Ci sono almeno una dozzina di gallerie con sede nelle città italiane tra i partecipanti della nuova edizione della fiera Art Dubai, uno degli incontri d’arte contemporanea più importanti degli Emirati Arabi. Dal 1 al 3 marzo, con preview 28 e 29 febbraio, sono oltre 100 le gallerie da 40 Paesi dei sei continenti riunite nello splendido complesso di Madinat Jumeirah, una sorta di antica cittadella araba, come quelle de “Le Mille e una Notte”.
La 17esima edizione della fiera – «il momento clou» dell’Emirato, come la definì una volta la sua direttrice esecutiva, l’italiana Benedetta Ghione – vedrà proprio la presenza, tra le altre, di gallerie provenienti da Bergamo (Thomas Brambilla), Roma (Galleria Continua), Milano (Emanuela Campoli e Peres Projects), Torino (Mazzoleni, Galleria Franco Noero e Giorgio Persano), Bologna (P420 e Galleria Studio G7), Venezia (AKKA Project, che ha sede anche a Dubai e Gallery Dr. Dorothea Van Der Koelen) e Capri (Plan X), che porteranno le opere di numerosi artisti nel settore principale della fiera, Contemporary. In una gamma diversificata e ampia che copre numerosi stili e media – dalla pittura e disegno, fino alla fotografia e alla scultura – gli stand italiani presentano qui produzioni di Turi Simeti, Mario Merz, Michelangelo Pistoletto, Irma Blank, Franco Guerzoni, Gregorio Botta, Nicola De Maria, Loris Cecchini, Flavio de Marco, Andrea Francolino, Marinella Senatore, Riccardo Baruzzi, Adelaide Cioni, Ornaghi & Prestinari, Jacopo Mazzonelli, Giulia Dall’Olio, Erik Saglia e Valerio Nicolai.
Ma oltre agli italiani, le gallerie presentano opere di artisti provenienti da Stati Uniti, India, Sud Africa, Venezuela, Argentina, Arabia Saudita, Egitto, Colombia, Cina, Kosovo, Camerun, Germania, Corea, Messico, Hong Kong, Russia, Perù, Grecia e Slovenia, in chiara sintonia con lo spirito della fiera di Dubai, leader nella regione, i cui partecipanti provengono per il 60% dal Sud del mondo, ovvero una porta aperta a nuove narrazioni artistiche che stanno prendendo forza all’estero i tradizionali centri di potere. «Ciò che è esotico in altre fiere del mondo è la norma ad Art Dubai», disse una volta il curatore artistico madrileno Pablo del Val a proposito della manifestazione, che si pone l’obiettivo ospitare il meglio dell’arte contemporanea ed è strutturata in quattro sezioni, Contemporaneo, Moderno, Bawwaba e Art Dubai Digital.
Dal canto suo, la galleria Secci – con sedi a Firenze e Milano – porta in scena le opere dell’artista indiano Abul Hisham nel settore Bawwaba della fiera, il cui titolo significa “porta” in arabo e vuole essere una sorta di portale per scoprire le opere realizzate nell’ultimo anno o ad hoc per la fiera. Guidata da Emiliano Valdés, Curatore Capo del Museo d’Arte Moderna di Medellín e Curatore Associata della 10a Biennale di Gwangju, la sezione riunirà così opere di artisti che concepiscono l’arte come luogo di riconoscimento e guarigione, che affronta problemi sociali e politici, si impegna in un dialogo critico e crea un sentimento di comunità e appartenenza.
Con un piede nell’immediato presente e l’altro in ciò che il futuro riserva alla società, il settore Art Dubai Digital, curato da Auronda Scalera e Alfredo Cramerotti, è invece dedicato all’intersezione tra l’arte dei nuovi media e tecnologie, con l’obiettivo di espandere la nostra comprensione della cultura contemporanea. Lì, in quella che promette di essere la sede visivamente più impressionante e all’avanguardia della fiera, con opere di arti digitali, robotica, Intelligenza Artificiale, Realtà Aumentata, NFT, tecnologie immersive e Realtà Virtuale, sono presenti le gallerie Immaterika (Roma), che si impegna nell’autenticazione digitale delle opere d’arte tramite blockchain, e Cinello (Firenze e Milano), che ha sviluppato una tecnologia brevettata per digitalizzare e certificare capolavori provenienti da importanti musei, con nomi come Leonardo da Vinci, Raffaello o Amedeo Modigliani – ve ne parlavamo in questo articolo.
Con una notevole presenza di espositori con sede a Dubai – quest’anno si raggiungono 21 gallerie locali, è il numero più alto fino ad oggi – la 17esima edizione della principale fiera del Medio Oriente si apre scommettendo ancora sulla diversità delle narrazioni, enfatizzando le storie condivise tra le comunità di tutto il mondo, da Delhi al Cairo e da Bogotá al Guatemala. A corollario dell’attesa suscitata dalla fiera del 2024, viene presentata un’installazione digitale dell’artista Krista Kim dal titolo Heart Space: un’esperienza immersiva che consente ai visitatori di connettersi tra loro attraverso il linguaggio universale del battito cardiaco umano. In tempo reale, la frequenza cardiaca unica di ogni visitatore viene visualizzata attraverso schemi ipnotici e forme meditative visualizzate su una tela LED dinamica.
L’Emirato di Dubai, un tempo una piccola area di palme in mezzo al deserto, è riuscito a diventare una delle principali destinazioni turistiche del Medio Oriente – con un’architettura ultramoderna tra cui il Burj Khalifa, il grattacielo più alto al mondo – apre i battenti alla fiera Art Dubai fino al 3 marzo, e promette di diffondere la sua onda d’urto ai vari spazi culturali della città.
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