Ha aperto ieri al pubblico la prima fiera di arte contemporanea di Singapore, che propone un focus sull’arte proveniente dai paesi mediorientali, parte del distretto noto come ME.NA.SA (Middle East, North Africa, South and South East Asia). Con la supervisione di una commissione scientifica composta da artisti, collezionisti e direttori di musei, la fiera si suddivide in diversi padiglioni: il primo, e più ampio, dedicato a Medio Oriente e Nord Africa, curato da Catherine David, vicedirettrice del Centre George Pompidou di Parigi; il secondo padiglione è sul tema “Contemporary Lebanon: Art Beyond Violence”; il terzo padiglione è occupato da un solo show del malesiano Ibrahim Hussein. Come in ogni fiera che si rispetti, poi, è previsto un progetto dedicato alla video arte e un fitto programma di Talks e eventi collaterali.
E a proposito di Oriente, è di pochi giorni fa il nuovo record delle aste. Un magnifico arazzo tibetano di circa 600 anni, è stato acquistato durante la vendita di arte orientale da Christies, per la eccezionale cifra di 45milioni di dollari, da Liu Yiqian, uno dei cinesi più ricchi del mondo secondo Forbes. L’appassionato collezionista forse passerà alla storia come l’uomo che ha pagato di più per un’opera d’arte orientale in una casa d’aste internazionale. E non a caso è un cinese. Si perché è nota anche Oltreoceano la passione tutta oriente-centrica dei collezionisti orientali, tendenza confermata anche dalla fiera di Singapore.
Se per certi versi la crescita del mercato interno è inevitabile, data la difficoltà di far entrare opere d’arte in Cina, per via delle tasse altissime, d’altra parte si attesta un maggiore interesse dei collezionisti cinesi per l’arte occidentale, soprattutto per quella del dopoguerra. Già nel 2013 Christies registrava alcune importanti vendite sul mercato cinese di un Rembrandt, un Morandi ed alcuni Picasso.
Questo vento nuovo da Est, si è trasformato in bufera giorni fa: durante un asta nella sede newyorchese di Sotheby’s un produttore cinematografico cinese ha comprato un Van Gogh pagandolo 62 milioni di dollari, la cifra più alta spesa da un cinese Oltreoceano per un’opera occidentale. L’ennesimo record. A prova del fatto che il collezionismo in oriente sta diventando più maturo e selettivo, affiancando l’attenzione nei confronti del mercato interno all’interesse per i nomi più famosi dei grandi artisti occidentali, senza perdere di vista la generazione più giovane.