-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Si è conclusa ieri pomeriggio l’asta di Spike, il formato NFT dell’omonima opera di Banksy di proprietà del tenore italiano Vittorio Grigòlo (ve ne parlavamo qui). A distanza di oltre 15 anni da quando il writer staccò una pietra dalla barriera israeliana per ricavarne il proprio lavoro, un collezionista ha acquistato su Valuart il suo corrispettivo in Non-Fungible Token – e con questo i diritti per la riproduzione dell’opera d’arte digitale. Il prezzo d’aggiudicazione? Una cifra di 152.119,50 dollari, pari a 65 Ethereum, di cui il 50% destinato alle vittime dei conflitti.
«Siamo molto soddisfatti della riuscita di questa nostra prima asta che ha offerto non solo la riproduzione digitale di Spike, ma un’opera d’arte totalmente nuova», afferma Etan Genini, co-founder di Valuart. «Il viaggio della pietra Spike dalle profondità dell’universo al Mar Morto è stato accompagnato dall’interpretazione unica di E lucevan le stelle dalla Tosca di Giacomo Puccini a opera di Vittorio Grigòlo: si tratta di un’efficace dimostrazione delle potenzialità artistiche offerte dalla cryptoarte».
L’andamento della vendita ha rispecchiato i parametri delle ultime aste NFT: offerte timide – o, comunque, molto lente – all’inizio (al momento del lancio, il bid più alto era di 1,5 Ethereum, circa $3.500), esplose tutte nelle ultime ore fino all’impennata conclusiva. Niente male, in effetti, come inizio per Valuart, la piattaforma fondata nel 2021 da Vittorio Grigòlo, Michele Fiscalini ed Etan Genini con l’obiettivo di aiutare gli artisti ad accrescere il valore delle opere realizzate. Proprio di recente – per dare un’idea – l’acclamata domanda di lavoro di Steve Jobs ha toccato quota $27.000, mentre Aria di Gucci, su Christie’s, è passata di mano per $25.000 (trovate qui tutti i numeri degli ultimi mesi).
Ma il progetto ambizioso di Valuart non si esaurisce con il caso di Spike e continuerà a creare opportunità di guadagno attraverso digital artworks derivati da opere in real life: «Proseguiamo ora il nostro lavoro per la creazione e l’asta del prossimo NFT», spiega Genini, «che intende valorizzare un capolavoro dell’arte tessile italiana: il manto giubilare di Giovanni Paolo II». Appuntamento a ottobre, allora, con il secondo episodio di Valuart.