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New York come l’Asia. Mentre va in scena la Asian art week le case d’asta si preparano a vendere centinaia di opere di varia natura tutte provenienti dall’est del mondo. C’è chi attende l’arrivo dei grandi collezionisti di porcellane, che potrebbero essere attratti dalla possibilità di comprare una delle ceramiche custodite al MET, o una delle molte vendute nelle tre aste di Christie’s. Tra questi il magnate cinese Liu Yiqian, si proprio lui, quello che ha comprato il Modigliani più caro di sempre, e che, qualche mese prima, aveva speso la cifra record di 21 milioni di sterline per un set di tazzine in porcellana di epoca Ming, appartenute all’imperatore. Negli ultimi dieci anni la passione per la ceramica cinese è cresciuta moltissimo, tanto da far aumentare la domanda e con questa i prezzi, basti pensare a tutti gli imprenditori che stanno diventando milionari in Cina e che prima o poi vorranno custodire un oggetto che rappresenti la storia del loro paese. Uno di questi potrebbe essere il fortunato compratore di un bellissimo vaso del diciassettesimo secolo realizzati durante il regno di Kangxi della dinastia Qing, che secondo gli esperti potrebbe superare i 900mila dollari della stima alta. Con i cinesi che guidano il primo semestre del mercato dell’arte, la partita sembra persa in partenza, soprattuto per quanto riguarda l’arte contemporanea e la pittura orientale. Da tenere d’occhio i lavori di calligrafia e gli inchiostri su carta provenienti proprio dalla Cina, a detta di Christopher Reynolds, direttore di INK Studio una galleria di Hong Kong specializzata nel genere, infatti: «Le vendite di inchiostri su carta sono aumentate del doppio nel corso degli ultimi 5 anni, nonostante il crollo del mercato in generale. È ancora una situazione confusa e molto eterogenea, ma qualcosa si muove». Ed aumentano le possibilità di investimento, che siano status symbol o frutto di una passione irrefrenabile. (RP)