Art Basel Miami Beach, è tempo di – grassi – bilanci finali. Si chiude con successo l’edizione 2022 della regina delle fiere. Regina d’eccessi, s’intende. E di novità, di stravaganza, di patinatissimo kitsch. I numeri parlano chiaro. A calcare gli spazi degli oltre 280 gallerie, dal 29 al 3 dicembre (preview inclusa), 76.000 visitatori da 88 Paesi in giro per il globo. Oltre ovviamente a direttori di musei, curatori, mecenati di alto livello, provenienti da oltre 150 tra istituzioni e organizzazioni culturali. Appassionati e addetti ai lavori, rich kids e studiosi, flâneurs trascinati dalla folla e superstar di Hollywood in incognito, nessuno escluso. Tutti in fila per mostrare – con più o meno orgoglio, più o meno remore – il saldo del proprio conto corrente, grazie al bancomat artistico del collettivo MSCHF negli spazi della galleria Perrotin (prezzo: $ 75.000). Triplice fischio finale. Con una raffica di zeri e di feedback dolceamari che già odorano di troppa nostalgia.
Apre le danze Marc Payot, Presidente di Hauser & Wirth: «Abbiamo collocato più opere il primo giorno di anteprima che in qualsiasi anno precedente a Miami Beach e nelle principali collezioni private e istituzionali», dichiara. E i prezzi non deludono le aspettative: Studio in Small Town (1979) di Philip Guston passa di mano per $ 7 milioni, un recentissimo, esplosivo Conflagration (2022) di Mark Bradford trova casa per $ 2.8 milioni, mentre Love at First Sight (2002) di George Condo ha chiuso la partita a quota $ 3 milioni. Buona anche la risposta di Kavi Gupta, che allo stand A15, quest’anno, puntava i riflettori su nomi intergenerazionali come Miya Ando, Beverly Fishman, Deborah Kass, Arghavan Khosravi. «Abbiamo assistito a vendite vivaci e collocato più di una dozzina di pezzi», rivela alla stampa il fondatore, «sia presso istituzioni internazionali che importanti collezioni private». E aggiunge: «È più importante che mai sostenere opere che sovvertono strutture sociali inique». Perfettamente in linea con quanto accade fuori dalle fiere, tra mostre, aste e rassegne internazionali.
«L’atmosfera era diversa da qualsiasi cosa abbia mai provato nei miei 17 anni di vendita di opere d’arte», spiega senza giri di parole Anthony Spinello, fondatore della Spinello Projects di Miami. I suoi cavalli di battaglia, alcuni dipinti di Reginald O’Neal venduti alla Hort Family Collection tra $ 25.000 e $ 40.000 per pezzo. Ma anche due versioni di Coloured China Rags (2017–22) ad opera di Juana Valdés, andate, ciascuna, per una cifra compresa tra $ 50.000 e $ 65.000. Procediamo a zig zag. Mutations di Hayv Kharaman del 2020 al booth di Jack Shainman, che solo a un primo sguardo ricorda le trasparenze di Picabia (sold: $ 70.000). Gloomy Maneuverers di Carol Bove, del 2022, che da David Zwirner vola a $ 650.000. E poi ancora qualche gigante, con White Cube che vede spazzolare un Günther Förg da $ 1.36 milioni, un Georg Baselitz per 1.26 milioni e l’immancabile Tracey Emin, datata 2022, dritta e diretta fino al tetto di $ 914.577 – la ritroviamo anche allo stand di Xavier Hufkens per una cifra simile, $ 900.000. Sempre da White Cube una delle opere più instagrammate dell’ultima settimana: Bowl with Eggs, le uova giganti di Jeff Koons, offerte al pubblico per $ 7.5 milioni.
Fuori, le feste. Sulla spiaggia, nei club, fino a notte inoltrata, oltre i limiti del proibito (qui il racconto dell’artista Elisa Bertaglia). Dentro, i grandi nomi dell’arte, storicizzati, metabolizzati, emergenti, riscoperti, da Basquiat a Léger (bello quello di Nahmad, $ 18 milioni), da Shirley Jaffe all’italiano Alighiero Boetti, freschissimo di record mondiale (qui). Altri responsi, sempre positivi. «Abbiamo preso parte ad Art Basel Miami Beach sin dal suo inizio, ed è sempre uno dei nostri momenti salienti annuali», raccontano da Sean Kelly, che al booth D11 intesse un dialogo tra nomi come Marina Abramović, Anthony Akinbola e Jose Dávila. «Il primo giorno è stato straordinario. Non abbiamo mai avuto più vendite nella storia della fiera e avremmo potuto riallestire quasi tutto lo stand l’indomani». Gli fa eco Luigi Mazzoleni, che rivela a exibart: «Quest’anno, Art Basel Miami Beach è tornata con una ventata di nuova energia. Grande attenzione è stata riservata alle nostre opere esposte, in particolare a Rosso (1981) di Agostino Bonalumi». Altri protagonisti dello stand di Mazzoleni (ve ne parlavamo qui): Lucio Fontana, Carla Accardi, Jannis Kounellis, Nunzio, Victor Vasarely, Salvo. Nutrita in generale, la rappresentanza italiana, con le proposte di Alfonso Artiaco, Cardi, Galleria Continua, Massimo De Carlo, Kaufmann Repetto, Magazzino, Franco Noero, Lia Rumma e Tornabuoni.
Ultima testimonianza, quella del colosso Pace Gallery, che non manca di ricordare il cambio ai vertici di Art Basel nel suo commiato generale – ma anche il contributo eccezionale della fiera sulla cultura della città (e viceversa): «Negli ultimi 20 anni», dice il CEO e Presidente Marc Glimcher, «Art Basel Miami Beach ci ha mostrato l’incredibile impatto che una città può avere sul mondo dell’arte, nonché il potente effetto che la nostra comunità può avere su una città. La fiera ha contribuito a trasformare il mondo dell’arte in un luogo più ampio e sperimentale e noi, a nostra volta, abbiamo aiutato Miami a diventare la potenza internazionale che è oggi». E conclude: «Le nostre congratulazioni vanno al team di Art Basel, con un ringraziamento speciale a Marc Spiegler per l’ottima conclusione del suo mandato e un nuovo inizio per Noah Horowitz, mentre guida l’organizzazione verso il futuro».
Cala il sipario, sulle luci eccentriche e accecanti di Miami Beach.
La capitale coreana si prepara alla quinta edizione della Seoul Biennale of Architecture and Urbanism. In che modo questa manifestazione…
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Si intitola “Lee and LEE” e avrà luogo a gennaio in New Bond Street, negli spazi londinesi della casa d’aste.…