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Vi avevamo già raccontato la stravagante vicenda di Configuration Mam (1961), il rilievo di Jean Arp sequestrato per rogatoria lo scorso dicembre al Museo Casorella di Locarno perché confuso con l’olio Tête nombrils (1962): quest’ultima opera, visivamente identica – o quasi – a quella esposta nella città ticinese, era stata rubata ad Arturo Schwarz nel 1981. E proprio il noto storico dell’arte e filantropo, dopo aver visionato Configuration Mam in una fotografia che circolava sul web, aveva identificato l’opera come quella a lui sottratta anni e anni prima. Dopo mesi di indagini e ricostruzioni, però, è stato dimostrato che non si tratta dello stesso lavoro: adesso Configuration Mam è tornata finalmente libera, vittima soltanto di un macroscopico abbaglio.
«In merito a quanto richiesto, dalla memoria difensiva e dalle testimonianze raccolte», dichiara il pubblico ministero Luigi Luzi, «[…] si evince che l’opera in sequestro è diversa rispetto a quella sottratta al gallerista Arturo Schwarz. L’autorità richiedente potrà pertanto procedere al dissequestro dell’opera a favore del Comune di Locarno».
Le motivazioni del dissequestro di Configuration Mam
Sono state rese note, tra l’altro, tutte le prove che hanno condotto alla “scarcerazione” di Configuration Mam, l’opera di legittima proprietà del Comune di Locarno. Non solo, come avevamo già riportato, le due teste hanno storie completamente diverse, con l’opera ticinese che ha vissuto tranquilla tra le mura del museo fin dal 1965 e Tête nombrils che, invece, avrebbe viaggiato per il mondo, da Milano a New York, con spostamenti bene attestati. E non solo, a quanto pare, la tecnica, le dimensioni, la datazione e i titoli sono differenti.
Recentemente, infatti, gli avvocati Gloria Gatti e Diego Olgiati, difensori del Comune di Locarno, hanno dimostrato che, per il fugace tempo di uno scatto, le due opere sono state catturate insieme, nella stessa stanza, su una fotografia inviata dallo stesso artista come cartolina postale e datata 1962: testimonianza, questa, che fuga ogni dubbio sull’esistenza di entrambe come esemplari distinti e che scagiona definitivamente la testa di Locarno.
«Sono molto lieta», dichiara l’avvocato Gatti, «per la positiva conclusione dell’indagine per il Museo e la città di Locarno, per i quali Configuration Mam ha valenza identitaria. Credo che questa vicenda ci abbia insegnato ancora una volta che la ricerca archivistica sulla provenienza e la ricostruzione delle opere sia fondamentale, anche nell’ambito processuale».