Sobria ed elegante, Villa Valentina si affaccia sul lungomare di Marotta, frazione litoranea di Mondolfo. Piccola costruzione dalle tipiche linee dell’architettura di villeggiatura del primo Novecento, l’edificio ospita la sede distaccata del Municipio locale. Dal 10 agosto scorso è altresì la sede permanente del
MAC – Mondolfo/Marotta arte contemporanea. L’iniziativa, in senso embrionale, ha visto la luce presso il Complesso monumentale di Sant’Agostino a Mondolfo, con l’esposizione temporanea
L’invenzione dell’Arte. Mostra costituita dalle opere successivamente confluite nella collezione permanente del Comune. Singolare la creazione della raccolta, costituita esclusivamente da donazioni degli stessi artisti.
Trentatre gli autori presenti, provenienti da tutta Italia e dall’estero, che hanno accettato l’invito a offrire un’opera di piccolo formato. Per formare una collezione permanente composta da lavori di artisti emergenti, under 35. Chiaro l’intento, sottolineato dagli enti promotori, di rappresentare l’arte non attraverso grandi nomi storicizzati, ma con la freschezza di una ricerca ancora aperta agli stimoli, alle correnti, alle contraddizioni del tempo presente. Questo è lo spirito che ha fatto rientrare l’evento nei
Segnali d’Arte dello Spac (Sistema Provinciale per l’Arte Contemporanea), il cui obiettivo è promuovere la presenza e la valorizzazione dei giovani artisti del territorio e non solo. E il Mac si candida a essere uno strumento importante in funzione di questo obiettivo.
Gradevole e coinvolgente l’allestimento, che vede un’ottima integrazione delle opere con gli spazi. Si segnala l’opera di
Ilaria Forlini, collocata all’interno dell’ascensore, quella di
Camilla Cazzaniga, costituita di innumerevoli piccoli elementi liberamente componibili, e quella di
Isabella Giglio, che coi suoi
Tomi dei sensi invita a un’esperienza sensoriale completa, dall’udito al tatto all’olfatto. Inoltre, nell’ufficio del Sindaco, su uno scaffale è a disposizione per essere consultata l’opera di
Marco Bernacchia.
Azione Manualeè infatti un volume,
Così parlò Zarathustra di Nietzsche, dotato però di un foro circolare al centro. Un gesto, esercitato manualmente, contrapposto all’utilizzo e alla possibile funzione di un capolavoro della filosofia.