Più di 150 lotti che ripercorrono in pochi attimi 500 anni di storia, senza mai perdere il filo. Capolavori di ogni genere, da ogni dove, che riflettono l’animo curioso, innovatore, sempre appassionato, del suo proprietario illustre. «L’arte è sia analitica che emotiva», confidava Paul G. Allen alla sua esecutrice testamentaria, la sorella Jody Allen. Ed ecco a 4 anni dalla morte del co-fondatore di Microsoft l’annuncio sensazionale: nel novembre 2022, la sua collezione sarà dispersa da Christie’s al Rockefeller Center di New York con una stima impressionante, oltre un miliardo di dollari. «La più grande ed eccezionale asta d’arte della storia», si sbilanciano senza indugi dalla maison; e d’improvviso l’impresa Macklowe della competitor Sotheby’s – portata a segno l’anno scorso per un totale di 922,2 milioni di dollari – non sembra più un appannaggio così lontano.
«La vita di Paul è stata guidata dal desiderio di rendere il mondo un posto migliore», dichiara alla stampa Guillaume Cerutti, Chief Executive Officer di Christie’s. «Riteniamo che presentare la sua collezione all’asta e dare l’opportunità a un pubblico più vasto di scoprirla sarà un giusto tributo per celebrare la sua visione e la sua eredità». Una scelta in linea con la vita dell’informatico americano, di sicuro. Collezionista d’arte da decenni, fine intenditore, Allen iniziò a condividere i pezzi della sua raccolta già alla fine degli anni ’90 con decine di prestiti – spesso anonimi – a musei e istituzioni. Non solo. Nel 2016, la mostra itinerante Seeing Nature puntava i riflettori sul paesaggio e la sua resa, sullo sviluppo di un genere sempre attuale, eppure così vasto, attraverso le pagine della storia. La provenienza di quelle vedute d’eccezione? La collezione di Allen, ovviamente. «Devi farlo perché ami le opere… e sai che tutte queste opere ti sopravviveranno», diceva. «Sei solo un custode temporaneo».
Un paio di tesori in vendita, soltanto per rendere l’idea. Inizio non proprio in sordina con La Montagne Sainte-Victoire, opera imprescindibile di Paul Cézanne, calma apparente, eppure ossessiva, offerta con una stima su richiesta «in excess of $ 100 million». C’è anche Small False Start del 1960, con quelle pennellate grandi, frenetiche, di certo iconiche della ricerca di Jasper Johns (la valutazione, qui, è «in excess of $ 50 million»). E poi ancora Bruegel il Giovane, Canaletto – un elenco, quello di Christie’s, che sembra l’inventario ben riuscito di un museo. Ciliegina sulla torta: per volere di Allen, tutti i proventi dell’incanto saranno destinati alla filantropia. A rendere il mondo un posto migliore, si diceva, a influenzare positivamente le generazioni a venire. Leitmotiv costante martellante impellente dell’esistenza di un collezionista illuminato.
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