Categorie: Mercato

Il 43% dei collezionisti compra opere su Instagram

di - 1 Novembre 2024

C’era una volta – ed era il 2020, in piena pandemia – in cui comprare un Roy Lichtenstein da Christie’s online, senza mai averlo visto dal vivo, $ 46,2 milioni a scatola chiusa in un’asta a staffetta, generava ancora una certa sorpresa, faceva presto il giro dei tabloid andata e ritorno, si parlava di «fiducia», di «lusso controcorrente», di «abitudini nuove». Quattro anni e diversi rimescolamenti del mercato più tardi, ecco il livello successivo: nella prima metà del 2024, il 43% dei collezionisti HNWI (High-net-worth individual, gli individui ad alto patrimonio netto) ha acquistato opere d’arte tramite Instagram – o, meglio, tramite l’account Instagram dei dealer. Le ha scoperte sulla home, magari scorrendo per caso, se n’è innamorata, ha chiesto informazioni su Direct forse, poi un click e più nulla, finito, preso. Mentre un buon 72% dei collectors ha usato direttamente il sito del venditore o le sue – dettagliatissime – online viewing rooms («senza prima vedere l’opera d’arte di persona!», tengono a precisare), e il 61% avrebbe effettuato acquisti via e-mail o telefono. Ah, sì, per onore di cronaca: una netta maggioranza (74%) ancora preferisce la cara vecchia visita in galleria.

È arrivato puntuale, preciso, dettagliato, a tratti sorprendente, il report di Art Basel e UBS (UBS The Art Basel and UBS Survey of Global Collecting 2024, il titolo ufficiale) a firma di Clare McAndrew, la fondatrice di Arts Economics che da anni regala la fotografia più verosimile di questo lunapark globale e senza regole – leggi: il mercato dell’arte. Lo scandaglia in sezioni, lo divide per punti, per grafici, per temi, fino a un totale brillante di quasi 200 pagine e oltre 3660 intervistati con un elevato patrimonio netto (i famosi HNWI) provenienti da 14 Regioni. Già l’incipit parla chiaro: «Questo report viene pubblicato in un contesto di alti tassi di interesse, tensioni geopolitiche persistenti e frammentazione commerciale, fattori che pesano sui sentimenti di acquirenti e venditori. Ciò ha portato a un ambiente di acquisto cauto, con il mercato dell’arte in calo del 4% nel 2023 (a $ 65 miliardi) e vendite pubblicate presso le principali case d’asta in ulteriore rallentamento nella prima metà del 2024». Poi, alla snocciolata, una serie di inaspettati punti luce. «Sebbene vi fossero segnali che il mercato fosse più moderato nella fascia alta», rivela, «la spesa media degli HNWI è risultata relativamente stabile, con gli intervistati della Cina continentale che hanno nuovamente registrato i livelli più alti, indicando una resilienza nella regione».

Si parla di crisi, lì fuori, dalle salesroom ai corridoi più o meno affollati delle fiere. Eppure. Con sorpresa, l’indagine HNWI rivela che la situazione non sia poi così tranchant: mentre la spesa media è scesa del 32% nel 2023 (fissandosi a poco meno di $ 363.905), i livelli mediani sono rimasti pressoché invariati, scendendo soltanto da $ 50.165 nel 2022 a $ 50.000 nel 2023, e a $ 25.555 nel primo semestre del 2024. Scrive McAndrew: «Uno dei principali fattori trainanti del rallentamento del mercato nel 2023 è stata una contrazione delle vendite delle opere più costose all’asta, in particolare quelle vendute per oltre $ 10 milioni». E sottolinea così un’inversione di tendenza rispetto al 2022, quando «il segmento di prezzo superiore a $ 10 milioni era l’unico in crescita, mentre tutti gli altri al di sotto di tale livello diminuivano». Tradotto: si riducono le vendite nei segmenti più alti, ma le transazioni si attestano più vivaci nella fascia media e bassa del mercato.

A proposito di suddivisione regionale, invece: è la Cina a guidare le fila, con i HNWI intervistati che segnalano la spesa più elevata in arte e antiquariato nel 2023 e nella prima metà del 2024, con un valore mediano di $ 97.000; seguono Francia ($ 38.000), Italia ($ 32.000) – terzo posto! – Regno Unito ($ 31.000) e Hong Kong ($ 28.000). In termini di età, spetta alla Gen X la spesa media più alta nel 2023 ($ 578.000) e nel primo semestre 2024, con livelli oltre un terzo superiori a quelli dei Millennials e doppi rispetto a Boomer e Gen Z. «Il calo della spesa dei Millennials, sostituiti dalla Gen X, è interessante», commenta Noah Horowitz, CEO di Art Basel. «Questo inizia a rivelare un po’ di schiuma nel mercato proveniente da acquirenti più giovani, forse più speculativi, e da una generazione più anziana, forse più attenta al valore». E che cosa comprano quindi, i collectors, in generale? Meno dipinti, sembrerebbe (dipinti che pure restano il bene più richiesto, con il 49% della spesa totale per fine art in termini di valore e circa un terzo del numero di opere acquistate), al secondo posto invece stampe e multipli (18%). Vedi alla voce: maggiore vivacità nelle fasce basse e rallentamenti al vertice. Ancora e ancora. Evidenzia poi «un forte sostegno agli artisti nelle fasi iniziali della loro carriera» il report di McAndrew, con il 52% degli HNWI che hanno investito in giovani (27%) ed emergenti (26%), il 21% sui mid-career e 26% sui nomi più consolidati, inclusi i cosiddetti blue-chip. Il motivo dell’acquisto? Il 40% dei collezionisti è mosso da puro «self-focus and pleasure» (40%), sono solo al secondo posto, e ben distanti, pare, le ragioni finanziarie (24%). La chiosa, anche stavolta: a discapito delle aspettative.

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