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I capolavori della Stamperia d’Arte Berardinelli approdano all’incanto di Finarte del prossimo 24 settembre, in un appuntamento intriso della passione, della qualità e della poesia che da sempre contraddistinguono il laboratorio di via Santa Maria in Organo, a Verona.
Era il 1969 quando Gino Berardinelli, terminato il servizio militare, si trasferì a Parigi per inseguire la sua grande passione, l’arte. E proprio lì, tra le strade che, prima di lui, avevano ispirato i pittori impressionisti, Picasso e Duchamp, entrò nella bottega dello stampatore d’arte Arcay e conobbe il professor Gatti, che insegnava all’American Centre di Montparnasse e lo coinvolse nei suoi progetti. A quel punto, però, divenne sempre più intenso il desiderio di tornare: forte dell’esperienza francese, Berardinelli rientrò a Verona e coronò il suo sogno, con l’apertura del laboratorio che, a poco a poco, guadagnò la fiducia di artisti locali e internazionali.
Ed ecco che, oggi, oltre alla straordinaria bellezza delle stampe realizzate grazie a Gino, Giulia e i loro figli, a stupire sono le dimensioni delle opere, quasi un marchio di fabbrica dello studio. Ci sono i fiori di Davide Benati, che con le sue cromie dà vita a capolavori che superano il metro di grandezza. Ci sono le ricerche astratte di Piero Dorazio, come Composizione Rossa (1992) e Composizione a rombi (1990), con «quei tessuti o meglio membrane, di pittura uniforme quasi monocroma e pure intrecciata di fili diversi di colore», come scriveva Giuseppe Ungaretti. E, ancora, c’è Mimmo Paladino, che in Atlantico (1897) sfrutta l’immediata potenza del bianco e del nero, mentre Concetto Pozzati sembra conferire un’anima a Tartaruga, Rinoceronte e ad altre sue creature.
Daniel Spoerri sfila poi tra i lotti dell’incanto con una delle sue celebri tavole imbandite, un’acquaforte e acquatinta che riassume il senso del tempo. Emilio Vedova – che, per dirla con le parole di Germano Celant, «non si dispiega in maniera addomesticata, ma per collisioni e frizioni» – partecipa invece con un trittico carico della sua pittura violenta, impulsiva, straordinariamente gestuale. E non mancano infine lavori di altri artisti internazionali, realizzati dal laboratorio Berardinelli o presso altri studi d’eccellenza, come Chia, Beuys, Echaurren, Cucchi, Schifano, Crepax, Rotella, Scanavino, Carmi e Capogrossi (qui il catalogo completo).
«Se fossi un foglio di carta non avrei dubbi: vorrei entrare a far parte della grande famiglia delle tirature della Stamperia d’Arte Berardinelli», recita l’inizio del catalogo dell’asta. Appuntamento a giovedì 24 settembre, nella cornice di Palazzo Odescalchi, a Roma, per scoprire un nuovo capitolo di questa storia su carta.