che noi abbiamo due gambe, due braccia e due occhi e così
via; che lo specchio raddoppi le immagini”. E ancora: “È evidente che questo concetto della coppia è uno
degli elementi archetipi fondamentali della nostra cultura”. Lui si era misurato con il suo
doppio arrivando a firmarsi Alighiero e Boetti, gli artisti della collettiva
invece sono coppie di fatto, come ironizza nel titolo la mostra.
In esposizione opere – video, fotografie, installazioni e
sculture – di 16 coppie di artisti, nazionali e internazionali. Nell’arte
almeno sembra valere uno stato di diritto in cui, qualunque sia la natura della
coppia, sia essa famigliare (i gemelli Gianluca e Massimiliano De Serio o i fratelli Chapman), amorosa
(il duo Mocellin-Pellegrini), o solo creativa ( i Masbedo), le rigide distinzioni di genere
non sono contemplate. La ricca selezione offre la visione di opere storiche
come la performance Singing sculpture che, a partire dal 1968 consacrò al mondo dell’arte la
coppia di “sculture viventi” costituita da Gilbert & George.
Con regia accurata si susseguono molteplici spunti di
riflessione: dal significato di famiglia oggi, con la lettera-confessione
rivolta alla loro figlia adottiva, nel video Generalmente le buone famiglie
sono migliori delle altre della coppia Mocellin-Pellegrini, alle estetiche della sottocultura gay sottratte
alla cultura di massa e riaffermate da To breath in always even if though it
kills you di Lovett/Codagnone, dove com-baciano due megafoni
neri da cui pendono nere cinghie di pelle, all’ambiguità delle immagini di Pennacchio
Argentato con le
loro New Entries,
immagini in b/n di grotte preistoriche poste sotto vetrine di negozi.
A riflessioni critiche sulle mutazioni genetiche e sulle
creazioni in vitro conduce provocatoriamente Two-faced cunt di Dinos & Jack Chapman. Sorprendente è la Chicco
house di Bertozzi
& Casoni per
l’illusoria verosimiglianza degli oggetti che la compongono, in realtà tutti di
ceramica, opera che apre uno scenario inquietante e surreale.
Complice la notte, le mura medievali di Castelbasso hanno
offerto uno speciale benvenuto grazie all’installazione Relational, opera di Bianco-Valente: rette luminose e punti nodali
rossi in un’osmosi tra natura e artificio.
enza
di matteo
mostra
visitata il 26 giugno 2010
dal
26 giugno 2010 al 29 agosto 2010
Fondazione Malvina Menegaz – Palazzo Clemente
Via XXIV
Maggio, 28 – 64020 Castelbasso (TE)
Orario: tutti i giorni ore 19-24
Info:
info@fondazionemenegaz.it;
www.fondazionemenegaz.it
[exibart]
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