Christie’s aveva messo le cose in chiaro fin da subito: Warrior era pronto a diventare il capolavoro occidentale più prezioso mai offerto in Asia. Detto, fatto. Il guerriero di Jean-Michel Basquiat, a Hong Kong, ha appena vinto la sua battaglia in un’asta a lotto unico, spodestando il primato di Gerhard Richter con un nuovo traguardo da HK$ 323.6 milioni ($ 41.7 milioni).
Dipinto nel 1982, Warrior è senz’altro una delle opere più emblematiche della produzione dell’artista. Un vero combattente, proprio come il Giovane Cavaliere di Vittore Carpaccio e i più famosi gentiluomini rinascimentali, ma ritratto in modo moderno, iconico, quasi esplosivo, mentre galleggia solitario su macchie di colori astratti alla Willem de Kooning. Troneggia al centro della tela, il guerriero di Christie’s, e ci guarda negli occhi, ipnotico, eroico; brandisce una spada sempre pronta a colpire, come da tradizione, ma è un ammasso di ossa e di organi realizzati con pittura a olio, acrilico e vernice spray.
«[Basquiat] era un conoscitore entusiasta della storia dell’arte», riportano gli esperti di Christie’s, «e si immerse completamente nel canone dell’arte occidentale attraverso le sue visite ai musei di New York. Ma con un padre haitiano e una madre portoricana, era anche consapevole che quei volti, che lo fissavano dalle pareti, non assomigliassero al suo. Con la rara eccezione di dipinti come il Saint Maurice di Lucas Cranach il Vecchio […] quasi tutte le figure eroiche che incontrava nei musei erano bianche, il che lo portò a sviluppare un proprio canone di eroi neri per riempire questo vuoto». Ed eccoli quindi i suoi eroi personalissimi, tutti intrisi di presente e di autobiografia.
Il curriculum dell’opera? Straordinario, proprio come il soggetto. Il guerriero appartiene a una serie dipinta tra il 1981 e il 1982, con quelle figure gloriose in cui il colore veniva applicato direttamente sulla superficie. Era l’anno in cui Basquiat realizzò i suoi «lavori migliori», come li definiva lui stesso, da La Hara (1981) a Irony of Negro Policeman (1981) a Untitled (One Eyed Man or Xerox Face, (1982); Warrior, in particolare, incontrò presto lo sguardo del pubblico, esposto alla Akira Ikeda Gallery di Tokyo già nel 1983.
Non ci stupisce allora che la maison di Pinault abbia puntato così in alto, anticipandone con fierezza il successo sul mercato asiatico. Offerto con una stima di HK$ 240 milioni – 320 milioni ($ 31 milioni – 41 milioni) il guerriero è stato travolto da una pioggia di bid che lo hanno portato alla vetta di HK$ 323,6 milioni ($ 41.7 milioni). Si tratta del prezzo più alto mai pagato per un’opera occidentale in Asia, dicevamo, un record fino ad oggi detenuto da Abstraktes Bild (649-2) di Gerhard Richter, aggiudicata nel 2020 per HK$214,6 milioni ($ 29,2 milioni) da Sotheby’s Hong Kong.
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