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Ultime ore per aggiudicarsi uno dei capolavori della Contemporary Art di Sotheby’s Milano, la vendita autunnale dedicata ai grandi nomi dell’arte italiana e internazionale del XX e del XXI secolo. Qualche esempio? L’importante pastello su carta di Gino Severini del 1913, Tango Argentino, esposto alle mostre futuriste di Firenze e Napoli rispettivamente nel 1913 e nel 1914, e poi lontano dai riflettori del mercato negli ultimi 56 anni (stima: 400mila-600mila euro). O ancora La gourmandise di Leonor Fini, datato 1929, un olio su tavola appartenente alla fase del Realismo Magico dell’artista – perfettamente in linea con la mostra in scena al Palazzo Reale di Milano (stima: 60mila-80mila). A proposito di mostre milanesi: tra i protagonisti dell’asta di Sotheby’s anche un’opera di Domenico Gnoli, il pittore dei dettagli che incanta i visitatori della Fondazione Prada con la sua rigorosissima poesia (L’albero della vanità, stima: 50mila-70mila euro).
«L’asta di novembre è la terza vendita di arte contemporanea organizzata da Sotheby’s Italia durante quest’anno», spiegano gli esperti di Palazzo Serbelloni, «e le ultime due hanno raggiunto totali superiori alle loro stime massime, con una percentuale del venduto di oltre il 90%». E aggiungono: «Guardando alle aste italiane di Sotheby’s nel 2021, la casa d’aste è sulla buona strada per confermarsi leader nazionale di settore, con un totale complessivo attualmente in crescita del 33% rispetto allo stesso periodo del 2020».
Una rapida rassegna degli altri highlights del catalogo – quelli che, se l’esperienza dell’ultimo anno non inganna, terremo d’occhio per il rush finale. È il caso di Mario Schifano, che presenzia con Cartello del 1960, «probabilmente», dicono da Sotheby’s, «uno dei primissimi monocromi dell’artista» (stima: 550mila-700mila euro). E non poteva mancare l’artista dei sacchi, delle ferite, delle lacerazioni, Alberto Burri, rappresentato qui da un Nero del 1955 (800mila-1,2 milioni euro) e da una Combustione del 1960 mai offerta prima all’asta (150mila-200mila euro). Nemmeno a dirlo: anche stavolta, la qualità è quella delle grandi mostre dedicate all’artista, come l’imperdibile retrospettiva attualmente in corso ad Alba, alla Fondazione Ferrero.
Un Lucio Fontana in verde (stima: 500mila-700mila euro), un Achrome di Piero Manzoni esposto nientemeno che alla Tate Gallery nel 1974 (stima: 150mila-200mila euro) e l’attenzione si posa su una monumentale biro di Alighiero Boetti, Il dolce far niente, ospitato al MADRE di Napoli in occasione della retrospettiva del 1973 (stima: 350mila- 450mila euro). Non è da meno l’iconico Josef Albers dal titolo Study for Homage to the Square: Sel: E.B.7 del 1969, che faceva parte della collezione di Ernst e Hildy Beyeler, i fondatori dell’omonima Fondazione (stima: 180mila-250mila euro), e così anche due lavori di Christo e Jeanne-Claude, offerti rispettivamente per 100mila-150mila euro e 40mila-60mila euro. Insomma, le provenienze e i curricula espositivi non lasciano certo a bocca asciutta. E per chi volesse dare uno sguardo alle opere prima dell’inesorabile martello finale, la mostra a Palazzo Serbelloni è aperta fino alle 18 di questo pomeriggio. Fair Warning, affrettatevi.