C’è una natura morta di Jean-Baptiste-Siméon Chardin in vendita da Artcurial. Anzi, una delle rare nature morte ancora in mani private, tra le 120 – il numero è indicativo – dipinte dall’artista nel corso della sua esistenza. Il soggetto: un cesto di fragole selvatiche. Ma anche una poesia tangibile, trasparenze ostentate, riverberi di luce, profili perlacei di fiori. C’è tutto questo nella tela di Chardin: un invito alla contemplazione, al silenzio profondo che fa gustare le cose al di là del loro sapore. La stima? Una cifra compresa tra € 12 e 15 milioni.
E dire che in passato le tele di Chardin non valevano fortune, come quell’Autoritratto e quel Ritratto di Madame Chardin – oggi al Louvre – acquistati nel 1811 per appena 24 franchi. «Le quotazioni», scrive Pierre Rosenberg nel suo saggio sul pittore, «cominciano a crollare quando l’artista è ancora in vita». Ma è storia vecchia, basta uno sguardo veloce all’infallibile Artprice: la sua Woman at the Fountain, lo scorso novembre, da Christie’s, ha toccato il tetto di € 7,1 milioni. Ancora più recente: una settimana fa, da Sotheby’s, una piccola natura morta – che nel 2014 era andata per $ 67,750 – ha trovato un acquirente per $ 100,800. Ottime aspettative insomma per la battitura di Artcurial: la piramide di fragole, capolavoro dell’artista, punta dritto a un’aggiudicazione stellare.
«Guardate quei due garofani, commentavano nel 1863 Edmond e Jules de Goncourt sulla Gazette des Beaux-Arts, «sono nient’altro che una striscia di bianco e blu». E poi, quasi a consigliarne la fruizione: «Fate un piccolo passo indietro ora, e i fiori si alzano dalla tela man mano che ci si allontana, il disegno frondoso del garofano, il cuore del fiore, la sua ombra delicata, le sue stropicciature e lacrime, tutto sboccia e si riunisce». Colpo di scena. «Ecco il miracolo delle cose che Chardin dipinge: modellate nella massa e nell’insieme dei loro contorni, disegnate con la loro luce e fatte, per così dire, dell’anima del colore, sembrano staccarsi dalla superficie e prendere vita, per non so quale meravigliosa operazione ottica tra la tela e lo spettatore, nello spazio».
Non poteva che vantare un curriculum illustre una tela simile, così vicina al Cesto di prugne (oggi al Louvre) o all’iconico Bicchiere di acqua e caffettiera (Pittsburgh, Carnegie Institute of Art). Le fragole di Chardin sono state esposte al Salon, nel 1761, per poi tornare alla ribalta circa un secolo più tardi, ai tempi in cui François Marcille setacciava i mercatini alla ricerca di tesori. In pieno Ottocento erano circa 4500 i dipinti della sua raccolta – incluso l’esemplare offerto oggi da Artcurial e Cabinet Turquin, esatto. È stato tramandato di generazione in generazione dai suoi discendenti, nella prestigiosa Collezione Marcille. E ora è pronto a passare di mano, il prossimo 23 marzo, alla Old Master & 19th Century Art di Parigi.
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