06 febbraio 2021

Il Messico chiede l’annullamento dell’asta di Christie’s

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La maison mette in vendita manufatti di culture precoloniali, ma secondo l’archeologo Salinas e il direttore dell’INAH si tratta di «tesori nazionali» che devono essere tutelati

Christie's Messico
MASQUE TEOTIHUACAN, Christie's Paris

«Un superbo insieme di 39 opere mesoamericane e andine di una notevole collezione europea»: così Christie’s introduce Quetzalcoatl – The Feathered Serpent, l’asta che si terrà a Parigi il prossimo 9 febbraio e vedrà sfilare manufatti di culture precoloniali con valori compresi tra i 4mila e i 900mila euro. Ma quando l’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH) del Messico ha dichiarato falsi tre dei lotti in catalogo – inclusa la maschera di pietra verde che il figlio di Henri Matisse acquistò nel 1938 – sono iniziate le polemiche. E non solo, perché l’Ambasciata messicana ha inoltrato la richiesta di sospensione dell’evento per definire l’origine di tutti i lotti presenti, mentre l’INAH ha presentato un reclamo sulla vendita alla Procura Generale.

I commenti di Daniel Salinas Córdova e Diego Prieto Hernández

«Ancora una volta», scrive lo storico e archeologo messicano Daniel Salinas Córdova sul suo blog, «i manufatti archeologici delle antiche civiltà americane […] saranno venduti al miglior offerente. […] Come previsto, la provenienza [dei lotti] è grigia e poco chiara. Anche se spesso c’è una breve storia dei precedenti proprietari e delle collezioni a cui i pezzi “appartenevano”, non è chiaro quando e in quali circostanze abbiano lasciato il loro luogo di origine». E aggiunge: «Aste come questa, oltre ad essere non etiche e di dubbia legalità, sono una cosa molto seria, poiché promuovono la commercializzazione e la privatizzazione del patrimonio culturale, impediscono lo studio, la fruizione e la diffusione dei manufatti e favoriscono il saccheggio archeologico». Qui l’intervento completo.

Christie's Messico
GRAND PERSONNAGE MEZCALA, TYPE M10. Christie’s Paris

Non importa, secondo Salinas, «che siano stati sottratti dal Paese prima del 1970», ovvero prima della convenzione UNESCO firmata a Parigi il 14 novembre 1970 per impedire l’illecito import-export dei beni culturali: «Questi pezzi», dice, «fanno parte del patrimonio nazionale». «Non dovrebbe esserci commercio di tesori nazionali», gli fa eco Diego Prieto Hernández, direttore dell’INAH; ed è sempre lui a commentare il caso su El País, argomentando i contrasti con «Paesi come la Francia, con i quali non abbiamo accordi bilaterali come con gli Stati Uniti, che impongono di certificarne la provenienza e dove è l’attore che deve provare che i pezzi gli appartengono». La stessa Francia che – è giusto ricordarlo – lo scorso ottobre ha votato una legge ad hoc che permettesse il rimpatrio dei reperti africani del Benin e del Senegal, per far fronte, in quella circostanza, all’inalienabilità dei beni dei musei francesi. Ma questa è un’altra storia.

Gli appelli del Messico: alcuni precedenti e il caso di Christie’s

Torniamo dunque alle aste e ai manufatti precolombiani, dove la polemica più recente si inserisce in una querelle già ben strutturata. Nel 2019, l’appello del Messico per bloccare l’incanto della casa d’aste francese Millon era rimasto inascoltato e, anzi, aveva visto raddoppiare le stime iniziali, sebbene l’INAH – proprio come oggi – ritenesse false alcune delle opere precolombiane presenti. A quei tempi, Millon rispondeva che l’operazione fosse del tutto legittimata, aggiungendo tra l’altro che «una simile pressione è controproducente e può solo incoraggiare il mercato nero». Tante analogie, in questo senso, anche con l’asta del 2019 di Sotheby’s, quando l’incanto Le Soleil de Nuit ha incassato 1,8 milioni di euro nonostante la reazione messicana.

Christie's Messico
STATUE DE LA DIVINITÉ CIHUATEOTL VERACRUZ, EL ZAPOTAL. Christie’s Paris
Christie's Messico
MASQUE XOCHIPALA. Christie’s Paris

Per quanto riguarda Christie’s e l’appello del Messico, Hyperallergic riporta il commento di un rappresentante della maison: «[I manufatti] sono venduti legittimamente come parte di un processo di vendita pubblica trasparente e legalmente conforme», spiega, aggiungendo che la casa d’aste «non ha ricevuto alcuna prova che possa mettere in discussione la legittimità della vendita». E ancora: «Se Christie’s dovesse ricevere tali prove, le prenderemmo ovviamente in seria considerazione, svolgendo ulteriori indagini e prendendo tutte le misure necessarie. Compreso il ritiro di qualsiasi lotto dalla vendita, se avessimo dubbi sulla sua provenienza o sulla sua autenticità».

Per il momento, dunque, la casa d’aste non ha accolto la richiesta di sospendere la vendita, di cui ribadisce la legittimità. I suoi lotti sfilano ad oggi sul sito ufficiale in attesa di essere esitati e la Masque Teotihuacan di Pierre Matisse è descritta come uno degli esemplari più raffinati offerti dal mercato (qui l’e-catalogue completo). Punta di diamante dell’asta, oltre alla serpentine mask (stima: 350mila – 550mila euro), è una scultura atzeca Veracruz di Cihuateotl, la dea della fertilità, realizzata tra il 600 e il 1000 d.C. e proveniente dalla collezione Van DenAvenne (stima: 600mila – 900mila euro).

1 commento

  1. Gran parte dei musei europei ed in particolar modo quelli francesi, sono stati “riempiti” a suon di saccheggi napoleonici. Ancor prima Diego Velasquez fece incetta di arte italiana per conto di Filippo IV del quale era ciambellano e “procuratore”, e con quel bottino successivamente si riempi’ il Prado. Storia analoga per il British Museum con i Fregi del Partenone, frutto di un vergognoso furto ai danni della Gracia. La “civile” Europa si distingue tra tutti per le atrocita’ delle sue guerre, per lo schiavismo e le conquiste coloniali e per la cleptomania di stato, diffusa e praticata indistintamente ai danni dei Paesi sottomessi.

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