Categorie: Mercato

Alla fine della fiera: tutti gli highlights di Art Basel 2023

di - 19 Giugno 2023

Alla fine della fiera, a dirla tutta, resta sempre ben poco. I ricambi dei ricambi dei ricambi di una settimana di kermesse – e quasi mai corrispondono in bellezza allo stand inaugurale, allo schieramento di prim’ordine messo in piedi per le giornate di preview. Eppure. Eppure resta altissimo il livello di Art Basel, nel 2023, per i ritardatari del weekend. C’è ancora il ragno di Louise Bourgeois, $ 22.5 milioni piazzati in corsa già il primo giorno di apertura, ma Hauser & Wirth ha deciso di tenerlo esposto quel gigante in bronzo sul muro («no, non solo per il peso», rassicurano senza tentennamenti dalla maison). C’è ancora il pezzo più costoso di tutta l’edizione domenica sera, il Rothko dei colori del sole che Acquavella presenta per $ 60 milioni – in ottima compagnia con un enorme Miquel Barcelò e con un trio di donne di Bonnard, direttamente dalla mostra nell’Upper East Side di New York. Il ricciolo di Gnoli da $ 9.5 milioni da Luxembourg + Co, il De Kooning a tinte azzurre di Gagosian da circa $ 33 milioni, presenti, presenti. E non manca nemmeno il Fontana di 2 metri portato da Tornabuoni, 24 ferite verticali inferte su un mare rosso da circa $ 20 milioni. Alla fine della fiera, la regina dell’MCH Group non delude le aspettative. «Siamo molto soddisfatti», ripetono come un mantra i galleristi superstiti e i loro collaboratori, i primi bilanci parlano di oltre 80mila visitatori. L’aria è già viziata di nostalgia, sotto il cielo terso, caldissimo, di Basilea.

Messe Basel, si procede come un rito. Apri la borsa, sì, anche se è piccola, danke sehr. Sono i maxi controlli antiterrorismo da un settore all’altro della fiera – o forse si teme la razzia di un mini mobile di Calder scomponibile, come quello esposto da Pace Gallery, 50.5 x 35.6 x 55.9 cm, andato per $ 1.5 milioni. Ultimi giri di danza, camminata lenta tra gli oltre 280 stand – intervallata da una pausa nello spazio rosso fuoco della Davide Campari Lounge. Vedere tutto, impossibile, comprendere il filo curatoriale, difficile, ma si ravvisa in ordine sparso qualche richiamo. Ancora tanta, dominante, la pittura, a tutti i livelli della fiera, diversi i nomi femminili che popolano i booth. A partire dalla già citata Louise Bourgeois, fresca di record sul mercato secondario – qui in fiera l’abbiamo vista in tutte le forme, inclusa una bella gouache su carta del 2007 da Xavier Hufkens, si intitola The Birth. Da Kordansky, allo stand R2, spicca ancora, invenduta, una Mary Weatherford blu mare – l’anno scorso esponeva a Palazzo Grimani ai tempi della Biennale Arte di Cecilia Alemani. Ma anche Sara Hughes con i suoi fiori, anno 2023, venduti per una cifra tra $ 400.000 – 450.000. Bello il solo booth di Pippy Houldsworth con i lavori dell’olandese Jacqueline de Jong degli anni ’60 (5 sono andati venduti per prezzi compresi tra € 40.000 e € 165.000). Ci aspettavamo perlomeno una natura morta di Anna Weyant da Gagosian, tra la vernice fresca della fiera – non pervenuta, era solo tra le Rooms online.

Domenico Gnoli da Luxembourg + Co
Lucas Arruda da Mendes Wood DM

«È il più forte successo ad Art Basel da quando la galleria ha partecipato per la prima volta, nel 2013», commenta senza giri di parole Julia Moreira, la direttrice di Mendes Wood DM di Bruxelles. Tutto esaurito per i nomi noti del Brasile, da Marina Perez Simão a Solange Pessoa a Sonia Gomes, e il successo travolge anche i nuovi arrivati Sanam Khatibi e Kasper Bosmans. Nota di merito per la piccola giungla di Lucas Arruda, 20 x 20 cm – domenica pomeriggio era ancora esposta nello stand, alla fine della fiera. Conferme finali anche da Xavier Hufkens – già il primo giorno, martedì, il suo booth sfiorava il sold out, ve ne parlavamo qui, a poche ore dall’apertura. «L’emozione di partecipare ad Art Basel non diminuisce mai», rivela adesso a exibart il gallerista. «Ancora una volta, la fiera più importante si è dimostrata l’epicentro del mondo dell’arte».

Ed eccole, alla spicciolata, le tanto agognate performance milionarie. Venduto Graduation di Noah Davis da Zwirner ($ 2 milioni), così l’Alex Katz di Gladstone ($ 1.1 milioni), la scultura in vetro in due parti di Roni Horn da Xavier Hufkens (circa $ 2.5 milioni), Still Life with Blonde and Goldfish di Tom Wesselmann da Almine Rech (l’asking price era di $ 850.000-1 milione), l’El Anatsui in blu della Goodman ($ 1.9 milioni). Tripletta fragorosa per Joan Mitchell, la assegnano Zwirner (per $ 25 milioni, sostituito in quattro e quattr’otto durante la preview), Di Donna (per oltre $ 2 milioni) e Pace Gallery (intorno ai $ 14 milioni). E poi ancora la colombiana Doris Salcedo da White Cube, protagonista proprio in questi giorni, insieme a Basquiat, della mostra alla Fondazione Beyeler. Ad Art Basel 2023, la sua Tabula rasa XI finisce venduta per oltre $ 1 milione a una grande istituzione. Ma non è la norma, questa, nemmeno per la regina delle fiere. Sono contenute nel complesso le aggiudicazioni stellari, specialmente dopo l’apertura, Per il resto solo cifre parche, compassate, senza picchi, tante opere in trattativa – un altro trend che si riverbera, costante, da mesi, proprio come le aste maggioline di New York. Qualcuno dà la colpa alla guerra, in fiera, nessuno alla qualità dell’offerta. Forse non siamo più impressionabili – un’altra interpretazione possibile – dopo le proposte monstre del 2023.

Ma il pubblico c’è, si affolla davanti agli stand, fino alle ultimissime ore. «Questa è stata una delle fiere più affollate che ho visto negli ultimi anni», conferma senza dubbi Andrew Fabricant, Chief Operating Officer di Gagosian. Pochi americani, tanti asiatici, finalmente senza restrizioni, gruppi di curiosi sparsi tra i booth. Tanti anche gli italiani, ben rappresentati attraverso 20 gallerie (qui il nostro focus, tra Galleries e Unlimited). C’era un vero e proprio assembramento, domenica pomeriggio, davanti all’ultima cena in mattoncini lego di Ai Weiwei (dalla berlinese neugerriemschneider), e così nello spazio B5, con i visitatori a camminare a slalom tra le sculture ottiche di Jaume Plensa della parigina Lelong. Hanno preferito la maxi fiera al tradizionale bagno nel fiume, tra le scaglie d’oro del Reno. «Art Basel detiene ancora il trono», per usare le parole di Rachel Lehmann, Co-Founder di Lehmann Maupin. Triplice fischio finale. Cala il sipario, sulla regina delle fiere.

Louise Bourgeois da Hauser & Wirth
Mark Rothko da Acquavella Galleries
Willem De Kooning da Gagosian

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