26 settembre 2022, si aprono le danze per i vini de Il Ponte Casa d’Aste. Un catalogo di oltre 300 bottiglie, con provenienze che spaziano dai Grand Cru di Borgogna ai Chateau Bordolesi, fino alle grandi etichette italiane, tra Piemonte e Toscana. E l’occasione di scoprire tutti gli highlights dal vivo, ovviamente, con visite su appuntamento, su misura, da domani a domenica 25 settembre, nella sede di Via Pitteri. Ne abbiamo parlato con il Capo Dipartimento Enrico Incisa, in attesa dell’asta inaugurale.
Che cosa racconta di voi – Il Ponte Casa d’Aste – l’apertura di un nuovo dipartimento, in questo particolare momento storico?
«Il dipartimento è nato più precisamente tre anni fa, nel constatare il crescente interesse per il mondo del vino anche tra il pubblico delle aste, con la volontà costante di fare proposte sempre più al passo con le richieste del collezionismo – che include da tempo anche l’enologia. Questa decisione parla di noi: racconta che siamo aperti a nuovi ambiti e che esplorare e approcciare svariati settori del mercato è nella nostra natura».
In generale, perché consigliereste di comprare un vino all’asta? Qual è il vantaggio per un collezionista?
«Un primo vantaggio per il collezionista risiede nella possibilità di accedere a una selezione di bottiglie mai apparse sul mercato e scrupolosamente conservate in cantine private. A questo si aggiunge la valorizzazione del prodotto: vini catalogati da un esperto e quindi con uno studio e un’analisi della provenienza, dello stato di conservazione e della qualità intrinseca al pari di un’opera d’arte».
Lusso, ma anche passione per la tradizione, per il vivere bene. Il bacino di collezionisti a cui attingere è piuttosto ampio, per una vendita simile. Su quale target vi siete concentrati?
«Il collezionista tipo è quello che normalmente cerca un pezzo raro e, oserei dire, storico. Chi può investire somme ingenti è sempre alla ricerca di vere perle, in ogni ambito. All’interno di questa macro categoria c’è poi da fare un distinguo tra chi è mosso prevalentemente da una passione personale e chi acquista puntando alla massima eccellenza di un prodotto da scambiare e reimmettere nel circuito di vendita».
Soffermiamoci sull’incanto del 26 settembre, allora. Come è avvenuta la selezione?
«Le linee guida adottate in fase di selezione sono state la qualità, l’unicità, lo stato di conservazione, la rarità delle etichette e le caratteristiche delle annate. Si tratta di elementi imprescindibili nella valutazione di una bottiglia e nella comprensione del suo valore di mercato».
Qual è la fascia di prezzi?
«Una fascia di prezzo ampia che si rivolge ai numerosi collezionisti del vino, sia che si tratti di “veterani” che di neofiti».
Qualche dettaglio sul top lot. Che cosa lo rende così prezioso?
«L’annata 1993 per il Richebourg Grand Cru (lotto 26, stima € 3.000 – 3.300) ha rating eccellenti per una delle più rappresentative denominazioni della Borgogna, a renderlo particolarmente celebre è l’ottima esposizione climatica dei vitigni del Domaine Méo-Camuzet».
Parlavamo, prima, di attaccamento al territorio. Quali sono le grandi etichette italiane presenti in catalogo?
«All’Italia è riservata una sezione di rilievo con un focus specifico su Piemonte e Toscana. Al primo appartengono bottiglie dal grande formato di Barbaresco Gaja (lotto 38, stima € 600 – 650) e Barolo Brunate Ceretto (lotto 41, stima € 150 – 160), a cui si aggiunge una vasta gamma di Barolo Riserva annate ‘31, ‘37 e ‘61 di Borgogno (lotto 51, stima € 80 – 100). Si passa poi alle terre dei rinomati Super Tuscan, dove si distinguono grandi formati in ottime condizioni e con custodia di Ornellaia classe ‘93 (lotto 56, stima € 500 – 550), di Tignanello Marchesi Antinori (lotto 61, stima € 230 – 250) e una speciale collezione di Sassicaia (lotto 102, stima € 300 – 400) di vari formati e in grado di ricoprire la produzione della tenuta dal 1983 al 1997».
Domanda d’obbligo per questo nuovo inizio: aspettative e progetti a lungo termine.
«Trattandosi di un’asta di debutto abbiamo puntato alla presentazione di un numero contenuto ma ben selezionato di bottiglie di provenienza privata, allo scopo di farci conoscere e apprezzare in un settore di nicchia, dove si muovono in tanti e da più tempo di noi. É un’entrata che, a uno sguardo superficiale, può apparire in “punta di piedi”, ma che invece identifica già la nostra proposta: vera, reale, professionale. Questo appuntamento è pertanto vissuto come l’inizio di quello che ci auguriamo essere un lungo percorso in cui il dipartimento di Vini e Distillati de Il Ponte possa diventare un punto di riferimento».
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