È tempo di nuove aperture a Milano. La Galleria Eduardo Secci ha inaugurato ieri il nuovo spazio in Via Bernardino Zenale 3, a pochi passi dal Museo Cenacolo Vinciano. Ad aprire le danze è stata la mostra di Kevin Francis Gray (dal 3 giugno al 25 settembre), curata da Sergio Risaliti, mentre Radicalization Pipeline, la personale di Theo Triantafyllidis, ha avviato le proposte del project space NOVO. Ma che cosa spinge a sfidare un momento così delicato, ad andare controcorrente, aprendo proprio adesso una nuova sede espositiva? E come si identifica la galleria milanese rispetto alla “sorella” fiorentina? Ne abbiamo parlato con Eduardo Secci prima dell’inaugurazione.
In che modo Eduardo Secci Milano rispecchia l’anima della sede fiorentina?
«Eduardo Secci Milano è un’estensione necessaria di Eduardo Secci Firenze. Ci permette di avvicinarci sempre più a quello che era già diventato un importante epicentro dei nostri collezionisti. Inoltre, abbiamo ritenuto che fosse giunto il momento di confrontarci con più realtà, in una scena culturale più vivace e internazionale. Sin dagli inizi, la galleria Eduardo Secci non segue le mode, bensì preferisce le ricerche coerenti con la propria linea curatoriale. Con diversi artisti, tra cui Richard Dupont e Alfredo Pirri, lavoriamo da molti anni e non intendiamo trascurarli, seppure abbiamo intenzione di portare considerevoli novità nel programma milanese. Stiamo, difatti, ragionando su mostre che danno continuità con il percorso intrapreso precedentemente».
Quali, invece, le differenze sostanziali tra le due gallerie?
«Entrambe le gallerie rispecchiano i nostri interessi e le loro proposte espositive sono affini. La volontà è, però, di presentare a Milano principalmente gli artisti stranieri».
È Kevin Francis Gray a inaugurare il nuovo spazio di via Bernardino Zenale. Qualche anticipazione sulla mostra?
«Kevin Francis Gray ed io siamo amici da tempo. È un artista che amo moltissimo e che seguo fin dal suo esordio. Quando abbiamo deciso che fosse il momento giusto per lavorare insieme, ne sono stato davvero felice. Questa è la sua prima personale in galleria e personalmente ci tengo molto. Abbiamo voluto concepire una mostra raffinata, che riunisse le sue opere più note e non solo, sviluppando un linguaggio nuovo. Penso che il risultato sia straordinario. Non vorrei svelare altro, lascio scoprirlo».
Se dovesse scegliere una sola opera, invece, per raccontare la personale di Theo Triantafyllidis?
«Trovo molto interessanti le installazioni di Theo Triantafyllidis. Riuscire a mescolare in modo così fluido il mondo virtuale con la realtà è davvero impeccabile! È difficile per me scegliere un solo lavoro. Rispetto a questa mostra nel project space NOVO, sono affascinato da come è stato ideato un allestimento eccezionale, che vede dialogare la video installazione e i lavori in ceramica».
Un’ultima domanda. Perché aprire una seconda galleria a Milano, soprattutto in questo momento?
«Aprendo il nuovo spazio a Milano, ho voluto lanciare un segnale propositivo che dimostra come anche le giovani gallerie crescono. E non c’è momento migliore di adesso».
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