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“Quello dell’arte è, ad oggi, un mercato globale a tutti gli effetti, che rileva non solo in termini numerici, ma è sempre più oggetto di interesse per il mondo della finanza e degli investimenti. Questo settore, infatti, sta assumendo sempre più i caratteri di un asset class e, in quanto tale, il tema della sua valutazione è diventato cruciale. Questa deve rispondere a esigenze del tutto nuove all’interno di un settore che è sempre stato piuttosto autoreferenziale: non è più sufficiente, infatti, che la valutazione identifichi un valore, ma deve sottostare a degli standard di professionalità ed etica formulati da professionisti che possano dimostrare qualifica, professionalità, esperienza ma soprattutto trasparenza nella metodologia adottata.”
Così Daniele Levi Formiggini, presidente della Royal Institution of Chartered Surveyors (RICS-Italia), introduce il tema della trasparenza nelle valutazioni artistiche, spiegando l’esigenza sempre maggiore di uno standard codificato che attesti in maniera univoca le il valore dell’arte antica e contemporanea.
RICS è la principale organizzazione che a livello globale definisce gli standard e regola i professionisti di tutti gli ambiti specialistici del property: dal real estate alle costruzioni, dai terreni alle infrastrutture fino ad arrivare alla personal property, di cui l’arte fa parte. RICS è stata fondata nel 1868 e conta oltre 120mila professionisti qualificati nel mondo.Gli abbiamo rivolto alcune domande sull’importanza del protocollo RICS nella valutazione dei beni artistici.
Dal settore immobiliare a quello dell’arte contemporanea: non solo i singoli professionisti ma anche istituzioni e case d’asta si basano su i vostri standard di valutazione. Attraverso quali supporti è possibile la loro diffusione?
«Da oltre 150 anni RICS è la principale organizzazione che a livello globale definisce gli standard e regola i professionisti di tutti gli ambiti specialistici del property: non solo real estate dunque, ma anche costruzioni, terreni, infrastrutture e tutto ciò che si definisce “personal property” tra cui appunto gli asset artistici. Tra questi, tra gli oltre 120.000 professionisti qualificati nel mondo e regolati dal codice di condotta RICS ci sono infatti anche – raccolti in una specifica pathway – i valutatori specializzati in arte, così come esistono case d’asta (ad esempio Bonhams) che sono Regulated by RICS. RICS è promotore degli International Valuation Standards (IVS) e del Red Book che definiscono la cornice di regole, principi generali e requisiti deontologici condivisi a livello internazionale in ambito valutativo e adottati dai professionisti di tutto il mondo che operano su tutte le tipologie di asset. E infatti gli IVS, così come il Red Book di RICS, contengono specifiche linee guida per la valutazione delle opere d’arte».
Il settore “Arts e Antiques” è di recente creazione all’interno della categoria della Personal Property di RICS. Da dove nasce l’esigenza di creare un settore specialistico apposito per questo tipo di beni?
«Sicuramente nel mercato dell’arte, e in particolare nel nostro Paese, esiste un gap di trasparenza così come di diffusione e conoscenza degli standard internazionali che rappresenta un ostacolo alla crescita del settore. È anche partendo da questa considerazione che cinque anni insieme a un gruppo di esperti abbiamo lanciato il progetto Arts & Antiques di RICS in Italia, con l’obiettivo di promuovere trasparenza e affidabilità nel campo delle valutazioni d’arte».
Come si pongono i vostri professionisti in un settore come quello dell’arte contemporanea, in cui il fair value è in costante cambiamento e i valori di mercato continuano ad oscillare?
«Quello dell’arte contemporanea è un ambito della valutazione straordinariamente complesso, sia per l’opacità che caratterizza le transazioni sul mercato primario, sia per la fluttuazione dei prezzi che è guidata da dinamiche imprevedibili, difficili da codificare e spesso estranee alle caratteristiche delle opere stesse. Nonostante questo, l’arte contemporanea rappresenta un mercato ormai talmente rilevante in termini economici e di volumi di transazioni a livello globale da rendere l’esigenza di valutazioni trasparenti e in linea con gli standard internazionali se possibile ancora più urgente».
A fronte di un consistente volume di transazioni che, secondo il Report 2018 di Art Basel, nel 2017 ha superato i 63 miliardi di dollari, si fa sempre più presente l’esigenza di standard univoci nella valutazione del valore delle opere d’arte.
«Dobbiamo fare in modo di rendere il settore artistico sempre più simile nelle assunzioni, nelle basi di valore e nella presentazione del rapporto di valutazione a quello di qualunque altro asset class».