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Mentre Christie’s e Sotheby’s si preparano alle settimane incandescenti delle aste di maggio, da più parti si sollevano venti di cambiamento. Primo fra tutti il cambiamento di date delle aste newyorchesi di Christie’s che invece del tradizionale giorno di ritardo rispetto a Sotheby’s inizieranno una settimana dopo. Perché forse lo staff di Christie’s sarà impegnato a Venezia. La casa d’aste infatti è di proprietà del 7mo uomo più ricco al mondo, François Pinault, accusato di aver spostato la sua attenzione, ed il suo staff, sulle feste a Palazzo Grassi e Punta della Dogana in occasione della Biennale. In realtà l’obiettivo di Pinault è quello di portare il maggior numero di collezionisti danarosi a New York, evitando che possano essere distratti dalla movida veneziana dei giorni dell’opening, e coinvolgendo quelli che già arriveranno a NY per Frieze.
Ma basta questo a dare una scossa al mercato?
Offrendo Les Femmes d’Alger (Version “O”) di Picasso con un cartellino da 140 milioni di dollari, Christie’s non cerca il collezionista appassionato, ma proverà a raggiungere i mercati emergenti, Cina e Russia in primis,con collezionisti in cerca di uno status symbol. Questa l’idea di Josh Spero, editor della rivista Spear’s, che afferma che ‹‹Ormai è tutta una questione di “Il mio Giacometti è più grande del tuo Giacometti”. Comprando un’opera a 140 milioni si ottiene davvero un piacere pari a tale cifra da esso? Ne dubito. E nel comprarlo sai che devi battere tre americani gestori di hedge fund e di un oligarca russo››. In realtà poco è cambiato, se non la provenienza dei compratori, se negli anni Ottanta, i bidders lavoravano per le banche giapponesi, ora i soldi provengono da Dubai o da Dubrovnik . Tutti comunque sono alla ricerca di un simbolo, che sia un quadro, una borsa di lusso un gioiello o una macchina vintage. Qualcosa che faccia parlare di se, e che permetta di dire ai propri amici: “quel quadro esposto in un museo, è mio!” (Roberta Pucci)