Pranksy compra un Banksy e viene truffato. No, non è un gioco di parole – anche se lo “scherzo” non deve aver fatto piacere all’ignaro collezionista, convinto di aver puntato 100 Ethereum (circa 330mila dollari) per aggiudicarsi il primo lavoro NFT del writer di Bristol. Ma le cose non sono andate esattamente come sperava: il link sul sito ufficiale di Banksy che rimandava all’asta e incoraggiava all’acquisto di Great Redistribution of the Climate Change Disaster era in realtà un fake, una trappola creata da un hacker. Banksy – lo ha confermato un suo portavoce – non era l’autore di quel lavoro per cui Pranksy ha pagato il 90% in più rispetto ai rivali, né tantomeno del collegamento che pubblicizzava l’incanto su banky.co.uk. Un imbroglio bello e buono.
Ma arriviamo al secondo plot twist della storia. Nella serata di lunedì, il ladro-gentiluomo avrebbe restituito tutti i soldi a Pranksy (tranne la commissione da £5000 della piattaforma di trading OpenSea), forse colto da improvvisi sensi di colpa o, più probabilmente, spaventato dalla cassa di risonanza della sua preda. «Il rimborso è stato del tutto inaspettato, penso che la copertura mediatica e il fatto di aver trovato l’hacker e di averlo seguito su Twitter potrebbero averlo spinto a chiedere un rimborso. Mi sento molto fortunato quando molti altri in una situazione simile con una portata inferiore non avrebbero avuto lo stesso risultato», ha rivelato la vittima in una dichiarazione alla BBC.
Insomma, tutto è bene quel che finisce bene. Ma la morale è alle porte: nulla sembra essere davvero infallibile, nemmeno un token non fungibile, inalterabile e inequivocabile, in questo caso. Come accorgersi della truffa? Al momento, la firma di Banksy per un lavoro crypto potrebbe essere un buon indizio, visto che l’artista di Girl with balloon è ancora latente nell’universo degli NFT (ma c’è già chi ha fatto le sue veci, ve ne parlavamo qui e qui). Occhi aperti, collezionisti.
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Ben gli sta, l'incauto acquisto è o non è punibile? Ma l'assurdità è che comunque l'operazione ha avuto un epilogo davvero esaltante, il truffatore ed il truffato hanno guadagnato chi per essere stato "visto" l'altro perché ha "incassato". Come si fa ad ascoltare ancora tanta banalità, davvero da non credere è necessario che il mondo dell'arte cominci a fare tabula rasa di artisti e collezionisti con un codice di comportamento diffamatorio e alla gogna per ciò che gli capita ...poi chissà!