La Grande Dame, o Cat Woman. Ne aveva già vissute tante di vite Leonora Carrington, quando negli anni ‘50 modellava quella statua con l’amico artista José Horna: la storia con Max Ernst, la reclusione nel manicomio di Santander, Francia, Spagna, Lisbona, poi Città del Messico. E le racchiude tutte lì le sue storie, in quel ciocco di legno levigato che ha il volto di un gatto e le braccia aggraziate da ballerina. C’è tutto – e tutto un po’ confuso, come un sogno, tante immagini lussureggianti che affollano il petto della donna, quasi un erotico intento narrativo. C’è un uovo che fluttua, quel simbolo alchemico tanto caro a Carrington e alla sua amica e artista Remedios Varos (incarna il potere femminile di creare la vita, e insieme il potenziale di rinascita e rinnovamento). E c’è una dea simile a un lupo sulla schiena della Grande Dame, sta cullando uno spirito di tarassaco immersa tra la morbida lavanda. «Si tratta della scultura più significativa mai creata dall’artista», dicono gli esperti, un’opera ambiziosa e imponente che cattura l’essenza dell’esplorazione creativa di Carrington negli anni ’50. Ebbene, Sotheby’s ne annuncia la vendita il prossimo 18 novembre, a New York. La stima? $ 5-7 milioni.
«La Grande Dame è una straordinaria espressione dell’immaginazione mitica di Leonora Carrington, che offre una nuova visione della sua visione creativa come artista», rivela Julian Dawes, Sotheby’s Head of Impressionist and Modern Art in the Americas. «Un capolavoro innegabile, occupa un posto centrale nella sua eredità artistica».
Arriva sulla scia di un’altra aggiudicazione illustre La Gran Dame. Lo scorso maggio, sempre da Sotheby’s, lo straordinario dipinto I piaceri di Dagoberto toccava quota $ 28,5 milioni: fu un record assoluto per Leonora Carrington – un record atteso, in effetti, non solo perché l’opera era garantita, ma perché si trattava del capolavoro assoluto della pittrice surrealista (ve ne parlavamo in questo articolo). E quale annata migliore, allora, per proporre il suo equivalente in scultura? «Sintetizza diverse iconografie del divino femminile in una dimensione umana”, ha affermato Anna Di Stasi, Sotheby’s Head of Latin American Art. «La Grande Dame crea un profondo senso di presenza ultraterrena, fungendo da portale surrealista per trasportare l’osservatore sia fisicamente che psichicamente nel suo meraviglioso universo»
Un’opera che dà vita alle visioni ultraterrene dell’artista, in scala umana. Verdetto finale la prossima settimana, a New York.
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