Vi abbiamo già anticipato le impressioni su miart a poche ore dall’inaugurazione (qui), le parole e gli intenti del neodirettore Nicola Ricciardi (qui), la struttura (qui) e gli stand vincitori di questa nuova, attesissima edizione (qui). Adesso, alla fine della fiera, è tempo di bilanci conclusivi. Chissà che lo stallo non ci abbia resi meno critici, più tolleranti, forse così entusiasti di tornare dal vivo da chiudere un occhio davanti alle imperfezioni. Ma – a dirla tutta – a noi sembra che dopo un anno e mezzo di manifestazioni rimandate, sospese, paralizzate, online, la voglia di far bene abbia davvero avuto la meglio. E allora via il superfluo, nessun salto nel buio, si indossa da subito il vestito buono «come il primo giorno di scuola» – lo diceva Ricciardi giovedì. Spazio ai grandi classici, agli emergenti più promettenti, ma anche alle chicche per veri intenditori. Parola d’ordine: qualità. E i collezionisti? «Interessati, ma cauti». Finalmente presenti.
«Aver finalmente partecipato a miart in presenza è stata una boccata d’aria!», è il commento di Eduardo Secci, presente nella sezione Decades con un solo show di Titina Maselli. «Ho molto apprezzato la direzione artistica di Nicola Ricciardi. Fiera sobria ed equilibrata», prosegue. «Le vendite son state buone, seppure con i soli limiti dei collezionisti italiani spesso più interessati alla posizione delle opere nel mercato che attenti al loro valore in termini di qualità». E poi ancora, riguardo all’assegnazione del Premio Herno: «È stata davvero un’emozione. Sono felice che una giuria internazionale abbia deciso di premiarci, è la consacrazione di un progetto in cui ho creduto fin dall’inizio. Titina Maselli è un’artista eccezionale che merita di rientrare a pieno titolo tra i grandi maestri del dopoguerra»
Parole di apprezzamento sulla guida di Nicola Ricciardi arrivano anche da Massimiliano Lorenzelli, che aggiunge: «La fiera è andata bene, il giorno migliore per le vendite è stato giovedì, mentre sabato e domenica il pubblico era a miart più che altro per visitare. I prezzi del nostro stand andavano da 50mila a 800mila euro e abbiamo venduto le opere che costavano meno. La scelta di portare in scena solo Piero Dorazio è stata vincente perché ci ha identificati, penso sia stata interessante dal punto di vista curatoriale».
Entusiasmo dallo stand di Tornabuoni Art, dove L’Otello di Emilio Isgrò risultava venduto già nella giornata dell’inaugurazione: «Siamo molto felici di essere ripartiti con le fiere in presenza», fanno sapere dalla galleria. «Abbiamo avuto la possibilità di rivedere collezionisti storici e di incontrare nuovi clienti. Il bilancio è stato molto positivo e siamo fiduciosi di poter proseguire così anche nei prossimi appuntamenti».
E chiudiamo la nostra rassegna con la dichiarazione di Davide Mazzoleni, la cui omonima galleria era presente in fiera con due booth differenti – uno dedicato ai grandi maestri del Novecento, l’altro all’arte contemporanea: «Siamo molto soddisfatti di questa edizione di miart, che ha segnato il rientro alla normalità», rivela a exibart. «Molto positivo il feedback sullo stand Contemporary: abbiamo venduto opere di Rebecca Moccia e di Marinella Senatore, vincitrice del Premio Acacia 2021 e prossima protagonista della mostra autunnale in galleria a Torino. Abbiamo riscontrato un collezionismo interessato ma cauto, dato forse dalla ripresa speranzosa ma ancora incerta dopo un lungo periodo di fermo».
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