19 marzo 2025

Alla fine della fiera, TEFAF è sempre il ricettacolo delle meraviglie

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Quello che abbiamo visto a Maastricht, tra Hayez riscoperti e altri capolavori museali. E quello che i collezionisti hanno acquistato tra gli stand, mentre sono in corso le ultimissime trattative

TEFAF 2025
Ph. Jitske Nap, Courtesy TEFAF 2025

La chiamano la fiera più bella del mondo, e non senza una ragione. Piovono fiori screziati sui visitatori di TEFAF 2025, un passaggio che è come un rito, un portale per una nuova dimensione. E subito, al di là del varco: 7000 anni di storia dell’arte racchiusi in oltre 270 stand, sotto il cielo di Maastricht insolitamente sgombro di nuvole, «il meglio del meglio» ripetuto come un mantra, a prova di vetting, e non tradisce mai le aspettative. Bastano due passi per incontrare la più antica Eva Anatomica mai vista sul mercato, nel booth di Galerie Kugel, risale alla prima metà del 17esimo secolo (tutti gli organi ben visibili, tridimensionali, la commissionò probabilmente un’università di medicina a scopo educativo, nel 2007 era esposta a Venezia, a Palazzo Fortuny); mentre a pochi metri una teca custodisce una coppa nautilus seicentesca ad opera di Jacob Claesz de Grebber, lo stesso esemplare ritratto nella natura morta di Gerrit Willemsz Heda alla National Gallery di Londra – passava da Sotheby’s lo scorso dicembre per £ 1,8 milioni, a proposito di tesori unici, rari. C’è tutto, i migliori rappresentanti di ogni categoria di arte, antiquariato e design, nessun limite tra gli arazzi antichi di De Wit, i micromosaici di Alessandra di Castro e l’elmo corinzio di Peter Finer («price on application»). E poi ovviamente i dipinti, tutti perfettamente tracciati, tutti di «qualità museale» – e no, non è usato a sproposito, se il riferimento è la fiera delle meraviglie TEFAF. Vedi il Ritratto della Marquesa de Caballero di Goya, 1807, nello stand di Robilant + Voena, asking price oltre € 5 milioni. Da Gallery 19C, un Sisley del 1868 è in vendita per € 1,7 milioni («I suoi dipinti degli anni ’60 sono davvero molto rari», spiegano dalla galleria, «molte tele della sua casa a Bougival finirono distrutte durante la guerra franco-prussiana»). Poi una sfilza di Hayez, straordinario quello di Lullo-Pampoulides, Lot e le sue figlie, è riemerso nel 1991. Subito spazzolato, già durante la preview, l’esemplare portato da Antonacci Lapiccirella Fine Art, L’interno di un harem eseguito nel 1840 per la Contessa Nako di Vienna – tende preziose e pelli di odalische, blu e grigio perla a susseguirsi sullo sfondo, rossi brillanti e tessuti in primo piano. Prezzo finale tra € 600.000 e € 700.000.

Antonacci Lapiccirella Fine Art, TEFAF 2025. Francesco Hayez (Venezia 1791 – Milano 1882), Interno di un Harem, 1840. Olio su tela, 84 x 108 cm. Firmato in basso a destra. Provenienza: Contessa Nákó, Vienna; collezione privata

«Oltre ai grandi maestri, per i quali l’interesse è ormai consolidato», rivela a exibart la gallerista Francesca Antonacci, «c’è sempre maggiore attenzione per opere di artisti meno noti ma di grande ricercatezza, segno di una curiosità crescente per il collezionismo “di scoperta”». E a proposito di collectors internazionali, di trend: «Il gusto», spiega, «si sta evolvendo verso opere che uniscono raffinatezza estetica e un forte legame con il contesto culturale dell’epoca. In questo scenario, la capacità degli antiquari di proporre opere uniche e di raccontarne la storia resta fondamentale per attrarre una clientela sempre più selettiva ed esigente». Così, dall’inizio alla fine della fiera, invadono i corridoi i visitatori esigenti del MECC – e sono il 15% in più rispetto al 2024, con oltre 400 ingressi tra direttori museali e curatori. «Sono arrivati proprio tutti, tutti i rappresentanti dei maggiori musei del mondo», dichiara Carlo Orsi, che nel booth di Trinity Fine Art espone una delle superstar di TEFAF 2025, la riscoperta Madonna col Bambino e Santa Maria Maddalena di Tiziano, anni 1555-1560. «È l’appuntamento imperdibile per collezionisti e istituzioni», conferma a exibart Maurizio Nobile, nel suo stand – oltre ai vari bollini rossi, «sold!» – custodisce un ritratto seicentesco di Pietro Paolini, forse Lesbia, forse l’allegoria di un amore perduto (asking price oltre € 200.000). «La selezione accurata di opere riscoperte, unite all’elevata affluenza e all’interesse suscitato, sono testimonianza della vitalità del mercato dell’arte antica».

