La forma ovoidale, una tela bianca visceralmente lacerata, quasi una superficie lunare. Non solchi, ma buchi, passa l’infinito da lì. Concetto Spaziale, La fine di Dio di Lucio Fontana sfilerà all’asta il 15 novembre, sotto il martello di Sotheby’s New York. «Può essere considerato un capolavoro di una delle più grandi serie che Fontana abbia mai eseguito», rivela Claudia Dwek, Sotheby’s Chairman, Contemporary Art, Europe. «Queste opere arrivano solo raramente sul mercato e sono indubbiamente considerate il Sacro Graal per collezionisti dell’artista e dell’arte». La stima: $ 18-22 milioni.
Per rendere l’idea della rarità del dipinto: delle 38 tele monumentali di questa serie, Concetto Spaziale, La fine di Dio è solo una delle 5 realizzate in bianco – 2 si trovano in due collezioni private europee, altre 2 nelle collezioni museali permanenti della Fondazione Prada di Milano e del Museo di Arte Contemporanea di Tokyo. Non solo. Era da 5 anni che un esemplare de La fine di Dio non incrociava lo sguardo del mercato (dalla controparte Christie’s, in tonalità marrone però, venduto nel 2018 per £ 16,3 milioni); e bisogna tornare indietro fino al 2004, a Londra, per trovare un dipinto in bianco come quello appena annunciato (trovava un acquirente da Sotheby’s, allora, per £ 1,2 milioni). «Tutti e cinque i prezzi più alti raggiunti da Fontana in asta sono stati realizzati da capolavori paragonabili a questo», specificano dalla maison di Patrick Drahi, «incluso il record d’asta di $ 29,2 milioni».
Siamo tra il 1963 e il 1964, Fontana realizza la serie in occasione di tre mostre fondamentali tra Zurigo, Milano e Parigi. A influenzarlo, allora, i primi iconici viaggi nello spazio, a partire dall’impresa del cosmonauta russo Yuri Gagarin intorno alla Terra, culminata nello stesso decennio, nel 1969, con lo sbarco sulla Luna in mondovisione. Ed eccola la trasposizione su tela di quelle fluttuazioni nello spazio, una sfilza di crateri, di forature irregolari sulla tela – tutte realizzate a mani nude. Ovviamente in bianco, il «colore più puro, meno complicato, più comprensibile», ma anche «pura semplicità, pura filosofia, filosofia spaziale [e] “filosofia cosmica”». A tratti un portale, capace di dischiudere mondi, di ampliare lo spazio fino a dimensioni nuove. «L’uomo diventerà come Dio», diceva, «diventerà spirito».
Parola agli esperti: «Concetto spaziale, La fine di Dio di Lucio Fontana», spiega Kelsey Leonard, Sotheby’s Head of Contemporary Evening Auction, New York, «rappresenta lo straordinario apice del movimento spazialista, fondato dallo stesso Fontana alla fine degli anni ’40, e la massima rappresentazione delle sue esplorazioni estetiche dello spazio. Qui Fontana dissemina perfettamente una rete di buchi, tagli e perforazioni su una superficie bianca e pura in una sorta di tempesta meteorica e, così facendo, sfida radicalmente la nostra tradizionale comprensione dei confini tra pittura, scultura e persino lo spazio stesso».
Nella sua rarissima versione lattiginosa e meteorica, Concetto spaziale è in mostra oggi e domani a Milano, Palazzo Serbelloni 22, in ottima compagnia con altri highlights di Sotheby’s della stagione, da una Natura Morta di Giorgio Morandi a una tela Aerei di Alighiero Boetti larga 3 metri. Ultima tappa, New York, con l’esito finale.
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