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Burning Man, un’asta per sostenere il festival del deserto
Mercato
Stati Uniti, Nevada, Deserto Black Rock. Sono queste le coordinate di Burning Man, il festival che ogni anno vive per otto giorni in una zona di mondo senza agi, senza connessione, alla mercé delle tempeste e del caldo asfissiante. Dal 1991, decine di migliaia di partecipanti organizzano la propria permanenza con le attrezzature più eccentriche e danno vita a giochi, mostre e performance che culminano con l’incendio di un fantoccio di legno. Poi la pandemia: due edizioni sospese nel 2020 e nel 2021 – anche se non sono mancati i raduni non ufficiali – e la conseguente crisi economica per una realtà che «non ha sponsor aziendali» e le cui vendite dei biglietti «sono normalmente il 90% delle entrate annuali». Ma non è detta l’ultima parola.
In collaborazione con il Burning Man Project, Sotheby’s ha organizzato un’asta a sostegno di un festival che forse è più un rito che una kermesse di arte contemporanea. O forse non esiste una definizione per un evento che vede sorgere installazioni, veicoli mutanti e cattedrali nel deserto – letteralmente. La selezione dei lotti sul catalogo, incredibilmente varia, rende bene l’idea del suo carattere frastagliato, senza confini: «In linea con l’impegno del Burning Man Project per l’inclusione radicale, la diversità e l’equità», riporta la casa d’aste, «l’organizzazione sta promuovendo nuove relazioni, invitando a lavorare con artisti BIPOC».
Ed ecco che a sfilare sotto il martello digitale di Sotheby’s, fino all’8 ottobre, troviamo oltre 150 opere tra sculture, dipinti, oggetti da collezione, NFT ed esperienze uniche – inclusa la possibilità di soggiornare per tre notti nella tenuta del Duca e della Duchessa del Devonshire (stima: 5.000 – 8.000 USD). Una experience extra-ordinaria per un evento fuori dalle righe, esatto. E ce n’è davvero per tutti i gusti: da un bronzo danzante di Marco Cochrane (stima: 50.000 – 70.000 USD) a un olio su tavola di Jennybird Alcantara (stima: 30.000-50.000 USD), passando attraverso le luci “a portata di mano” degli ironici Haas Brothers (stima: 150.000 – 200.000 USD) e un piatto Leti it burn – decisamente a tema – ad opera di Marie-Claude Marchese (stima: 500-1.000 USD).
«Burning Man non è un festival!», leggiamo sulla pagina ufficiale della manifestazione. «È una città in cui quasi tutto ciò che accade è creato interamente dai suoi cittadini, che sono partecipanti attivi dell’esperienza». Una città che vive solo pochi giorni l’anno e che ha tutta l’intenzione di resistere alle intemperie. Obiettivo 2022.