Categorie: Mercato

Il mercato dell’arte in numeri. Il nuovo report di Art Basel e UBS

di - 13 Marzo 2024

$ 65 miliardi. È questo il valore monstre delle vendite registrate nel mercato dell’arte nel 2023, a dirlo è l’ultimissimo Art Basel and UBS Global Art Market Report 2024, come sempre a firma di Clare McAndrew, fondatrice di Arts Economics. In altre parole: ammonta al 4% il calo rispetto al 2022 – l’annus mirabilis, famelico, imprendibile – ma i numeri restano ancora superiori al livello del 2019 (erano $ 64,4 miliardi, allora), lo spartiacque pre-pandemia. «Il 2023 ha visto un tanto atteso rallentamento delle vendite dopo due anni di forte crescita dopo la pandemia», conferma McAndrew. Ma il mercato ne esce «resiliente», con il volume delle transazioni che, di pari passo, è cresciuto nel 2023, fino a quota $ 39,4 milioni (in aumento del 4% rispetto al 2022). E non sono mancati i picchi, i numeri da capogiro, nel pieno dell’anno della fantomatica normalizzazione, a partire dalla Femme à la montre di Picasso della collezione Landau (Sotheby’s, $ 139,3 milioni), dalla Donna con ventaglio di Klimt (Sotheby’s, $ 108,4 milioni), da Le bassin aux nymphèas di Monet (Christie’s, $ 74 milioni). Tutte garantite, s’intende, ma questa non è storia nuova.

Sguardo ai numeri del report. Scendono del 7% le aste pubbliche (fino a quota 25,1 miliardi), del 3% le vendite dei dealer. Non stupisce, se il confronto è con l’annata straordinaria della Paul Allen Collection, «l’asta del secolo» da $ 1,6 miliardi, di cui $ 1,5 raccolti in una notte soltanto, l’ormai mitico 9 novembre 2022. Il confronto, un anno più tardi: alla fine del 2023, la major Sotheby’s dichiarava un fatturato totale di $ 7,9 miliardi (erano $ 8 miliardi l’anno precedente), mentre la competitor Christie’s registrava $ 6,2 miliardi, vale a dire oltre $ 2 miliardi in meno rispetto al 2022. I segmenti fine art più richiesti? L’arte del dopoguerra e quella contemporanea, rivela il report, restano i settori più importanti delle aste nel 2023 (53% delle vendite globali), seppure in calo rispetto al picco del 2021. In calo anche le vendite di arte moderna, impressionista e post-impressionista, dopo la loro migliore performance all’incanto nel 2022. E c’è un altro dato significativo, stavolta a proposito dell’antico: la forte ripresa della Cina nel 2023 ha contribuito all’aumento del 15% delle vendite complessive di Old Masters nell’anno in corso ($ 1,1 miliardi, appena al di sotto del livello pre-pandemia nel 2019). Un capitolo a parte, e in controtendenza, lo meritano le transazioni private: sono aumentate del 2% rispetto al 2022. Totale altisonante: $ 3,9 miliardi.

Parla Noah Horowitz, CEO di Art Basel: «Sebbene in calo rispetto all’anno precedente», dichiara, «il pubblico principale del collezionismo è rimasto attivamente coinvolto nel mercato dell’arte nel 2023 e ha contribuito a sostenere i prezzi nel complesso, anche se attraverso una lente più orientata al valore e attenta alla qualità. L’aumento della partecipazione di acquirenti globali nuovi e spesso più giovani, insieme ai guadagni nel settore online, sottolinea alcuni germogli verdi critici nel mercato con un sostanziale potenziale futuro».

A proposito della mappatura delle vendite: restano gli States al comando dell’art market globale, basti pensare all’ultima manche autunnale tra i grattacieli della Grande Mela, con Sotheby’s che assegnava per $ 406,4 milioni la collezione della filantropa Emily Fisher Landau – l’asta più cara dell’anno, e poi quella più preziosa, in assoluto, appartenuta a una collezionista donna – e Christie’s che rispondeva pronta con le ninfee di Monet da $ 74 milioni e un Rothko dei colori del tramonto da $ 46,4 milioni. In numeri: rappresentano il 42% delle vendite in valore gli Stati Uniti (-3% rispetto al 2022), con vendite da $ 27,2 miliardi (erano $ 30,2 miliardi nel 2022, il livello più alto di sempre). Segue la Cina sul podio del mondo, dopo la fine del rigido lockdown del 2022, l’impennata delle vendite, il ritorno in pompa magna delle principali manifestazioni fieristiche – vedi Art Basel Hong Kong, che nel 2023 ha ospitato «lo spettacolo più grande dal 2019», 177 gallerie da 32 Paesi, solo per rendere l’idea. Totale: $ 12,2 miliardi. E torna al terzo posto la Gran Bretagna «dopo aver mostrato resilienza», commenta il report, «alle pressioni economiche e politiche negli anni precedenti» –  rappresenta oggi il 17% delle vendite, una fetta da $ 10,9 miliardi; ovviamente seguita alle calcagna dalla Francia, che prosegue la sua corsa all’oro con nuove aste, nuove fiere, un abbraccio sempre più complice tra tutti i players del mercato ($ 4,6 miliardi). Frieze e Paris+ a una settimana di distanza, oltremanica – e i rispettivi risultati di vendita, e l’affluenza globale, e la stessa selezione dei booth – restano un indicatore di frequenza quanto mai significativo.

Dove acquistano i collezionisti? Un altro punto dell’analisi firmata da Clare McAndrew. Senz’altro online, la tendenza “pandemica” non accenna a diminuire – sembrano lontani i tempi in cui Christie’s, nel 2020, vendeva un Lichtenstein online per la cifra record di $ 46,2 milioni, destando lo stupore generale, oggi è la norma. Eppure. Eppure «è costante l’inclinazione per cui le opere più costose siano vendute prevalentemente offline», riporta il report di Art Basel e UBS, e così la stragrande maggioranza (oltre il 95%) delle transazioni nelle aste solo online ha riguardato prezzi inferiori a $ 50.000. «Il mercato ha continuato la sua evoluzione lungo un duplice percorso di vendite offline e online», conferma McAndrew. «Come in molti altri settori, l’aumento dei costi ha rappresentato la sfida chiave per le imprese nel mercato dell’arte nel 2023 e la redditività è diventata un parametro monitorato più attentamente rispetto alle vendite». La nuova tendenza, nel 2024, in un futuro economico e politico incerto? «Spostare l’attenzione dalla rapida espansione a tutti i costi alla ricerca di modi per raggiungere una crescita e una stabilità sostenibili e redditizie». Restiamo a guardare.

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