La casa d’aste Christie’s dovrà pagare una multa di 16,7 milioni di dollari al procuratore distrettuale di Manhattan, per evasione fiscale. L’accusa è di non aver correttamente riscosso l’imposta sulle vendite, tra il 2013 e il 2017.
La notizia della multa milionaria, che risale allo scorso 9 aprile era stata anticipata da diverse dichiarazioni dell’ufficio del procuratore distrettuale, che ha evidenziato come Christie’s «ha ammesso di non essersi registrata per riscuotere a New York l’imposta locale sulle vendite» su specifici acquisti effettuati o consegnati nella stessa città, «nonostante abbia l’obbligo legale di farlo».
Come parte dell’accordo, Christie’s pagherà una somma forfettaria di 10 milioni di dollari, seguita da altri 6,7 milioni, in imposte sulle vendite, sanzioni e interessi all’ufficio del District Attorney di Manhattan. I fondi, basati sulle vendite imponibili effettuate tra il 2013 e il 2017, per un totale di 189 milioni di dollari, saranno versati allo Stato di New York.
Secondo i documenti diffusi dal procuratore distrettuale, le violazioni sarebbero avvenute in due divisioni della casa d’aste: una tramite gli uffici di Christie’s all’estero e nelle società affiliate, comprese quelle di Amsterdam, Dubai e Hong Kong, mentre l’altra tramite il suo reparto vendite private, Christie’s Private Sales, con sede a Londra.
La società Christie’s Private Sales avrebbe, dunque, centralizzato gli acquisti privati, invece, un tax adviser suggerì di non registrarsi per riscuotere l’imposta sulle vendite statali e locali a New York. In questo modo, nel quinquennio, la casa d’asta non ha riscosso l’imposta sulle vendite per le opere tassabili vendute dagli uffici stranieri ma consegnate ai clienti a New York tra luglio 2013 e gennaio 2017.
Il team legale di Christie’s non si sarebbe reso conto dell’errore fino al 2015, nonostante le repliche di specialisti che collaborarono, all’epoca, con la casa d’aste. Ma quando i funzionari fiscali della casa d’aste si accorsero del loro errore, avrebbero cercato di coprire le tracce. Il responsabile fiscale della casa d’aste ha, infatti, manipolato le vendite private di Christie’s come vendite da Christie’s New York, nel tentativo di evitare di destare sospetti. Il responsabile fiscale e il loro supervisore hanno abbandonato l’azienda però nel 2017, quando sono iniziate le indagini del DA, come riportato da Artnet News.
In un’intervista al portavoce di Christie’s concessa ad Artnet News, la casa d’aste ha imputato l’errore esclusivamente alla negligenza dei suoi funzionari fiscali, sottolineando la sua disponibilità nel collaborare con le indagini. «Negli ultimi anni, Christie’s ha lavorato in collaborazione con l’Ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan per risolvere problemi specifici creati a seguito di una consulenza fiscale errata che Christie’s ha ricevuto in merito all’applicazione degli obblighi fiscali sulle vendite per specifici affiliati non statunitensi», ha dichiarato il suo portavoce. «Da allora la società ha rivisto i suoi consigli e i suoi processi interni per garantire il rispetto della normativa fiscale pertinente. Questo accordo transattivo porta la questione alla piena risoluzione».
In un’altra comunicazione, il portavoce della casa d’asta ha ringraziato i pubblici ministeri per: «Aver completato questa meticolosa indagine nelle circostanze straordinarie dell’emergenza Covid-19 consegnando milioni di dollari di entrate estremamente necessarie alla città di New York». Ha poi aggiunto: «Indagini condivise e proattive come questa hanno fatto notare alle multinazionali di tutto il mondo che il privilegio di fare affari a Manhattan comporta l’obbligo di rispettare le nostre leggi fiscali, commerciali e penali».
Secondo l’ufficio del District Attorney di Manhattan, l’accordo per la multa prende in considerazione la cooperazione di Christie’s con le indagini e l’impegno nell’adottare nuove misure per conformarsi più attentamente alla normativa fiscale di New York.
Non possiamo fare a meno di apprezzare l’atteggiamento di Chrisitie’s, ma consentiteci qualche dubbio rispetto a tanta benevola accettazione.
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