Situato nel South Beach, il Miami Convention Center ospiterà per tre giorni dall’8 al 10 dicembre 2023 la più importante fiera d’arte contemporanea al mondo: Art Basel Miami. Per una galleria, ottenere un posto come espositore, può essere un punto di svolta, ma parteciparvi non è semplice. La domanda viene esaminata da un attento comitato di critici galleristi professionisti del settore interessati a portare in fiera novità e divertimento.
Ed è proprio questo che si percepisce entrando in fiera, la frizzantezza delle proposte artistiche guidate da Vincenzo de Bellis, direttore delle fiere e delle piattaforme espositive in tutto il mondo di Art Basel. Ricordiamo che il nostro illustre connazionale fece decollare la fiera miart a Milano, facendola passare da una vetrina regionale con 90 espositori a una piattaforma di livello internazionale. La sua personale e riconoscibile regia ha come obiettivo non quello di mostrare solo vetrine commerciali, ma mostre fisiche che si basino su reti di contatto con il mondo dell’arte e delle gallerie. Il prossimo anno la direzione passerà nelle mani di Detroit Bridget Finn che annuncia di ampliare la manifestazione valorizzando espressioni e prospettive diverse. Grazie al suo interessante curriculum che l’ha vista Ceo della piattaforma espositiva Art Mile Detroit e direttrice della pianificazione strategica, sicuramente ci sarà maggiore connessione mediatica.
Art Basel nasce parlando tedesco, in Svizzera a Basile dai galleristi Ernest Bayeler, Trudl Bruckner e Balz Hil e approda a Miami solo nel 2000, considerata ombelico delle Americhe e porta di ingresso per l’America Latina e i Caraibi. Passeggiando tra i padiglioni si dimentica che si è in una città della Florida, dell’America, piuttosto gli idiomi ispanici ci catapultano nel colorato mondo latino. Grande attenzione, all’America Latina si ha nella Conversation luogo su cui si alternano dibattiti curati da Emily Butler con trentacinque leader tra artisti, direttori museali, collezionisti, cantautori e filantropi. La tavola rotonda è incentrata sul tema della scena artistica proposta dal Sud America con il focus sulla Florida, come fecondo terreno di scambio culturale, nonché ecosistema fragile e in pericolo.
Entrando nel vivo di Art Basel Miami, quest’anno il layout fieristico si presenta rinnovato, strutturato attorno a cinque piazze che favoriscono la fluidità della visita. Sono 277 gallerie quelle presenti, con un leggero calo rispetto al precedente anno 2022 del 2%, ma con venticinque nuove entrate provenienti da New York, Los Angeles, S. Paulo, Montreal, Varsavia, Cairo e Città del Messico. Con grandi stand ricchi di proposte artistiche si presentano Gagosian, con l’esplorazione di oggetti che prendono valenze nuove, tra astratto e concettuale, surrogati e ambigui, e la galleria Pace, che alterna opere di Thomas Nozkowski, Lynda Benglis, con le sue sculture in bronzo ispirate a forme annodate che si ricollegano al tempo trascorso con sua nonna mentre insieme lavoravano all’uncinetto, e il coloratissimo Hank Willis Thomas, artista concettuale americano sensibile a tematiche sull’identità e alla cultura afroamericana. L’artista francese JR espone un’opera a tecnica mista e light box che ci rimandano a cercare il grande murales fuori dalla fiera dal titolo The Chronicles, ispirato a Diego Rivera Wynwood district e inaugurato in occasione di Art Basel Miami. JR, famoso per le sue scenografiche installazioni con l’utilizzo della carta e della colla, immortala 1048 persone offrendo un’attenta analisi sulla vita e gli abitanti dei quartieri periferici di Miami.
La galleria Hauser & Wirth, invece, presenta la nuova arrivata nella scuderia: l’artista africana Uman,nata in Somalia e cresciuta in Kenya, emigrata in Germania e approdata a New York. I suoi dipinti sono come esplosioni colorate, piene di geometrie esploranti il fisico e il metafisico. Cerchi che si rincorrono, linee che, come fili, esplodono nella tela, eseguiti con vernice ad olio, pittura acrilica tecniche di collage. Le opere rimandano alla sua felice infanzia africana e all’educazione alla calligrafia araba. Dipinto venduto a 90000 dollari e sostituito da un coloratissimo lavoro di Catherine Goodman.
A distanza di pochi stand, Lia Rumma galleria italiana con sede a Napoli e Milano. Porta in mostra dodici artisti tra cui Paolo Icaro, Ugo Mullas lasciando a casa le opere di Marina Abramovic. Le gallerie italiane oltre a Rumma, sono un gran numero, segnalo: Artiaco , Massimo de Carlo, Cardi Gallery, Kaufmann, Repetto, Peres Project, Christian Stein, Franco Noero, Lorcan O’Neill, Galleria Continua,Tornabuoni e Mazzoleni che presenterà una sezione di artisti italiani del dopoguerra, tra cui Accardi, Boetti, Bonalumi accanto a nomi più innovativi come Jesus Rafael Soto. Un riuscito connubio tra spazio e materia e tecnologia e storia.
