Una brutta sorpresa ha aperto il 2020 per il mercato dell’arte in Gran Bretagna: una nuova serie di regolamenti progettati per combattere il riciclaggio di denaro sporco è entrata in parlamento poco prima di Natale e stanno entrando in vigore oggi. Le nuove normative nel Regno Unito hanno lo scopo di eliminare i flussi di soldi sporchi anche nel mercato dell’arte. Queste norme seguono la quinta direttiva antiriciclaggio dell’Unione europea, che richiede a tutte le attività artistiche registrate nel Regno Unito di verificare l’identità dei clienti in affari superiori a 10mila euro. Il Regno Unito è il secondo mercato artistico più grande del mondo dopo gli Stati Uniti, rappresentando il 21 percento di tutte le attività di compravendita di beni artistici, tra aste e vendite in galleria.
Alle case d’asta, le gallerie e i free port il dovere di confermare che le transazioni non vengono utilizzate per riciclare denaro.
Le nuove regole comportano una serie di onerosi requisiti amministrativi, controlli di due diligence avanzati sui clienti, nonché la segnalazione al governo di eventuali transazioni sospette.
Quello che si prospetta è un vero cambiamento nel modo di lavorare delle gallerie e delle istituzioni più piccole, dovrà essere formato nuovo personale per rispondere a queste normative e in grado di produrre nuova documentazione, e soprattutto, i mercanti saranno obbligati a rivelare l’identità degli acquirenti. Addio mistero quindi e benvenuta trasparenza. A quanto pare, secondo molti operatori la soglia dei 10mila euro è troppo bassa, non permetterà di arrestare dei criminali, ma scoraggerà dei collezionisti ad acquistare nuove opere.
I regolamenti rimarranno in vigore indipendentemente dall’uscita della Gran Bretagna dall’Unione, anche perché il Regno Unito è uno dei membri fondatori della Task Force di azione finanziaria, il gruppo intergovernativo dietro il riciclaggio di denaro. Per questo il timore è che questa legge insieme alla Brexit renda sempre meno attraente il mercato britannico.
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