«Uno dei più bei dipinti mai realizzati dall’artista». Così Christie’s annuncia Goldfish, il capolavoro di Sanyu che andrà all’asta il prossimo 2 dicembre; una vendita a lotto unico, per essere precisi, che avverrà subito dopo l’incanto di arte moderna e contemporanea di Hong Kong. La stima? Una cifra compresa tra i 16 e i 23 milioni di dollari, che lo porterebbe dritto tra i numeri migliori dell’artista.
Vediamo da vicino questo dipinto straordinario, l’unico, tra le opere di Sanyu, a presentare i pesci come una natura morta. E pensare che, secondo il catalogo ragionato, altri 10 capolavori dell’artista franco-cinese immortalano lo stesso soggetto (e 4 di questi sfilano nientemeno che sulle pareti del Museo Nazionale di Taipei). Eppure – dicevamo – nessun altro ritrae la brocca di pesci così, una still life abbandonata su un tavolo, come fosse un canestro di frutta qualunque o il più classico dei vasi di fiori. Il Sanyu di Goldfish osa, mescola stili, crea un ponte tra Cina e Occidente che sprigiona insieme esuberanza e poesia; e unisce tradizioni, dà un’anima profonda alla tela, intessuta com’è di colori e di storie. «Il Matisse della Cina», lo definisce qualcuno.
Il soggetto dei pesci, simbolo di fortuna, speranza e prosperità, è più poetico di quanto possa sembrare. Qualcuno ricorderà come, un tempo, l’espressione “pesci rossi” descrivesse la prosa d’arte, l’elzeviro: quelle divagazioni in cui il dettaglio più insignificante diventava lo spunto per riflessioni senza fine. Ce n’è una, in particolare, che sembra descrivere ante litteram il capolavoro di Sanyu, ben prima che lui, tra gli anni trenta e quaranta, si ritrovasse a dipingerlo: «I pesci rossi nella palla di vetro», scriveva Emilio Cecchi, «nuotavano con uno slancio, un gusto di inflessioni del loro corpo sodo, una varietà d’accostamenti a pinne tese, come se venissero liberi per un grande spazio. Erano prigionieri. Ma s’erano portati dietro in prigione l’infinito». E non solo, perché proprio Emilio Cecchi, tra i massimi rappresentanti di questo genere raffinato, era sensibile estimatore dell’Oriente: «Cominciai a orientarmi in quell’enigma che è l’oriente», continuava poche righe più in là, «ma io non io non ho mai badato a’ luoghi quando si trattava di accrescere la mia coltura».
La stima di Goldfish è perfettamente coerente, dicono da Artsy, con l’andamento dell’artista: il pubblico è sempre più interessato alle sue opere e la piattaforma ha registrato una crescita di 7 volte tra il 2017 e il 2018. Il curriculum espositivo, d’altronde, non potrebbe che accrescerne il valore: i pesci rossi di Sanyu sono stati esposti in tutto il mondo e inclusi in numerose pubblicazioni, oltre che essere appartenuti a Robert Frank, fotografo influente e intimo amico del pittore. I risultati d’asta dell’artista, infine, sono a dir poco incoraggianti. Nel 2019 il suo Five Nudes è stato venduto da Christie’s per HK$ 303.984.992 (US$ 39,045,331), strappando il record assoluto, mentre White Chrysanthemum in a Blue and White Jardiniere, una splendida natura morta, ha trovato un acquirente per HK$ 191,620,000 (US$ 24,844,389) solo pochi mesi fa.
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