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Gli NFT hanno rivoluzionato – e continuano a farlo dal 2014 – il nostro modo di aspettare, vedere e vivere il futuro, legando intrinsecamente arte e finanza. Ed è proprio nel momento in cui criptovaluta e crypto art si incontrano, che nasce qualcosa di estremamente interessante come LaCollection. Una piattaforma digitale inaugurata il 30 settembre 2021 in occasione della grande mostra su Hokusai presentata al British Museum di Londra (ve ne parlavamo qui, proprio il giorno dell’apertura). La grande retrospettiva e il museo londinese si sono prestati per fare da ‘palcoscenico’, accendendo i riflettori su ciò che questa piattaforma rappresenta: il futuro del collezionismo.
Non più un collezionismo tradizionale – messo a rischio anche dal possibile sviluppo di un mercato nero parallelo – ma un cripto collezionismo, sicuro e protetto, che dia la possibilità a chiunque di aggiudicarsi, per cifre ragionevoli, gli NFT (Non Fungible Token) dei grandi capolavori della storia dell’arte. Immaginate di fare un salto indietro nel tempo – diciamo circa una decina d’anni fa – e tornare a visitare una mostra. A fine visita si passava per il bookshop dove era possibile acquistare un bel manifesto della nostra opera preferita, da incorniciare ed appendere in cucina o in salone. Ci si accontentava di ‘sfoggiare’ la replica di un Picasso o di un Monet a buon mercato e questo bastava a chi non poteva permettersi la firma d’autore. Ma oggi qualcosa è cambiato.
LaCollection si presenta come una novità assoluta. Un potente medium tra il mondo istituzionale dell’arte, la fruizione della stessa ed un collezionismo rivoluzionato, non più appannaggio di élite finanziarie. I capolavori della storia dell’arte non sono più qualcosa di irraggiungibile per pochi, ma possono realmente e democraticamente diventare di tutti; a garantire l’autenticità dell’opera NFT c’è l’autentica del museo stesso e a proteggere le transazioni ci pensa la blockchain.
In occasione del suo lancio sul mercato la piattaforma sta presentando una carrellata di opere inedite e non dell’800 giapponese firmate dal maestro Hokusai. Ogni opera è firmata e autenticata dal museo stesso (e il British Museum è il primo grande partner istituzionale ed internazionale ad aver aderito al progetto). I prezzi vengono stabiliti in base ad una scala di valore che va dal common (10.000 repliche digitali) all’ultra rare (10 repliche), passando per il super rare, il rare e la limited editition.
Per accontentare il pubblico più esigente, poi, ci sono le aste organizzate in accordo con il museo che, presentando opere in edizione ultra rare come la Grande Onda, rappresentano quell’aspetto di esclusività tanto caro ai collezionisti di vecchia scuola. Le edizioni a più tirature, come le common e le limited, rappresentano invece il collezionismo new generation, più accessibile a tutti. Di fatto chiunque potrà aggiudicarsi il formato digitale numerato e autenticato di un capolavoro dell’arte, possedendo la proprietà digitale di quell’opera unica e non replicabile. Una volta acquistata si potrà anche decidere, in seguito, di stamparla su tela o altro, rendendola un oggetto fisico come da tradizione, per fruirne appieno.
Altro aspetto interessante e certamente non secondario è che del ricavato di ogni vendita il 3% andrà alla piattaforma per finanziare futuri progetti e partnership ed il 10% al museo. Questo nuovo meccanismo di guadagno non solo garantisce la sopravvivenza di musei e istituzioni minori anche in un momento storico in cui turismo, viaggi e incassi vengono meno, ma anche fondi e nuove frontiere per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale mondiale, reso accessibile a 360° per la prima volta nella storia.
Certamente non mancano gli scettici del caso, convinti che tale fenomeno sia solo una bolla destinata a sgonfiarsi presto o, peggio, che il nuovo collezionismo 2.0 rischi di oscurare il reale mercato dell’arte, ma non è detto che tradizione e innovazione non possano procedere di pari passo, convivendo in armonia. Sono due facce diverse della stessa medaglia che nulla tolgono l’una all’altra. Ci sarà sempre una Guernica unica e irripetibile per i più tradizionalisti ma ne esisteranno anche copie digitali, autenticate e sicure, per assecondare il gusto di una nuova cripto borghesia dell’era digitale. Solo il tempo ce lo dirà.