18 aprile 2023

Deloitte: il fatturato delle case d’aste cresce del 12%

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Conoscere il passato per leggere il futuro. Sono le strategie ibride, le aggiudicazioni monstre e i giovani Millennials i protagonisti del nuovo report pubblicato da Deloitte

Deloitte report
Andy Warhol, Shot Sage Blue Marilyn, 1964. Foto: Christie's Images Ltd

Il fatturato delle case d’aste in crescita del 12%, strategie ibride, acquirenti in continua evoluzione. Sono questi i dati che emergono dal nuovo report di Deloitte Private sul mercato dell’arte e la sua salute internazionale, tra collezioni single owner altisonanti, aggiudicazioni stellari, nuovi poli d’attrazione che scalpitano, in giro per il globo, per aggiudicarsi l’ambito scettro mondiale. Un paio di numeri per tutti: la Paul Allen Collection che l’anno scorso, da Christie’s, ha totalizzato la cifra monstre di $ 1.6 miliardi (di cui $ 1.5 in una serata soltanto, il 9 novembre). Ma anche Shot Sage blue Marilyn di Andy Warhol, del 1964, che lo scorso maggio, sempre da Christie’s, è stata battuta a New York per oltre $ 195 milioni – conquistando senza indugi il titolo di opera del XX secolo più costosa della storia e di secondo dipinto più caro di sempre, dopo l’imprendibile Salvator Mundi di Leonardo da $ 450 milioni. Non esattamente numeri ordinari.

Ed ecco che l’arte si fa spazio attraverso le asperità del presente, il piede fisso sull’acceleratore, un anno alle spalle già difficile da replicare. Lo sa bene Parigi, che continua a gamba tesa la sua avanzata nel Vecchio Continente, anche a scapito della controparte londinese – con nuove maxi fiere che inaugurano sontuose (basta l’esempio di Paris+ par Art Basel), nuove sedi di gallerie blue-chip che vestono con grazia la loro veste  parisienne (vedi Galleria Continua, Mendes Wood e Hauser & Wirth, solo per citarne alcune), nuovi format d’asta che migrano fragorosi nella capitale francese (a partire dallo storico marchio Thinking Italian del colosso Christie’s – con tanti saluti alla famigerata tradizione).

Non solo. C’è ovviamente New York tra le piazze privilegiate dei collectors internazionali («rimane la capitale indiscussa del mercato dell’arte internazionale», riportano da Deloitte). Le super aste dei record, d’altronde, si combattono ancora lì. E prende ancora punti l’Oriente, spicca la tendenza «a intercettare i cambiamenti in Asia», scrive Pietro Ripa, Private Banker Fideuram, «che ha spinto i maggiori player globali a consolidare la loro presenza, in modo diretto o mediato, nel continente asiatico». Vedi alla voce: nuova super sede di Phillips, appena inaugurata a Hong Kong, con Sotheby’s e Christie’s che fremono (ancora per poco) ai cancelli della città. Ma anche la primissima edizione di Frieze Seoul, tra i casi più eclatanti del 2022, merito anche della partnership a tinte “local” con Kiaf, la più longeva fiera d’arte contemporanea della Corea.

Record, hype alle stelle, nuove espansioni. Corre controcorrente il mercato dell’arte dentro e fuori i confini, parla di «fuochi d’artificio» Ernesto Lanzillo, Senior Partner e Leader di Deloitte Private. Basta uno sguardo ai numeri delle majors delle aste: Christie’s ha chiuso il 2022 con un totale di $ 8.4 miliardi, seguita alle calcagna da Sotheby’s ($ 8 miliardi) e poi a ruota da Phillips ($ 1.3 miliardi) e Bonhams ($ 1 miliardo). Ma non mancano le «opacità», tiene a specificare Lanzillo, conseguenze indirette della guerra in Ucraina, dell’inflazione record, degli ultimi strascichi della pandemia che «hanno già iniziato ad affiorare nelle ultime aste del 2022, i cui risultati sono apparsi fortemente raffreddati, come anche il clima nelle fiere d’arte di chiusura dell’anno».

E mentre il 2022 segna, inesorabile, una battuta d’arresto per il settore degli NFT, pare che certi trend non accennino ad arretrare. Lo conferma puntuale il terreno delle aste, fertile tra gli altri per quel segmento ultra-contemporaneo che vede spiccare nomi come Flora Yukhnovich (1990), Anna Weyant (1995), Avery Singer (1987), tutti giovanissimi, tutti contesi a colpi di bid internazionali. «Una pittura figurativa molto colorata» e «di richiamo sui social media», per usare le parole di Deloitte, un’arte realizzata dai Millennials per i Millennials, sempre più attivi sul campo del collezionismo d’arte, con un gusto decisamente eterogeneo. E con una sensibilità ulteriore: «Oltre ad alimentare la domanda per gli artisti più giovani e “instagrammabili”», spiega Barbara Tagliaferri, Art&Finance Coordinator di Deloitte Italia, «i Millennial hanno fatto aumentare l’attenzione nei confronti di diversità e inclusione in termini di mercato, mostre ed esposizioni, portando a una maggiore visibilità per gli artisti finora considerati come minoranze (donne, afro-americani, comunità LGBT+) e dunque sottovalutati».

Ancora un’occhiata ai temi caldi del presente. «Oltre ad una crescita vigorosa in termini di fatturato e nuovi acquirenti», conclude Roberta Ghilardi, «il mondo dell’arte sta evolvendo anche in relazione ad altri aspetti fondamentali per il nostro vivere contemporaneo, la sostenibilità e l’attenzione nei confronti di diversità ed inclusione. Il tutto in un contesto di crescente consapevolezza di quanto la cultura possa contribuire allo sviluppo sostenibile, non soltanto in termini economici ed occupazionali, ma anche e soprattutto di capacità di creare benessere per le persone, inclusione e coesione sociale». Sguardo puntato, adesso, sulle sfide dell’anno nuovo.

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