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Anselm Kiefer (Donaueschingen, 1945) sfida lo spazio della Sala dello Scrutinio, a Venezia, a Palazzo Ducale. Dialoga con i maestri che lo hanno preceduto, a partire da Tintoretto, Bellini, Veronese, Tiziano. Crea un ponte – o, meglio, una scala – tra pavimento e soffitto, riempie ogni incavo di materia, biciclette, costellazioni, forse anche spighe e papaveri sgualciti. S’impone con forza alla vista del visitatore, lo ingloba, senza estraniarlo. Mantiene l’eleganza, l’equilibrio che domina, imperturbabile, l’inquietudine del caos. E stupisce, e crea poesia. «Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce»: parlava così il filosofo veneto Andrea Emo (1901-1983), che Kiefer incontra per la prima volta, solo tramite i suoi scritti, sei anni fa; oggi questo è il titolo della mostra a cura di Gabriella Belli e Janne Sirén, in scena fino al 6 gennaio, e sembra riecheggiare quel devastante incendio che, nel 1577, bruciò l’intera decorazione della sala di Palazzo Ducale (date un’occhiata qui). Ma quanto costa all’incanto un suo capolavoro? Il suo turnover, nel 2021, ha toccato quota $ 5,3 milioni, con 31 lotti venduti tra gennaio e dicembre – vale a dire il 301° posto nella classifica globale. Nel 2022 ha registrato un buon aumento degli indici di prezzo del 15,1%, con $ 8,7 milioni di fatturato totale e un posizionamento al 174° posto (dati Artprice). Le opere più pagate di sempre? Ecco il podio delle aggiudicazioni, rimasto invariato dal 2019.