Proposte interessanti nello stand delle gallerie di Londra White Cube, la prima che credette in giovani talenti come Hirst, e la galleria Lisson pioniera della Minimal Art. Quest’ultima porta in mostrai i grandi nomi della sua scuderia come Lygia Pape, Antony Gormley e Tiona Nekkia McClodden. La galleria Zwirner di New York, con sei sedi nel mondo, è presente in fiera con Alice Neel , Katherine Bernhardt con l’opera Worldie una chiara citazione al giocatore Messi e alla sua maglia rosa dal numero 10, venduto nel primo giorno di pre-apertura a 250000 dollari. Facchini con ingombranti casse di legno intralciano il passaggio dei visitatori come fosse un mercato all’ingrosso, mentre in ogni involucro vi è un’opera che si appresta a trovare una nuova destinazione.
Con curiosità ci avviciniamo allo stand della galleria Perrotin la cui storia interessante ha come fondatore un giovane ventunenne Emanuel Perrotin. Nell’Art Basel Miami del 2019 fu particolarmente frequentata, fotografata e criticata per la scultura in mostra di Maurizio Cattelan Comedian con una banana attaccata al muro con un adesivo grigio. Ora porta in mostra energia pura di Emma Webster, un divertente Emily Mae Smith con la sua Embrace scopa amorfa e Jean-Michel Othoniel con una lunga enorme collana di giada, ma il tempo delle banane è dunque concluso o forse no. Le ritroviamo protagoniste nel dipinto di Antonio Henrique Amaral intitolato Battlefield del 1973 ,ad olio, dove il frutto appare grossolanamente ingrandito su tele di 1 m che si attorcigliano ingiallendosi ai lati. Banane, coltelli e una corda che li unisce, metafora di 2 realtà, 2 mondi, 2 identità. Affrontando lo spinoso tema del colonialismo. Non a caso l’opera è esibita dalla galleria Kuczynsky di S. Paolo nel settore Survey, incentrato sulle presentazioni storiche e sulle denunce sociopolitiche.
Il settore Survey con 17 gallerie, fa parte dei 5 settori proposti quest’anno dall’organizzazione e aventi uno specifico argomento. Il secondo è il settore Nova con 22 gallerie, luogo per scoprire nuove realtà artistiche, più contemporanee tra dipinti psichedelici e oniriche visioni. In questa sezione, presentato dalla galleria The Ranch, l’artista Lind-Ramos Daniel propone Centinela de la luna negra, un assemblaggio di oggetti e stoffe che raccontano di mangrovie estirpate per fini capitalisti. Questo soggetto appare inerme e composto, mistico e terreno, con i nodi che ne sanciscono la fatica e il radicamento. In questo settore grande attenzione alla cultura Queer. Sempre nella sezione Nova, la galleria londinese Edel Assanti presenta l’artista francese Noemie Goudal con un’installazione industriale di tubi su cui sono appese fotografie di piante da palma del Sud America e Africa Occidentale, creando un’illusione ottica che modificando la realtà, la migliora.
Nella sezione Position con 16 gallerie, si propongono artisti emergenti come il brasiliano Weber e il messicano Robert presentati dalle gallerie Galatea e Pequod. Nel settore Kabinet 29 sono le gallerie ospiti, uno stand nello stand che offre delle vere e proprie mostre d’arte. L’artista Alberta Whittle presentata da The Modern Istitute di Glasgow, usa la pittura e il tufting per esprimersi, un modo molto attuale di infilare tessuti all’interno di un supporto in tessuto, per le sue opere di denuncia. Questa sezione si inserisce tra gli stand tradizionali, mentre le altre sono defilate alle estremità della fiera.
Per arrivare all’ultimo settore, Meridians, si deve attraversare tutto il Convention Center. Volutamente lo lasciamo alla fine perché dal labirinto degli stand, dal dedalo di proposte una accanto all’altra, con questo spazio inaspettato si conclude con un respiro e un’immersione profonda nell’arte non solo commerciale. Il settore Meridians nasce da un’idea innovativa di esposizione fieristica nel 2019. Doveva essere un grande spazio, che potesse contenere installazioni, sculture ambiziose e opere museali, opere dunque non facilmente esponibili, spazio che potesse ospitare la grandezza. Quest’anno la sezione è diretta dalla curatrice messicana Magalì Arriola.
Due le opere particolarmente affascinanti. La prima dell’artista Ebony G. Patterson, presentata dalla galleria Monique Meloche fondata a Chicago nel 2001 proponendo artisti locali e internazionali emergenti e promuovendo un’arte politicamente orientata. L’opera ciclopica con 18.3 m dal titolo bizzarro …e la rugiada spacca la terra, in 5 atti di lamento…tra, tagli…sotto le foglie …sotto il suolo… si compone di 5 grandi contenitori dalla cornice bianca, ciascuno decorato con finti fiori, piante e insetti, arti umani e torsi di donne nere senza testa per sottolineare e denunciare una violenza razzista. Interessante l’opera dell’artista libico Yurok Saif Azzur presentato dalla Galleria Nicelle Beauchene. La particolarità di questa installazione è che appare come una corte chiusa, recintata da pannelli. Le opere sono appese all’interno e al centro vi è una scultura che si intravede solo tra i buchi e le separazioni del recinto. Il visitatore avverte di essere indesiderato, intruso, e vive l’esperienza dell’essere escluso emarginato, reietto. Forte messaggio di denuncia verso i privilegi, il colonialismo e la forza combattiva di sopravvivenza degli indigeni.
Anche se Art Basel Miami si posiziona come una delle più importanti fiere commerciali al mondo, ha lanciato un segnale di forte di allarme e di attenzione verso un radicale e pericoloso cambiamento sociale, economico e politico e verso un’irreversibile distruzione ecologica. Una riflessione che può essere di monito per un cambiamento di rotta. Forse è proprio vero che l’arte cambierà il mondo.
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