10 giugno 2024

Aste, le opere più costose di Félix González-Torres

di

La caducità dell’amore, della vita, dell’identità, della memoria. Sguardo ai top price dell'artista cubano, a partire dal recentissimo world record da $ 13,6 milioni

Félix González-Torres
Félix González-Torres, "Untitled" (America #3). CHRISTIE’S IMAGES LTD. 2024

Questa nuova classifica di top price è dedicata a Félix González-Torres (1957 – 1996), artista cubano conosciuto per le sue installazioni partecipative e per il suo attivismo artistico-politico. Nato a Guàimaro, Cuba, si trasferisce a New York nel 1990, dove esporrà presso la Andrea Rosen Gallery fino al 1996, anno in cui morirà a causa di complicazioni dovute all’AIDS; la malattia, tristemente associata a quel periodo storico, è uno dei temi principali della sua produzione artistica. Nelle sue opere González-Torres utilizza materiali di uso comune come lampadine, carta, caramelle, oggetti consumabili o comunque soggetti al passare del tempo, metafora perfetta per raccontare la caducità dell’amore, della vita, dell’identità e della memoria. Fondamentale nelle opere dell’artista cubano è la dimensione partecipativa, esse non raccontano un processo bensì lo attivano, creando uno spazio di inter-soggettività esplorato qualche decennio più avanti da artisti come Philippe Parreno o Jorge Pardo. Per quanto riguarda le aste, il mercato in cui è maggiormente valorizzato è quello americano: è infatti a New York che l’artista sigla i suoi tre top price, il primo dei quali proprio lo scorso mese in una delle aste più attese di Christie’s, la collezione di Rosa de la Cruz (1942 – 2024), una delle più importanti filantrope cubano – americane e fondatrice della omonima raccolta.

Untitled (América #3), 1992. $ 13,6 milioni

Da Christie’s New York, durante l’asta multimilionaria The Rosa de la Cruz Collection del 14 maggio 2024, Untitled (América #3) ha raggiunto un prezzo sbalorditivo per il mercato dell’artista, aggiudicata al suo attuale proprietario per $ 13,6 milioni. Nel 1991 González-Torres sospende due lampadine con dei cavi elettrici intrecciati: l’opera viene chiamata Untitled (March 5)#2, è dedicata al suo compagno, morto quell’anno di AIDS . Quella  appena descritta è la capostipite della serie di string light dell’artista cubano, lavori che testimoniano attraverso l’intermittenza delle loro componenti la caducità e la disarmante poeticità delle relazioni umane. A questa categoria appartiene anche Untitled (América #3): composta da lampadine, prolunga in corda e prese luminose in porcellana bianca; quest’opera di Félix González-Torres è la più costosa mai venduta all’asta, nonché una delle più emblematiche della sua produzione.

Untitled (L.A.), 1991. $ 7,7 milioni

Al secondo posto di questa classifica si trova Untitled (L.A.), battuto a $ 7,7 milioni  nel corso della Post War and Contemporary Evening Sale del 10 novembre 2015 di Christie’s, a New York. In questa installazione Félix González-Torres utilizza delle caramelle per creare una aggregazione vivente di elementi: l’opera, il pubblico, lo spazio. La compartecipazione è alla base del lavoro. Lo spettatore poteva infatti portar via una caramella e di conseguenza modificare la composizione originale. L’artista aveva previsto per questa installazione un piano di autentica personalizzata, modificando le lettere presenti all’interno della parentesi del titolo con le iniziali dell’attuale proprietario, nonché la fornitura a vita di caramelle.

Untitled, 1992$ 5,2 milioni

Untitled, con i suoi $ 5,2 milioni, è al terzo posto in questa classifica di top price. Realizzata nel 1992, l’opera viene venduta nel corso della Sotheby’s 20th/21st Century Art Evening Sale del 16 Novembre 2017, a New York. Come molti lavori dell’artista, possiamo leggere questa string light in chiave autobiografica o universale. Durante più interviste, afferma che l’incontro con Ross (il suo compagno morto nel 1991) è stato cruciale per creare il suo stile: «L’amore ti dà una ragione di vita, ma è anche un motivo di panico, si ha sempre paura di perderlo. […] Freud ha detto che mettiamo in scena le nostre paure per esorcizzarle. In un certo senso questa generosità – il rifiuto di una forma statica, di una scultura monolitica, a vantaggio di una forma fragile, instabile – era un modo per mettere in scena la mia paura di perdere Ross, che scompariva pian piano davanti ai miei occhi».

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