08 giugno 2024

Anche Franz Kafka ha avuto il blocco dello scrittore

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A 100 anni dalla morte dell’autore de “La metamorfosi”, Sotheby’s mette all’asta la lettera che rivela il periodo buio della sua carriera. Stima: 70.000 - 90.000 sterline

Kafka blocco scrittore
Courtesy of Sotheby's

«Quando le preoccupazioni sono penetrate in un certo strato dell’esistenza interiore, lo scrivere e il lamentarsi ovviamente cessano, anzi la mia resistenza non è stata troppo forte». Anche la mano che ha scritto uno dei testi più importanti della letteratura del Novecento, trasformando un uomo in uno scarafaggio (La metamorfosi, 1915) e stravolgendone strutture e narrazioni, ha sofferto del blocco dello scrittore. In questa intima e privata lettera, Franz Kafka confessa al suo mittente l’amarezza e la sofferta impotenza di una penna rivoluzionaria desiderosa di scrivere ma incapace di farlo.

Nel mese in cui ricorre il 100° anniversario della morte dell’autore (3 giugno 1924), Sotheby’s offre questa rara lettera nella vendita online Books & Manuscripts Specialist a Londra, aperta alle offerte dal 27 giugno all’11 luglio, con una stima di £ 70.000 – 90.000. La lettera, stesa da poche parole che ricoprono appena la superficie di una pagina, risale alla primavera del 1920 e apre a una lettura diversa dell’autore, a un’umana e sincera comprensione. «La vita e le opere di Franz Kafka sono state a lungo fonte di fascino in tutto il mondo. Questa rara lettera offre un raro assaggio dello stato d’animo del grande scrittore durante un periodo tumultuoso della sua vita», dichiara Gabriel Heaton, Sotheby’s Books & Manuscripts Specialist. «La lettera rivela come la scrittura gli abbia richiesto intense e profonde riserve di forza interiore, mentre era alle prese con una profonda insicurezza e preoccupazione per l’inutilità del suo lavoro. Possiamo anche essere tutti grati che Kafka abbia continuato a prendere in mano la sua penna nonostante il suo paralizzante blocco dello scrittore».

Kafka blocco scrittore
Courtesy of Sotheby’s

Nonostante alcune pubblicazioni dei suoi scritti, il vero successo dell’autore seguì solo dopo la sua morte e nella sua vita soffrì di una profonda insicurezza, insieme a rapporti conflittuali e a una continua indagine esistenziale a cui dobbiamo la forza delle sue opere. In questa commovente e personale lettera, indirizzata all’amico e poeta austriaco Albert Ehrenstein, Kafka confessa di non saper più scrivere. Si conosce poco del blocco dello scrittore che lo affliggeva nell’ultima parte della sua carriera, emerso solo dopo dai suoi diari personali, in cui lasciò persino delle istruzioni per la sua opera inedita da bruciare alla sua morte.

Kafka ed Ehrenstein si incontrarono per la prima volta a Berlino nel 1913, quando Ehrenstein pubblicò uno dei primi pezzi di critica letteraria pubblicati sull’autore boemo: una recensione lusinghiera sulla sua prima raccolta di racconti sul Berliner Tageblatt. I due strinsero una profonda amicizia. Negli anni della stesura di questa lettera, Ehrenstein era editore della rivista letteraria espressionista Die Gefährten e chiese a Kafka un contributo. È qui che lui confessò il suo blocco: «Sono tre anni che non scrivo niente, quello che viene pubblicato ora sono cose vecchie, non ho nessun altro lavoro, nemmeno iniziato».

Anche se Kafka non lo esplicita, il blocco dello scrittore coincise con la sua diagnosi di tubercolosi nel 1917. La lettera è stata scritta durante il periodo in cui si stava sottoponendo a un trattamento curativo nel sanatorio di Merano, nel nord Italia. Fu in questo periodo che Kafka iniziò, inoltre, la storia d’amore più intensa e travolgente della sua vita con la giornalista e scrittrice ceca, traduttrice delle sue opere, Milena Pollaková-Jesenská – la raccolta Lettere a Milena (1958) ne è testimonianza. Un amore impossibile fatto di 130 lettere e due incontri, dal 1920 al 1923, di cui si conosce solo la corrispondenza di lui mentre le risposte di lei possiamo solo immaginarle.

Anche se la malattia continuava a deteriorarlo fisicamente, Milena gli diede una nuova fiducia e fu con il suo sostegno che iniziò i suoi ultimi capolavori letterali tra cui Il castello (1926) e Un digiunatore (1922-24).

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