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Nell’anno in cui la natura è più che mai protagonista, con una diminuzione notevole dell’inquinamento atmosferico e una fauna impaziente di riprendersi i propri spazi, Il Ponte rende omaggio alle bellezze del pianeta con l’asta di fotografie del prossimo 22 luglio. L’incanto di Palazzo Crivelli si trasforma così in un dialogo aperto tra uomo e ambiente, con spazi incontaminati, territori da scoprire e tanta voglia di esplorarli senza limiti.
Ed ecco che, nel pezzo unico Orey-eyed Lion, Gorongosa Portuguese East Africa 1955 (1955/2003) stima: euro 40.000-70.000, Peter Beard immortala un leone e realizza la cornice con la tecnica del collage, utilizzando fotografie e ritagli di riviste che dispone come frame di un’unica sequenza. Centinaia di opere in un’opera sola, come una Wunderkammer in cui lo sguardo si perde tra scene di caccia, animali selvaggi ed esseri umani. Non è un caso che proprio Beard – scomparso lo scorso aprile all’età di 82 anni – si sia sempre scagliato duramente contro gli atti di bracconaggio, combattendo gli stermini a colpi di scatti ruggenti e di famosi reportage. Anche Axel Hutte omaggia la natura con il suo Folgefonnbreen dalla serie NORTH/SOUTH (2000) stima 7.000-10.000: una composizione silenziosa, quasi geometrica, in cui terra e cielo si incontrano, si mescolano, ci ricordano in modo leopardiano la loro grandezza e le nostre stesse fragilità.
Il Ponte, tra uomo e natura
Non solo la natura incontaminata, però: anche l’uomo trova spazio nell’asta del Ponte. In Storyville Portrait (1911-1913) stima: euro 900-1300, Ernest James Bellocq cattura l’immagine di una donna nuda, di spalle, di cui intravediamo il volto riflesso in uno specchio. È soltanto il titolo a suggerirci un contesto: lo scatto appartiene alla serie realizzata a Storyville, il quartiere a luci rosse di New Orleans, dove il fotografo immortalò prostitute nude, vestite, distese come moderne Veneri di Urbino o sedute come antichi Spinari, ignare che un giorno sarebbero state esposte al Metropolitan Museum di New York. Su certi negativi della serie – ma non è questo il caso – il volto è stato brutalmente deturpato, forse per non rivelarne l’identità, forse per esorcizzare qualche amore impossibile. O, forse, non fu nemmeno il misterioso Bellocq a modificarli, chissà.
Nessun alone di mistero, invece, per la famosissima fotografia Raising the flag on Iwo Jima (1945) di Joe Rosenthal stima: euro 1000-1300, testimonianza di un importante capitolo della Seconda Guerra Mondiale e vincitrice del Premio Pulitzer nel 1945. Si narra tra l’altro che, nel momento in cui la bandiera fu issata, Rosenthal non fosse pronto per scattare e che abbia chiesto ai soldati di rimettersi in posa; ma poco importa in realtà, perché lo scatto riscosse subito un successo straordinario, al punto che i sei soldati ritratti furono richiamati in patria per prendere parte alla campagna propagandistica. E non è tutto: la fotografia fu usata come modello per realizzare una statua in bronzo per il Marine Corps War Memorial, e l’episodio fu citato nei film Letters from Iwo Jima e Flags of Our Fathers di Clint Eastwood.
Non mancano poi gli scatti preziosi di grandi nomi internazionali della fotografia, tra cui Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, William Klein, Albert Watson e gli italiani Oliviero Toscani, Mario Giacomelli, Luigi Ghirri, Mimmo Jodice e Franco Fontana che non hanno bisogno di ulteriori presentazioni.