Categorie: Mercato

Bologna / Gallerist: STUDIO G7

di - 25 Gennaio 2020

Ci racconti la storia di Studio G7?

«La galleria è stata fondata da Ginevra Grigolo nel 1973; dopo una lunga ricerca sul multiplo, Ginevra ha aperto le porte alla performance, tra cui non posso non citare la celebre Relazione nel tempo di Abramović e Ulay; allo stesso tempo ha accompagnato la sua attività con un’importante riflessione critica pubblicando il mensile d’arte G7 Studio dal 1976 al 1981. Si è poi concentrata sulle tendenze concettuali e astratte, riservando particolare attenzione alla scultura. Ad un costante lavoro con artisti internazionali ha sempre affiancato una collaborazione continua con gli artisti del territorio; ha costruito un rapporto solido con tutti loro: Guerzoni, Paolini, Manai, Icaro,

Bernardoni, LeWitt, Poirier, Tremlett, Comani, Erben, Habicher, Corneli, e la lista sarebbe ben più lunga. Accanto a questa ricerca dinamica, la galleria ha partecipato negli anni alle fiere internazionali più importanti – Basilea, Colonia, Francoforte, Los Angeles, Bologna – e nel 2017 ha celebrato i 44 anni di attività negli spazi del MAMbo».

Il più grande insegnamento che hai avuto da Ginevra Grigolo?

«Parlare di lei è ancora difficile…Ginevra rimane la persona che ha subito creduto in me, e senza alcun pregiudizio mi ha accolto nel suo mondo e ha avuto la voglia di insegnarmi e di nutrire questa mia passione per l’arte. Da lei ho imparato tanto, e senza alcun dubbio i suoi più grandi insegnamenti sono stati quelli di dare massima importanza al contatto diretto con le persone e a non aver paura del proprio istinto. E soprattutto, Ginevra, mi ha mostrato come riconoscere in ogni lavoro un pezzo di vita dell’artista, e di come averne cura e rispetto».

Che cosa bisognerebbe cambiare nel “sistema dell’arte” (mercato, fiere, IVA)?

«Questa domanda è complessa, come d’altronde lo è lo stesso sistema. È difficile darti una risposta precisa. Da giovane gallerista, che porta avanti una realtà che ha così tanta storia, mi piacerebbe ci fossero meno pregiudizi e più opportunità per i colleghi della mia generazione che partono da zero. Sto sperimentando in prima persona le potenzialità di dialogo e rete con alcuni colleghi, e credo che questa possa rivelarsi la strada giusta da seguire se vogliamo che il sistema italiano abbia un peso anche a livello internazionale».

Cosa c’è nel futuro di G7?

«Il futuro della G7 è in divenire. Mi interessa creare un dialogo con generazioni diverse che sia capace di mantenere una coerenza con la storia della galleria ma che la apra anche a nuove sperimentazioni. Già da questo anno lo Studio G7 ha provato questa strada per la prima volta dopo tanto tempo, ospitando un giovane, Jacopo Mazzonelli, e affiancando il suo lavoro a quello di un maestro come Giulio Paolini. Nella sperimentazione provo a mescolare i linguaggi, vedi la scelta di

proporre Ann Veronica Janssens e Ulrich Erben. Se mi chiedi cosa voglia fare oggi, ti dico che sto cercando di proporre una programmazione capace di testimoniare il tempo che viviamo, sia quello intimo sia quello collettivo, in ogni aspetto, comprese le sue contraddizioni. Se mi chiedi del futuro, posso dirti che guardo con interesse a quello che succede fuori, e mi piacerebbe riportare la galleria nel contesto europeo».

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