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Damien Hirst (1965). Artista poliedrico, irriverente, controverso, è conosciuto per lavori come l’ormai proverbiale squalo da 12 milioni di dollari, The Phisically Impossibility of Death in the Mind of Someone Living (1991) o For the Love of God (2007), in cui tempesta di pietre preziose un vero cranio umano, generando la stupita esclamazione della madre da cui l’opera prende il titolo. Potremmo citare ancora la serie dei dot paintings o i suoi famosi blossom paintings, e poi ancora diverse mostre memorabili, come la grande personale a Palazzo Grassi nel 2017 e l’esposizione appena conclusa in Francia, a Château La Coste. Emerge negli anni ‘90, selezionato da Charles Saatchi, dal gruppo d’avanguardia degli Young British Artists. Di lì in poi, per l’artista sarà un susseguirsi di clamorosi successi. Se nei suoi dipinti sembra mostrarsi come un divertito commentatore delle tendenze contemporanee, le sue opere plastiche creano un vasto repertorio scultoreo, dal gusto forse un po’ kitsch e nostalgico, ma che abbraccia le più antiche tradizioni e mitologie confondendole tra loro alla luce dell’ottica atemporale globalizzata odierna. Questi sono i suoi traguardi all’asta.
The Golden Calf. £ 10.345.250
Un vitello adorno di amuleti rituali in oro 18 carati, immerso in una soluzione di formaldeide e silicone, troneggia all’interno di una teca di vetro e acciaio placcato oro che poggia su un piedistallo in marmo di Carrara. Aggiudicato da Sotheby’s per £10,3 milioni e battuto dalla sede londinese della casa d’aste nel corso della serata dedicata al più noto degli YBA, Damien Hirst – Beautiful Inside My Head Forever (Evening Sale), il 15 settembre 2008, The Golden Calf è il lavoro dell’artista più pagato in asta. È interessante notare che lo stesso giorno dell’aggiudicazione falliva Lehman Brothers, un evento catalizzatore, ultimo di una lunga serie iniziata nel febbraio 2007 con la crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti, che ha innescato una crisi finanziaria che ha avuto effetti di lunga durata sull’economia globale; al cambio infatti, considerando le fluttuazioni dei tassi particolarmente volatili di quel giorno, il prezzo di aggiudicazione, convertito in valuta statunitense, è valso al suo proprietario approssimativamente $ 18.549.600. È evidente come l’artista voglia creare una nuova tradizione statuaria e per farlo attinge liberamente da una antica mitologia: immergendo il vitello d’oro, presentato come la dea egizia Hator, nella formaldeide cerca di rallentarne il processo di invecchiamento organico, elevandolo al pari della divinità che raffigura.
Lullaby Spring (2002) £ 9.652.000
Battuta per £ 9.652.000 (che considerando i particolari tassi di cambio del tempo equivalevano a circa $ 19.211.500) nel corso della Contemporary Evening di Sotheby’s Londra il 21 giugno 2007, Lullaby Spring è al secondo posto della nostra classifica. Fa parte della serie Lullaby, che comprende anche le rispettive versioni delle restanti stagioni, e consiste in un grande armadietto in acciaio inox con vetrina, contenente migliaia di pillole disposte su ripiani e organizzate in ordine cromatico. Lullaby Spring si distingue per la sua vivace gamma di colori, che richiama la rinascita e il rinnovamento associati alla primavera. Infatti ogni pillola è accuratamente posizionata per creare un effetto armonico, suggerendo un ordine metodico che contrasta con il caos della vita. Le pillole simboleggiano la medicina e la cura, ma anche l’effimero controllo che la scienza ha sulla vita e la morte.
The Kingdom (2008) £ 9.561.250
Battuta per £ 9.561.250, al cambio del periodo specifico circa $ 17.134.690, da Sotheby’s Londra, lo stesso giorno di The Golden Calf, The Kingdom (2008) è la terza opera più costosa dello YBA. Composta dal corpo di uno squalo tigre sospeso nella soluzione di formaldeide e silicone spruzzata all’interno di una vasca di vetro e acciaio con annesso piedistallo in acciaio, è una versione del più famoso e blasonato The Phisically Impossibility of Death in the Mind of Someone Living (1991). Quest’ultimo è effettivamente l’iconico capostipite della serie da cui provengono The Kingdom e tutti gli altri squali, ovvero il grande squalo bianco The Immortal (2005), Wrath of God (2006), lo squalo diviso in due Death Explained (2007), Death Denied (2008), Fear of Flying (2009) e il mastodontico Leviathan, (2010) uno squalo balena di quasi 7 metri. L’idea di Hirst è quella di far confrontare l’osservatore con un essere incombente e minaccioso, che ancestralmente ricorda la morte nonché una presenza vera e reale. Gli squali sembrano nuotare nelle loro vasche e questo, aggiunto al rallentamento dell’invecchiamento organico dovuto alla formaldeide, rende l’esperienza dell’opera estremamente impattante. Al fine di mantenere quest’effetto, Hirst per i suoi lavori organici richiede all’acquirente di effettuare nel tempo una precisa procedura di restauro, che in alcuni casi riguarda la sostituzione della quasi totalità dell’opera.