Una casa d’aste giovane, nata a Parigi nel 2002, con una forte propensione internazionale e sedi sparse per il globo. Opere d’arte e oggetti di lusso confezionati su misura, con uno sguardo senza limiti su collezionisti neofiti ed esperti veterani. Ancora, settori d’interesse che spaziano dalle Belle Arti agli orologi di lusso, passando attraverso vini, Comics e Street Art. Artcurial compie 20 anni, sous le ciel de Paris; e l’avamposto italiano – in Corso Venezia 22, a Milano – festeggia nello stesso anno un decennio d’apertura. Ne abbiamo parlato con Emilie Volka, direttrice di Artcurial Italia.
10 anni di Artcurial Italia. Che cosa è cambiato dal giorno zero?
«10 anni fa Artcurial approdava in Italia, scegliendo Milano come nuova casa. All’epoca, i nostri uffici di rappresentanza erano presenti solo a Bruxelles, oltre che a Parigi, e l’Italia rappresentava (e continua a rappresentare) un territorio strategico, dove i nostri rapporti con i collezionisti, già ottimi, sono diventati con il tempo ancora più solidi. Si parla del 2012, ancora non facevo parte di questa grande famiglia. Ma posso partire dal mio giorno zero, il 4 settembre 2017, quando ho colto con entusiasmo questa nuova avventura: diventare una sorta di ambasciatrice della casa d’asta francese in Italia, portando avanti l’identità di Artcurial e rafforzando il rapporto con i clienti, tramite proposte sempre nuove. Non solo giornate di valutazioni ed esposizioni di lotti di aste future, ma anche conferenze sui vari dipartimenti, vere e proprie lezioni personalizzate su oggetti in vendita all’incanto, esposizioni di giovani artisti emergenti… Vogliamo “educare” alla scelta, al riconoscimento del valore – che non è soltanto monetario – della nostra realtà materiale, che è in fondo la bellezza del collezionare!».
10 anni di Artcurial, ma anche 5, per te, come direttrice del distaccamento italiano. Ricordi il giorno in cui hai iniziato? I tuoi progetti, le tue aspettative… Una volta mi hai detto che al colloquio indossavi un vestito con i gatti…
«Il colloquio con il famoso vestito con i gatti è stato precedente, a Parigi, presso la sede madre, per parlare con i vertici di Artcurial – con il nostro CEO Nicolas Orlowsky e il compianto François Tajan. Chiuso il contratto, quando ormai era chiaro che io e Artcurial eravamo e siamo “fatti l’una per l’altra”, ho fatto un giro degli uffici per conoscere i miei futuri colleghi e da lì è partito il mignons vos chats, che in ogni caso mi ha portato fortuna! Ricordo poi molto bene il primo giorno di lavoro nell’ufficio di Corso Venezia a Milano, al mio arrivo sono stata accolta dal Direttore Europa Martin Guesnet e dai colleghi francesi dell’Ufficio Comunicazione e Relazioni con i Media, proprio per iniziare a promuovere il mio insediamento alla direzione di Artcurial Italia. Aspettative e progetti ne avevo e continuo ad averne tanti e su diversi fronti. Il nostro lavoro ci pone costantemente davanti a nuove prove, nuove storie, nuove possibilità».
Come si svolge quindi la tua giornata tipo?
Per fortuna le mie giornate non sono mai uguali. Essendo sempre a contatto con diversi collezionisti o addetti al lavoro ogni giorno vedo cose diverse e di conseguenza imparo tanto. Una mattina in un caveau per vedere gioielli e l’altro dentro un garage per vedere automobili, in una cantina piena di vino o in una soffitta a scoprire quadri. Nel mio mestiere non si guarda ma si osserva, filosofia che utilizzo anche nella vita quotidiana. Organizzo anche l’agenda dell’ufficio con le sue varie attività e i contatti con le istituzioni e possibili partner per estendere la nostra rete. Ma alla fine della mia esaltante giornata vado sempre dai miei due veri datori di lavoro, i miei figli.
La scorsa settimana è andata in scena la vendita di Design italiano a Parigi. Vuoi raccontarmi qual è stato in quest’occasione il ruolo dell’avamposto italiano?
«Artcurial Italia collabora a strettissimo contatto con tutti i dipartimenti e i relativi specialisti. In questo caso, oltre che con la responsabile del dipartimento Sabrina Dolla, ci affidiamo alle competenze della collega Justine Desprez, esperta di design italiano per Artcurial. Con loro abbiamo organizzato la nostra mostra di preview, dove era esposto il top lot dell’asta: una meravigliosa consolle firmata da Pietro Chiesa e Giò Ponti per Fontana Arte. Un pezzo di grande prestigio, con le ante a specchio e all’interno il primissimo marchio dell’azienda, venduto per quasi 203.000 euro».
E com’è andata a finire? Le italian sales hanno ancora la stessa portata del passato all’estero?
«È andata molto bene, si è venduto più del 75%. Il mercato del mobile italiano regge sempre. Il nostro scopo è quello di recuperare lotti inediti, di ottima conservazione e con una certa provenienza, dando valore alla storia artigianale e alla visione progettuale di ciascuno di essi. Se penso a qualche anno fa, le prime aste di design, che fossero in Italia o all’estero, sembravano la vendita all’incanto di mobilio di seconda mano, era tutto mischiato. Ora, vedendo i cataloghi sempre più accurati e dettagliati, si percepisce un’evoluzione importante di questo mercato. Non è un caso che sempre più case d’aste stiano costruendo vendite monotematiche e si affidino a competenze scientifiche provate da parte di esperti e specialisti».
Differenze tra i collezionisti milanesi e quelli parigini.
«Di base i collezionisti, che siano milanesi o parigini, condividono tutti due elementi fondamentali: la passione e l’interesse. Acquistare è prima di tutto cultura, poi investimento. Ma non si fa un buon investimento senza la cultura. A partire da questo concetto si può anche comprendere che vi sia un gusto più o meno allenato su specialità diverse anche a partire dalla cultura propria del Paese di origine. La storia aiuta in questo, faccio un breve esempio: la Francia avendo avuto colonie in territorio africano, è molto più sensibile a questo tipo di arte».
Domanda ancora più vasta: differenze tra lo stato di salute del mercato italiano e quello francese.
«Vedo che lo stato di salute sia per il mercato italiano che per quello francese gode di ottimo benessere, soprattutto a Parigi con l’effetto della Brexit, molti collezionisti, galleristi e antiquari si sono spostati nella Ville Lumière».
L’aneddoto che ti è rimasto più a cuore, in questi anni da Artcurial Italia.
«Mi ricordo di essere andata a casa di questa giovane coppia, appena spostata, mi hanno mostrato dei gioielli della nonna mancata da poco. Nel mucchio dei preziosi vedo spuntare una spilla a forma di ballerina, in poche parole un Van Cleef. Battuta a € 200.000: hanno estinto il mutuo».
Il lotto più iconico transitato nella sede meneghina, invece?
«Più che un lotto, una vera asta, che abbiamo parzialmente presentato a Milano in una esposizione dedicata, il Ritz. Per una settimana i nostri uffici meneghini hanno ospitato una selezione di arredi provenienti dal Ritz Paris, icona dell’hotellerie internazionale. È stato un vero e proprio successo sia da noi che all’estero».
Progetti per il futuro.
«Il nostro progetto più importante è sempre quello di tenere salda questa liaison tra Italia e Francia, sviluppandola sempre di più e, perché no, proponendo anche qui in Italia delle aste».
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