Frieze New York 2020 apre online: ecco le prime opere vendute

di - 7 Maggio 2020

Art Basel Hong Kong aveva fatto da apripista, con 235 gallerie e oltre 2mila opere esposte nelle sue viewing rooms online. Adesso tocca all’altra grande fiera d’arte contemporanea mostrare i suoi muscoli virtuali, vale a dire, fare di necessità virtù. E così, anche Frieze New York 2020 aprirà le sue porte online, dall’8 al 15 maggio, con tanto di vip preview, dal 6 al 7 maggio, sempre via web.

La decisione di annullare la nona edizione di Frieze New York, che avrebbe dovuto svolgersi dal 9 maggio nella caratteristica struttura immersa nel verde di Randall Island, era stata comunicata a metà marzo, nel periodo più acuto dell’emergenza Covid-19. Ma da quel giorno di acqua ne è passata e tutti stanno trovando un modo per adattarsi ai nuovi tempi che sono e che verranno.

Anche perché non è detto che tra qualche mese la situazione sarà così tanto diversa e, infatti, in questo gioco al rimpiattino tra grandi eventi, Art Basel non ha ancora sciolto le riserve sulla sua edizione europea che, per il momento, dovrebbe svolgersi a settembre. MCH Group, la società che organizza la fiera, dovrà esprimersi al più presto

La pittura domina Frieze New York Online

Per il momento, buoni risultati sembrano arrivare anche da Frieze New York online. Già nelle primissime ore della vip preview – che a questo punto dovrebbe chiamarsi early access, usando una terminologia più adatta al web – Lehmann Maupin Gallery ha fatto registrare una buona vendita, con un Rainbow Falls #2 del 2015 di Catherine Opie venduto per 30mila dollari. Segue a ruota un dipinto del 1972 di Dororty Iannone, venduto dalla Ortuzar Projects per 150mila dollari.

Ottimismo anche per Marc Payot, presidente di Hauser & Wirth, che ha notato un acceso interesse per le nuove opere di Rashid Johnson, Henry Taylor e Lorna Simpson, tra gli artisti presentati dalla mega galleria. Ma è un’opera di George Condo, Distanced Figures 3, a far registrare il prezzo più alto del giorno: un collezionista americano ha pagato 2 milioni di dollari per accaparrarsela. Ottimi livelli anche per Johnson – a conferma di un grande interesse per l’arte post-black – che ha fatto registrare due vendite a 245mila e 650mila dollari.

«Per molti anni abbiamo vendute opere d’arte inviando le immagini via mail, quindi non c’è nulla di nuovo, in questa situazione», ha dichiarato Allison McDonald, direttrice di Gagosian che però ha evidenziato come le politiche di trasparenza si siano fatte più stringenti. Nel booth online della influente galleria di Larry Gagosian, a farla da padrone è l’artista tedesca Katharina Grosse, con un range di prezzi da 43mila a 157mila dollari. Ancora pittura insomma. Evidentemente è il medium che meglio si adatta alla fruizione – e all’acquisto – online. Pace Gallery ha scelto di presentare diversi suoi artisti emergenti ma dalle valutazioni promettenti, tra cui Loie Hollowell e Nigel Cooke, dei quali sono state vendute due pitture per 250mila dollari ciascuna. Ma c’è anche un po’ di scultura: un’opera del giapponese Kohei Nawa, classe ’75, aggiudicata per 75mila dollari.

E tra i big c’è anche lui, David Zwirner, che però qualche settimana fa sembrava piuttosto dubbioso sull’opportunità delle fiere online. «È difficile per me immaginare che l’attrattiva esercitata da una fiera d’arte in questo momento potrà essere la stessa se dovessi avere un modello di business online che funzioni, portando nuovi clienti alla galleria», dichiarava il temuto gallerista. Ma nel suo booth online fanno bella mostra 26 opere di campioni come Donald Judd, Wolfgang Tillmans e Yayoi Kusama.

Gli evergreen mantengono le promesse

Andando sui grandi classici, non poteva mancare un olio del 1963 di Robert Motherwell, venduto a poco meno di 2 milioni di dollari da Kasmin Gallery, e poi il re Jean-Michel Basquiat, che fa registrare 5,5 milioni di dollari per Untitled (Venus 2000 B.C.), opera del 1982, venduta da Acquavella. Se avete qualche risparmio da parte, cliccate sul booth di Thaddeaus Ropac, c’è Portrait of an American Lady del 1976 di Andy Warhol a 1,2 milioni di dollari.

E questo è solo l’inizio ma, pur senza colpi di scena clamorosi – non c’è stata alcuna Banana di Cattalen o meglio la sua controparte online – sembra promettere bene, anche se per tirare le somme meglio aspettare la chiusura. Virtuale, si intende.

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