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L’arte contemporanea tra i grattacieli di New York, i vecchi maestri nell’autunno di Milano. È tempo di AMART, la mostra dell’antiquariato organizzata dall’Associazione Antiquari Milanesi che apre i battenti oggi (ieri sera la preview su invito) nelle sale del Palazzo della Permanente. Oltre 60 gallerie italiane e internazionali, una sfilza di old masters esposti tra gli stand, tra dipinti, sculture, tappeti, gioielli, pezzi unici di alto artigianato, nessuno escluso. A partire da una Madonna col Bambino esposta da Callea Antichità Design, di recente il prof. Andrea De Marchi e Cecilia Martelli hanno riconosciuto in Domenico Ghirlandaio il suo autore d’eccezione. È presentata con una discendenza ben tracciata, ad AMART: fu di proprietà di Matilda Rausch Dodge Wilson, moglie di John Dodge, tra i fondatori della Dodge Motor Company. Nel 1927, eccola troneggiare sopra il caminetto del soggiorno nella sua residenza di Meadow Brook Hall, a Rochester. Il suo asking price, oggi: circa € 840.000. «Me l’aspettavo al Tefaf un’opera così!», commentava ieri sera un visitatore, tra i corridoi affollati della preview. Ed è in ottima compagnia. C’è anche Ritorno dal pascolo di Rembrandt Bugatti del 1901 tra i pezzi forti della nuovissima edizione di AMART, «probabilmente la sua prima opera in bronzo», riportano ancora da Callea. La valutazione, stavolta: intorno a € 470.000.
«Il livello eccellente di quanto è esposto è la peculiarità e il vanto di AMART 2023», rivela a exibart Michele Subert, Presidente di Subert e Presidente Associazione Antiquari Milanesi. «Ognuno dei 65 mercanti antiquari ha profuso grande impegno nella preparazione della mostra. Molte delle opere, pur provenendo da collezioni prestigiose, sono inedite. Sempre comunque di alto valore artistico e storico e corredate da studi critici inappuntabili. Pertanto come Associazione Antiquari Milanesi siamo ottimisti e pensiamo che AMART riscuoterà successo tra il pubblico dei collezionisti e dei visitatori».
Proseguiamo a zig zag. È monografico lo stand di Galleria W. Apolloni – Laocoon Gallery, interamente dedicato al pittore Achille Funi – con un range di pezzi che spazia da € 8000 a € 150.000. Funi che, proprio in questo periodo, a Ferrara, è protagonista di una grande antologica a Palazzo dei Diamanti – qualcuno ha parlato perfino di una Funi renaissance. «Credo che l’interesse per Funi nasca da una diversa sensibilità del momento presente, postmoderno, per gli stili e le maniere che riprendono l’arte del passato più antico», commenta a exibart il gallerista Marco Fabio Apolloni. «Funi pompeiano, neoclassico, rinascimentale, risulta a nostri occhi paradossalmente moderno, forse più oggi di allora, quando l’enfasi del regime sulle antiche glorie d’Italia non permetteva di vedere Funi quale veramente fu, un visionario tanto passatista nell’ispirazione quanto avanzatissimo nella maniera moderna del suo dipingere». Gli occhi, nello stand 29, finiscono dritti sulla parete destra, su una grande tavola a tempera – quasi 5 x 2 metri – con fondo a foglia d’oro. È il Parnaso, probabilmente il migliore e più riuscito esempio di mitografia pittorica sul tema di Apollo e delle nove Muse. Una sequenza di corpi marmorei, eleganti, insieme monumentali. Sembra strappata dalla parete di una villa pompeiana.
Una Bottega di scultore di Balthasar Van Den Bossche da Altomani & Sons, una magnifica Natura morta della cerchia di Melèndez da Lampronti (la settimana scorsa era esposta a Flashback, a Torino), la piramide di corpi di Leandro e le Nereidi, di Giulio Carpioni, nella selezione di Tornabuoni Arte, insieme a una cinquecentesca Madonna col Bambino di Giovanni di Niccolò Mansueti. E c’è anche una Madonna col Bambino in trono tra le Sante Caterina d’Alessandria e Margherita d’Antiochia di Goswin van der Weyden, 1500-1510 circa, che lo scorso marzo era in asta da Aguttes, a Parigi, con una stima di € 200-300.000.
Non solo antico. Per la sua prima partecipazione ad AMART, la Galleria Copetti ha scelto di portare opere inedite di Mirko Basaldella e Giacomo Manzù, tra cui un’importante scultura in legno di Basaldella, dei pannelli in cemento dipinto molto rari e particolari e opere su carta dal periodo figurativo al periodo informale, e di Manzù una scultura in bronzo dorato Divertimento (Gru). Prezzi da qualche migliaio di euro per delle opere su carta, ovviamente a salire per le sculture. E così anche Società di Belle Arti, con una bella selezione che varia da Donna al caffè di Federico Zandomeneghi (€ 250.000-300.000) a Paesaggio della Senna con cielo grigio di Giuseppe De Nittis (€ 150.000-180.000), passando per Vinci di Telemaco Signorini (€ 100.000-150.000) e Paesaggio di Silvestro Lega (€ 100.000-150.000).
Altri nomi altisonanti: troviamo Melanconia I di Albrecht Durer, anno 1514, da Salamon Fine Arts (€ 120.000), mentre una Santa Caterina d’Alessandriaè in vendita da Arcuti Fine Art, prezzo € 80.000. Sempre da Arcuti, occhio al magnifico tankard in avorio interamente scolpito, sulla sinistra, la scena è quella di un Annibale in battaglia, metà XIX secolo. Poi un retroscena indicativo: Caiati Old Masters presenzia, tra gli altri, con un Ubaldo Gandolfi da € 35.000 e con una minuscola (12,5×16 cm), preziosa Natura morta con elmo di Hippolyte Pierre Delanoy, ma avrebbe dovuto partecipare con una tela di Hayez: l’ha appena venduta agli Uffizi, a proposito di clienti d’eccezione.
L’appuntamento con l’arte antica è a Palazzo della Permanente, zona Turati, a Milano. Fino a domenica 12 novembre.