Non solo galleria blue-chip, con sedi sparse per il globo – ormai sfiorano la ventina – dalla Svizzera a New York, passando senza limiti per Londra, Minorca, Parigi, Monaco e Hong Kong. Ora il gigante Hauser & Wirth entra a gamba tesa nel mondo degli incanti, con un parterre di acquirenti che non ha nulla da invidiare alle case d’asta più blasonate. Il risultato: 12 su 12 lotti venduti, cifre inattese, perfino nuovi record, per un totale scintillante di $ 4,6 milioni. Tutti donati dagli artisti e devoluti in beneficenza, tra l’altro, con lo scopo di sostenere il lavoro dell’UNHCR nell’assistenza a 103 milioni di rifugiati. Art for better, come il nome della prima vendita (online) di Hauser & Wirth.
Qualche opera all’asta, per rendere l’idea. A partire da Happening (2022), un nuovo lavoro di Avery Singer che combina il linguaggio binario della programmazione e materiali industriali – senza mai tralasciare la pittura. Prezzo finale: $ 1,4 milioni. Vale a dire uno dei prezzi più alti per la giovane artista, classe 1987, che ha fatto il suo ingresso nel mondo delle aste nel 2017 e ha fissato proprio nel 2022 il suo traguardo assoluto, con una vendita monstre da $ 5,3 milioni (Sotheby’s 2022). Prende il volo Pure Love di Rashid Johnson (2021), una griglia di figure astratte, grovigli nervosi in blu, direttamente dalla nuova serie Bruise Paintings che riflette sul rapporto tra singolo e società. La migliore offerta: $ 1,2 milioni. Un’opera su carta di George Condo, Invasion (2022), venduta per $ 650.000, la recentissima Curtains of a Silent Window (2022) di Angel Otero, passata di mano per $ 250.000, i mondi intricati di Anj Smith, tutti frastagliati di coralli, strutture ghiacciate, creature fluttuanti, evocazioni interiori. É record per l’ungherese Rita Ackermann, i suoi Red Dots (2022) trovano un acquirente per $ 400.000, sfilando senza sforzo il primato ai $ 115.500 di Water Lilies in Chalk V (Phillips 2018).
Ed ecco presto polverizzata la stima alta della vendita, fissata intorno ai $ 2 milioni, con un – prevedibile – rush finale e rilanci da Stati Uniti, Europa e Asia. «Questo straordinario risultato», ha rivelato alla stampa Iwan Wirth, «è una testimonianza della grande generosità dei nostri artisti e della rete globale di collezionisti che hanno sostenuto questa causa umanitaria in un momento in cui l’aiuto è così fortemente necessario». Gli fa eco Shirin Pakfar, Global Chief of Private Partners and Philanthropy (PPH) dell’UNHCR: «L’UNHCR», rivela, «è profondamente grato al team di Hauser & Wirth, agli artisti che hanno donato così generosamente le loro preziose opere d’arte e ai collezionisti d’arte vincitori per essersi uniti per sostenere i rifugiati». Buona la prima, porta spalancata per le prossime incursioni.
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