Si torna a parlare di deaccessioning, la vendita di collezioni museali che fa discutere l’America – e non solo. In una serie di interviste, a partire dallo scorso novembre, abbiamo interrogato direttori museali e altre voci autorevoli dell’arte sui benefici e sulle minacce di questo fenomeno decisamente controverso (potete recuperarle qui). Nel frattempo – in un calderone di voci discordanti – l’Everson Museum ha affidato a Christie’s Red Composition di Pollock, il Brooklyn Museum ha messo in vendita 12 dipinti (tra cui un Cranach e un Courbet), il Baltimore Museum ha ceduto a Sotheby’s The Last Supper di Warhol. Poi la ciliegina sulla torta: secondo il New York Times, a febbraio, anche il Metropolitan Museum of Art era pronto a separarsi da alcuni lavori per affrontare 150 milioni di deficit. Un dipinto di Caravaggio, di Vermeer, di Monet? Nulla di tutto questo. In un comunicato ufficiale, Christie’s ha da poco annunciato di «essere stata incaricata di vendere una selezione di fotografie, stampe e multipli del Metropolitan» e specifica che «tutte le opere sono duplicati di lavori della collezione del Museo». In altre parole: ad essere ceduti saranno multipli o altri esemplari che il Met possiede in altre edizioni e che potrà dunque continuare a esporre, probabilmente in qualità migliore. Calcio d’angolo per le polemiche, stavolta?
«Il Metropolitan Museum utilizzerà i proventi della vendita per sostenere la cura della sua collezione». Si legge così sul comunicato di Christie’s, che rivela una scelta conforme alle nuove linee dell’Association of Art Museum Directors (AAMD): da aprile 2020 e fino al 2022, in tempo di crisi e pandemia, ai musei americani è consentito il deaccessioning delle opere in nome della direct care delle proprie collezioni (qui il regolamento completo). Ed ecco che il direttore del Met, Max Hollein, rivela ad Artnet che i proventi dell’asta di Christie’s andranno a «sostenere gli stipendi del personale addetto alla raccolta in questo anno eccezionale». Proprio come il direttore Christopher Bedford, d’altronde, che lo scorso ottobre annunciava la vendita di tre dipinti del Baltimore Museum per favorire gli aumenti salariali dei suoi dipendenti – anche se le cose, allora, non andarono esattamente a lieto fine.
Che cosa vedremo dunque sotto il martelletto di Christie’s? 168 lotti di fotografie della Guerra Civile saranno offerti in un’asta online dal 24 settembre al 7 ottobre; sedici lotti, tra cui sette immagini di Robert Frank dal suo libro Gli americani, saranno inseriti nella vendita di fotografie dal vivo del 6 ottobre; stampe e multipli, infine, saranno presenti in un ulteriore incanto online dal titolo A Graphic Century: 1875–1975, disponibile dal 4 al 18 novembre. Il totale dei proventi, secondo le stime, potrebbe raggiungere il milione di dollari.
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