Dickinson, TEFAF 2025. Attr Isaak Luttichuys and Attr. Ludolf Bakhuizen. Ships on a stormy sea, painted over a fragmentary portrait of a young man, c. 1655-60 (portrait) e c. 1685-90 (seascape)

Cascate di tulipani dal soffitto, sfilate di capolavori nei booth. Lo stand di Dickinson ha più le sembianze di un mausoleo – ottogonale, le pareti color ottanio – tutti venduti i capolavori all’ingresso, da Ary de Vois a Cranach, menzione d’onore per quelle navi in ​​un mare in tempesta (1685-90) dipinte su un preesistente ritratto di giovane (1655-60). Un quadro surrealista ante litteram, attribuito a Isaak Luttichuys e Ludolf Backhuysen. Sold sold sold. E intanto via La Vergine in preghiera di Michael Sweerts da Salomon Lilian, che la vende a una fondazione olandese per circa € 3,5 milioni. Via Entombment of Christ di Maarten van Heemskerck, Caretto & Occhinegro la assegna per € 500.000. Via da Berardi Galleria d’Arte una Veduta di Roma di Hermann Corrodi per circa € 100.000. Altri highlights a zig zag: Galerie Canesso porta al TEFAF 2025 La Donna mendicante con due bambini del Maestro della tela jeans, l’autore misterioso che per primo, nella storia della pittura, rappresentò il fustagno prodotto a Genova – il tessuto che oggi chiamiamo, comunemente, jeans. Bellissima da Wildenstein & Co la coppia di ritratti di Elisabeth Vigée Le Brun (che fa buoni numeri anche all’asta, vedi l’autoritratto che da Sotheby’s, un anno fa, chiudeva a quota $ 3 milioni); sempre da Wildenstein un altro nome in piena rifioritura sul mercato, Anne Vallayer Coster – pittrice alla corte di Maria Antonietta e membro dell’Académie royale de peinture et sculpture a soli 26 anni; mentre Matteo Salamon porta un pastello a tinte tenui di Rosalba Carrara, asking price € 380.000, in dialogo con gli ori gotici di Pacino di Buonaguida e Lorenzo di Bicci, con le visioni audaci di Orsola Maddalena Caccia, salto nel tempo con le ferite di Lucio Fontana. Filo rosso, ancora e ancora: qualità museale, rarità.

Fondantico, TEFAF 2025

«È senza dubbio l’appuntamento più atteso dai collezionisti e soprattutto da curatori e direttori di musei internazionali», conferma a exibart la gallerista Tiziana Sassoli, nello stand di Fondantico. «Tra i mercanti, le vendite sono avvenute ancora prima di aprire. E c’è stata una massima affluenza anche da un pubblico più giovane interessato in modo specifico all’acquisto, questa è davvero una cosa incredibile». Le vendite? Tante, il primo ad andare, al MECC, è stato il dipinto dello Zoltan Verres del 1899, dritto nella collezione di un privato americano, a € 50.000. Trattativa in corso con un importante museo italiano per il Lanfranco, e ancora trattativa per il Gandolfi, trattativa per il Guercino con musei internazionali, trattativa (questa esplicitata: per € 700.000) per lo splendido Matrimonio mistico di Santa Caterina ad opera di Lavinia Fontana, anni 1595-1600. «Confido di arrivare ad assegnarli».

TEFAF 2025
Wildenstein & Co, TEFAF 2025. Anne Vallayer-Coster, Vase of Flowers and Grapes (detail), 1781

Intanto, lì fuori, Zebregs&Roell si trasforma in una wunderkammer stipata di tesori, emerge un takht, un minuscolo trono indiano da € 125.000, dal buio dello stand, è in oro smaltato e incastonato di gemme («usando la tecnica kundan», specificano dalla galleria»), in bella compagnia con un pugnale Jambiya con l’impugnatura incastonata di diamanti, rubini e smeraldi, asking price € 245.000. Dallo svizzero Jörn Günther un Libro delle ore miniato dal Maestro dell’Echevinage di Rouen e da Robert Boyvin ha trovato casa in Olanda, da un privato, per € 300.000. Da Brun Fine Art, menzione speciale per la Madonna della cesta di Pietro Févère (asking price € 350.000), per il tavolo in legno con plaques in pietra dura (asking price € 75.000), e finisce venduta la scatola con vassoio del XVIII secolo, in rame dorato e corallo, prezzo € 70.000. Inevitabile una riflessione sul mercato dell’arte antica, sulla sua salute, a partire dall’esperienza – lisergica – di TEFAF 2025: «È diventato molto più sofisticato ed esigente», dichiara a exibart il gallerista Marco Brun. «I collezionisti non si accontentano più di acquistare semplicemente un’opera, sono molto più informati, cercano di approfondire la storia e il contesto culturale di ciò che acquistano – e questo ha portato a un maggiore coinvolgimento degli storici dell’arte e degli esperti del settore. Inoltre, i collezionisti moderni tendono a vedere l’arte non come un insieme di oggetti isolati, ma come parte di un dialogo più ampio tra diverse forme d’arte, c’è una crescente consapevolezza delle connessioni profonde che esistono tra arte, design, storia e cultura, il che si traduce con la necessità – da parte di chi l’arte la commercia – di creare narrazioni che uniscono passato e presente, che riescono a raggiungere un pubblico sempre più ampio e variegato».

È tutto – non sarà mai tutto – dalla fiera delle meraviglie di Maastricht.
Fine del rituale.

Brun Fine Art, TEFAF 2025. Scatola con vassoio. Trapani, XVIII secolo. Rame dorato e corallo. Misure: scatola h 15 x 13,5 x 10,5 cm; vassoio 28,5 x 23. Prezzo di vendita: € 70.000
TEFAF 2025
Maurizio Nobile Fine Art, TEFAF 2025. Pietro Paolini (Lucca, 1603-1681), Ritratto allegorico (o Lesbia?), c. 1625-1630. Olio su tela, 97 x 74 cm

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