© South South
In Italia li chiamiamo “i sud del mondo”. Sono quelle regioni storicamente emarginate, trascurate, dove tutto può succedere e nulla davvero si sa; quelle terre dove i confini si confondono e che ancora oggi potremmo chiamare invisibili, come le città raccontate dal Marco Polo di Calvino. La nostra Storia è profondamente eurocentrica, c’è poco da fare. E così, di rimando, la Storia dell’arte, con un’attenzione esasperata verso tutto ciò che è “nostro” e uno sguardo sempre troppo timido nella direzione dell’”altro”. Ed ecco allora la necessità di iniziative come South South, la piattaforma online lanciata da Liza Essers (proprietaria e direttrice della Goodman Gallery) per collegare gallerie, artisti e collezionisti di tutto il mondo; una vera e propria community, con la possibilità di esplorare nuove realtà, di condividere l’influenza e di sanare quel gap profondissimo che privilegia i centri dominanti a discapito del Global South.
A inaugurare la piattaforma sarà l’evento Veza (che in lingua isiZulu significa “mostrare”, “rivelare”), online dal 24 febbraio al 7 marzo. Una viewing room a tutti gli effetti, ma più dinamica e certamente più “estesa”, con oltre 50 gallerie provenienti da 30 Paesi e 5 continenti. El Apartamento (Havana), A Gentil Carioca (Rio de Janeiro), Dastan’s Basement (Tehran), First Floor Gallery (Harare), Marfa’ Projects (Beirut), Gypsum (Cairo), Rele Gallery (Lagos): è solo un assaggio dei nomi che partecipano al progetto, ma rende l’idea di un’arte globale, senza confini, dove la notorietà si condivide, non separa. E non è tutto, perché Veza apre il 23 febbraio con una live auction che, come spiega Liza Essers, «sfrutta la tecnologia delle aste per lavorare nell’interesse di gallerie e artisti»: proprio a loro – artisti e gallerie – saranno destinati tutti i profitti, con una percentuale riservata ai partner senza scopo di lucro e l’ambizione di creare un «quadro alternativo».
«South South», spiega Atsuko Ninagawa di Take Ninagawa, «riconosce la necessità di una piattaforma che possa collegare valori globali e locali, nazionali e internazionali, senza replicare le strutture di potere radicate e le esclusioni inconsce dell’uno o dell’altro. È un progetto per l’immaginazione, se non altro, in un periodo in cui il mondo sembra chiudersi in se stesso». «L’oceano collega tutti i continenti», fa eco Marcio Botner di A Gentil Carioca. «In questo momento difficile è ancora più importante essere forti e sostenere l’arte e la cultura del Global South. Artisti, collezionisti, curatori e mercanti d’arte di ogni luogo si riuniscono su un’unica piattaforma, per aumentare la coscienza del mondo attraverso la forza dell’arte».
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